Quattro giorni fa il premier Giuseppe Conte lo ha escluso. “La mia posizione e quella del governo sul Mes non è mai cambiata e mai cambierà”, ha twittato. L’Italia dunque, come ribadito ieri dal viceministro all’Economia Antonio Misiani (Pd) non intende chiedere l’accesso a una linea di credito del fondo salva Stati. Neppure se il prossimo Consiglio europeo accetterà la proposta dell’Eurogruppo di prevedere come unica condizione l’uso di quei soldi per le spese sanitarie legate al coronavirus. Il tema però rimane sul tavolo, visto che il Mes – insieme allo schema per i cassintegrati Sure, alle garanzie della Bei e a un Recovery fund tutto da disegnare – è uno dei pilastri del pacchetto di aiuti che i leader Ue discuteranno il 23 aprile. E, complici le dichiarazioni di Romano Prodi a favore del suo utilizzo e l’appello di Confindustria a sfruttare “tutti gli strumenti disponibili”, martedì è tornato al centro del dibattito all’interno della maggioranza. Con il Movimento 5 Stelle che resta fermamente contrario, il segretario Pd Nicola Zingaretti che invece – pur con qualche cautela – apre, come il leader di Italia viva Matteo Renzi.

Zingaretti: “Se sarà senza condizioni prendiamo le risorse” – “Da presidente di Regione dico una cosa: se esisterà la possibilità, senza condizionalità e rispettando la sovranità italiana, di avere dei miliardi a sostegno della sanità, se ci saranno queste condizioni, io credo che dovremo prendere queste risorse: ci servono per gli ospedali e la sanità”, ha spiegato il leader dem nel corso di una conferenza stampa in streaming. Poco prima si erano schierati a favore anche i capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio – “tutti gli strumenti a disposizione, se sono senza condizionalità, devono essere usati. Magari in futuro se non servono subito” – e al Senato Andrea Marcucci, che alla domanda se la posizione di Misiani sia quella di tutto il Pd ha risposto: “Andiamoci piano con le conclusioni… non capirei le ragioni di un rifiuto a priori di 36 miliardi per la nostra sanità determinati da un Mes senza condizioni, completamente diverso da quello votato nel 2012”. “Perché non immaginare di costruire un progetto che usa questo denaro? E’ una preclusione ideologica per me inspiegabile”, ha aggiunto la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa.

Di Maio: “Strumento antiquato” – Il Movimento 5 Stelle però è irremovibile. “Uso le parole di Conte: il Mes è uno strumento antiquato”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio intervistato da Peter Gomez a Sono Le Venti. “Forse è arrivato il momento di un mea culpa europeo, l’austerity ha fatto tagli sulla spesa pubblica e questo ha indebolito la sanità pubblica”.

L’appello di Confindustria – A rilanciare la discussione ci ha pensato la lobby degli industriali. Viale dell’Astronomia, in una nota ufficiale, ha fatto “appello al Governo e a tutte le forze politiche affinché si utilizzino i fondi messi a disposizione dal Mes senza condizionalità che non siano quelle della lotta al virus e alle sue conseguenze”. La richiesta degli industriali è di evitare “polemiche sui termini, che possono creare solo danni, e concentrarsi sulla sostanza delle cose mobilitando le risorse nazionali per la difesa delle imprese e del lavoro. In un momento così delicato per la vita nazionale è di vitale importanza riuscire a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per assicurare al Paese le risorse necessarie a superare l’emergenza sanitaria e avviare l’indispensabile fase della ripresa economica”.

Renzi: “Italia userà tutto. Bce, Mes, Sure, Recovery fund” – Una posizione condivisa da Renzi, che del resto ha da tempo visioni molto vicine a quelle di Confindustria e già due settimane fa sosteneva la necessità di riaprire le aziende a dispetto del parere degli esperti. “Il premier Conte che combatte per gli Eurobond fa una battaglia sacrosanta che tutti noi sosteniamo”, ha detto ieri sera l’ex premier a “Quarta Repubblica“. “Ma il punto è perché dobbiamo essere contro questo Mes che è senza condizionalità? Grazie a Gualtieri e Gentiloni abbiamo un Mes senza condizionalità. Io se avessi la possibilità di 37 miliardi di euro per la salute li prenderei. Se non li prendiamo noi, li prendono altri”. E martedì, nella sua enews, la previsione: “Vedrete che l’Italia userà tutto: BCE, Mes, Sure, Recovery Fund. Tutto”.

Berlusconi: “Dire no errore clamoroso” – “Perché rinunciare, ad ogni costo, ad un prestito a tassi bassissimi e senza condizioni per affrontare l’emergenza?”, si chiede a sua volta su Twitter il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani. “L’alternativa ai 37 miliardi dell’ex Mes rischia di essere la patrimoniale. Bene l’appello di Confindustria alla politica”. E non poteva mancare Silvio Berlusconi, il cui governo nel 2011 firmò il Mes: “Ci interessa far sì che Conte non commetta gli errori che sta facendo, per esempio quello clamoroso di dire all’Europa sul Mes “faremo da soli” e rinunciare così ad utilizzare i circa 36 miliardi che potremmo ottenere, senza condizioni”, ha detto il leader di Forza Italia a diMartedì, su La7.

Prodi: “Senza condizionalità sarei per usarlo. Altrimenti ci indeboliamo in trattativa” – A ragionare sull’opportunità di usare quello strumento, alla luce del fatto che “nell’ultima riunione si è ottenuto il ‘discondizionamento‘ cioè non è più condizionato”, è stato già lunedì anche l’ex premier e numero uno della Commissione europea Romano Prodi, che durante un dialogo in diretta Instagram organizzato dalla Bologna Business School ha spiegato: ora che “non è più condizionato, non capisco più il mio Paese. Io sarei per usarlo”. Il Mes, ha ricordato, è nato come un modo “per intervenire nei Paesi in crisi, come dire ti do i soldi ma sei in libertà vigilata. Giustamente l’Italia ha detto basta, questo non lo voglio”. Ma ora, senza le condizionalità, “è un prestito, ma talmente a basso interesse per cui: primo lo ripaghiamo a lunghissimo tempo, secondo ci costa un miliardo e mezzo in meno all’annoa caval donato, non si guarda in bocca“. Non solo, argomenta Prodi: “Se il Mes viene accettato dalla Spagna e dal Portogallo, in che posizione di debolezza ci mettiamo noi italiani? Quando andiamo a trattare su altri temi, come gli eurobond, ci dicono: ‘Ma come rifiutate questo e poi volete quest’altro? Da cattivi pagatori si prende quello che ci danno”.

Bersani: “Prima di lasciar lì 36 miliardi ci penserei” – L’ultimo a intervenire è stato Pier Luigi Bersani, che a Di Martedì su La7 ha detto la sua: “Io sono dell’idea che prima di lasciar lì 36 miliardi mi preoccuperei che ci siano condizionalità e che lo usino tutti”.

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