Piccolo stupidario del fine settimana calcistico (che non c'è), con il titolo che vuole essere un tributo (a modo nostro) alla fortunata trasmissione Mediaset - In questa puntata l'intervista alla conduttrice della Domenica Sportiva: una chiacchierata a 360 gradi, con il pallone a fare solo da sottofondo a un racconto che spazia dalla politica al giornalismo, fino alla realtà italiana durante l'emergenza coronavirus
Pure una Ferrari si ferma ai box. Ci voleva la quarantena per bloccare la storica Domenica Sportiva – ultima puntata numero 3314 – e la sua conduttrice. Niente servizi sulle partite, niente voti di Eraldo Pecci, niente calcio per seacula seaculorum. Eppure Paola Ferrari, nona edizione al timone della DS, è più attiva che mai.
Ansia da quarantena tra quattro mura?
Pensa che l’ho iniziata prima degli altri, l’1 marzo…
Prevenire meglio che curare. Nemmeno il governo Conte.
Ho condotto l’ultima puntata della DS poi la Rai mi ha chiesto di entrare in quarantena perché Milano era una zona a rischio.
Così siamo a 45 giorni di isolamento.
Sono ligia alle regole ma essendo ribelle per natura, ogni costrizione mi è sempre costata fatica. Costrizione di qualsiasi tipo: mentale, di espressione, figuriamoci quella fisica. Però davanti alla sofferenza delle persone sono molto attenta alle regole. In un mese e mezzo sono uscita solo una volta per un collegamento con la DS.
Confessioni private di pubbliche virtù.
Ho la fortuna di avere con me i miei figli e i miei cani. La mamma, una bernese, ha avuto i cuccioli 50 giorni fa. Stanno in un piccolo giardino. Sempre preferito abitare fuori città. Va bene il traffico, ma vuoi mettere un pezzettino di verde? Aiuta a non stare sempre tra le quattro mura, dà un po’ di respiro, di aria.
Niente Domenica sportiva e nemmeno lo sport…
Andiamo ancora in onda con una striscia di mezzanotte, ma io e Jacopo Volpi non andiamo più in sede. Giusto un presidio. Il mondo del calcio è complicato come il resto delle cose che accadono. Pensiamo alla valutazione sbagliata dell’Uefa di Atalanta Valencia che si è rivelata una bomba di diffusione del contagio. Peccato, però, perché il calcio servirebbe moltissimo agli italiani. Una valvola di sfogo e di passione. Penso a mio papà che ha 90 anni: se non parli di partite va giù di testa.
Domanda secca per risposta secca: hai più nostalgia di Jacopo Volpi o di Eraldo Pecci?
Di Jacopo, sicuramente. Anche Eraldo è simpatico, ma quando lavori insieme a un’altra persona c’è uno scambio di emozioni, di affettività. Adoro condurre da sola, ma la coppia la vivo con piacere, come fossi con un secondo marito. Jacopo mi manca.
Meno male che c’è Twitter.
Twitto troppo perché considero ancora i social un’espressione di libertà. In realtà non è più così. Ho persino scoperto di essere stata monitorata sulle cose che scrivevo. Su twitter non scrivi articoli, ma offri il tuo pensiero libero che può essere anche spigoloso. Solo che qualsiasi cosa scrivi viene presa troppo seriamente. I social devono tornare espressione del libero pensiero, oggi li usano persino i presidenti del consiglio per le comunicazioni ufficiali.
Leggo un tuo retweet apocalittico dalle parole di Guido Crosetto: “La notte del 7 aprile del 1300 iniziava il viaggio all’inferno”
Ritwitto ciò che mi piace o ciò che non sapevo o conosco. Amo condividere emozioni: dai cani abbandonati da prendere in canile alle considerazioni degli amici. Odio tutto quello che è politico. Posso ritwittare le parole di Crosetto, come della Meloni come di Bersani. Se esprimono qualcosa che mi piace non ho limiti politici. Limite che invece in Italia continua ad esserci. Nemmeno il disastro che stiamo vivendo ci ha ancora insegnato a mettere da parte la politica.
Dopo aver gettato il sasso non tirare indietro la mano…
Ad esempio i giudizi sugli accordi economici fatti in Europa sono sempre estremamente diversi. Io vorrei un’ottica vera da parte degli italiani, non sapere se sei pro o contro Conte. Twitto il pensiero libero. So che è un’utopia.
Tutto qui?
Rula Jebral è una mia cara amica. Molto spesso la penso all’opposto di lei, ma per questo ci rispettiamo molto. La ascoltavo su Trump e non le ho mai sentito dire una cosa positiva. Probabilmente sarà il peggior cialtrone del mondo, però magari una cosa positiva una volta la fa.
È giusto che in tempi di Coronavirus vengano tagliati gli stipendi ai calciatori italiani?
Assolutamente sì. Dovrebbe essere imposto con più forza e in modo che non ci debba essere altra scelta. Non mi è piaciuto per nulla il balletto tra le società di calcio e l’associazione calciatori. Bisognava decidere il livello di guadagni con regole fisse: chi supera un certo tipo di emolumenti mensili deve togliersi il 20%. Non dico che serva un decreto del governo, ma una linea precisa sì. Altrimenti il calcio rischia di staccarsi dalla realtà.
Hai twittato un video in cui Neymar palleggia a casa e sbaglia un gol facile. Paola Ferrari ha mai sbagliato un rigore modello Cabrini nella finale di Spagna 82?
Tanti rigori li ho tirati sempre in porta. Ad esempio la grande sfida nel portare una donna a parlare come gli uomini di calcio ed essere considerata e rispettata. Certo qualche rigore l’ho sbagliato. Nella mia poca diplomazia per esempio alcuni anni fa mi sono candidata in politica…
Correva l’anno 2008. Circoscrizione della Camera: Lazio 1. Lista: La Destra – Fiamma tricolore. Non eletta.
Fu un grande errore. Lo feci per amicizia ma non mi dovevo fidare. Le cose poi restano. Io sono un cane sciolto, non lo rifarei mai più. Le due volte in cui mi sono affacciata al mondo della politica (l’altra fu la volta in cui si paventò l’assessorato alla cultura alla regione Lombardia nella giunta Maroni ndr) ho visto solo gli aspetti peggiori dell’animo umano.
La Serie A 2019-2020 ricomincia?
No. Capisco che per tanti club si rischia il fallimento. Però ricominciare la stagione a maggio o giugno sarebbe impossibile. Era un campionato talmente bello che chiuderlo così compromettendo anche la prossima stagione sarebbe un peccato.
Allora liberi tutti.
Ogni giocatore a casa con le sue famiglie e a luglio si ricominciano ad allenare per la prossima stagione.
Campionato nullo.
Non si consegna lo scudetto. Rimangono gli attuali piazzamenti per la Uefa. Campionato 2020-2012 a 22 squadre con il Benevento in A e più retrocessioni l’anno dopo. Immaginiamoci quando a fine maggio potremo di nuovo uscire a passeggiare non avremo più voglia di ascoltare il calcio.
Parliamo di manovre di mercato: quale ospite fisso vorresti acquistare per la prossima DS?
Intanto vediamo se sarò ancora la prossima conduttrice. Nel caso vorrei Fabio Capello tutta la vita. Sempre numero uno. Quest’anno la grande sorpresa del calcio in tv è però Milena Bertolini a 90esimo.
Nella storia rimarranno celebri alcuni tuoi scontri epocali sui social. Partiamo da Sabrina Gandolfi: rassicuraci, vi siete riappacificate?
In questo momento niente screzi personali. Davanti a tutto c’è il bene comune degli italiani.
Con Diletta Leotta almeno, speriamo sia tornato il sereno…
Mi ha offerto un caffè. Quando finisce la quarantena ci sentiremo. Il mio amico Pardo mi dice che è simpaticissima. Quel furbone di Pier vuole che andiamo da lui a berlo in tre. Vuole la forbice: la 20enne e la 50enne.
Tikitaka ha anche insidiato la DS nello share…
Ho sempre vissuto bene le competizioni con Pressing di Vianello e con l’edizione di Piccinini, ma devo dire che la DS è sempre andata molto bene grazie anche all’amore del pubblico generalista per il nostro brand. Non dico altro. Comunque se Pier ci mette insieme con Diletta a fare una puntata ci vado volentieri.
Per una reunion del genere ci vuole il campo neutro. Appena torniamo alla normalità Ferrari-Leotta-Pardo in diretta alla redazione de ilfattoquotidiano.it.
Mandate gli inviti. Io ci sto. Vedrete che si farà.
Un po’ di amarcord dalla tua carriera straordinaria: un ricordo di Enzo Tortora con cui facesti Portobello nel 1977.
È stato il mio papà televisivo. Mi prese quando avevo sedici anni dopo avermi notato in mezzo alla strada. Ero scappata di casa. Ero una mezza matta. Mi ero rifugiata da mio cugino a Busto Arsizio. Enzo all’epoca era direttore di TeleAltoMilanese. Mi vide per strada, mi fermò. Io pensai: chi è questo anziano signore? Alla fine cedetti, mi disse che tornava in Rai e che mi avrebbe voluto nel suo gruppo. Facevo la terza liceo. Cambiò la mia vita. Ha ascoltato le mie passioni di giovane giornalista in erba. Fui la prima ragazza scelta per Portobello, poi feci altre trasmissioni con lui. Mi fu di grande insegnamento. Molti dicevano che era spocchioso, invece era estremamente colto e gli piaceva mostrare la sua conoscenza, Del resto mi ha viziato: da allora adoro stare insieme a persone intelligenti che dicono qualcosa che mi interessa altrimenti mi annoio.
Poi c’è stato il fotoromanzo…
Per vivere non potevo campare con quei pochi soldi che guadagnavo scrivendo articoli. Mentre nei fotoromanzi guadagnavo benissimo. Solo che si doveva essere sul set alle 6 della mattina e pronti e truccati alle 7.30. L’ho fatto dai 17 anni ai 21. Questo mi ha permesso economicamente dal 1982 di potermi permettere di vivere in autonomia facendo la giornalista. Ho lavorato con grandi nomi: Paola Pitagora, Aldo Reggiani. Ho ricordi bellissimi.
Con quegli occhi azzurri che strage di lettori…
Avevo i capelli scuri, corvini. Era un ambiente serissimo. Non avendo genitori o fratelli giornalisti, negli anni Settanta era difficile mantenersi. Quel lavoro è stato fondamentale.
Il momento più bello in oltre 40 anni di carriera?
La prima conduzione di 90esimo con tailleurino rosa e con il mio Giorgio Tosatti al fianco. Fu un cambiamento sociale epocale: una donna a condurre il tempio del calcio. Altro momento: l’oro agli anelli di Yuri Chechi alle Olimpiadi di Atlanta. Ricordo anche quando ci furono gli attentati dell’11 settembre: conducevo il Tg2 e avevo appena finito la conduzione delle 13, quindi ero lì in redazione quando ci fu il crash sulle Torri Gemelle. Condussi una settimana di edizioni straordinarie.
Per chi batte il tuo cuore calcistico?
Trovo meschino che non lo si dica. Io tifo Milan. Mio padre interista mi portava a vedere i derby poi però mi innamorai di Gianni Rivera. Un tradimento che papà ancora mi rimprovera. Il Milan è una grande passione con un amore platonico: Marco Van Basten. Diventai anche sua amica.
Dopo Berlusconi presidente il nulla…
Durante i suoi ultimi anni di presidenza ho sofferto molto. Quando vendette Thiago Silva e Ibrahimovic non amava più il Milan. Ho patito molto lo smantellamento di quella grande squadra. Hanno cancellato quella meravigliosa epopea berlusconiana. Buttare via il Milan così mi ha amareggiato. Comunque eravamo stati abituati bene. Adesso si soffre ma vissuto peggio il buttare via che la difficoltà a ricostruire.
Paola in calzoncini e maglietta a dare due calci al pallone.
Tante colleghe palleggiano, io sono negata. L’unico sport che faccio con amore è nuotare in apnea a vedere i pesci. Lascio fare i palleggi a chi li sa fare meglio di me: alla Capotondi, alla Leotta che ogni tanto vedo palleggiare e lo sa fare. Io mi limito a raccontare il calcio meglio che posso.
Giornata tipo durante la quarantena.
Intanto è ben scandita. Sono metodica e ho una grande disciplina forgiata agli ultimi Mondiali con 40 giorni senza famiglia.
Ferrari zen, sentiamo…
Sveglia abbastanza tardi. Ricca colazione. Sto con i miei cani. Giornali li ho già letti perché li leggo di notte. Poi ho un periodo dedicato alla lettura. Successivamente ginnastica. Un po’ di yoga. Sfido Pardo alle flessioni di Cristiano Ronaldo. Gioco a scacchi con i miei figli. Mi ero premunita con tanti giochi di società. Ho anche L’Allegro Chirurgo
Poi c’è il bollettino delle 18.
Non lo ascolto più. Non ce la faccio più. Mi dedico molto alla cucina. Spaghetti alla cicoria ripassata. Vedo 8 e mezzo. Guardo dirette su Instagram. Vedo i film o le serie.
Quando parli di cani, parli della carica dei 101…
Padre a madre bovari bernesi. I loro cuccioli appena nati. Due labrador. Due gatti. Due figli in casa tornati dagli studi a Londra. E un marito.
Povero Marco De Benedetti (presidente del gruppo Gedi ndr)
Quello l’ho messo per ultimo. Facciamo 24 anni di matrimonio. Passa molto tempo in conference call. Spesso è nervoso. L’abbiamo relegato in una zona isolata della casa.
Anche senza il virus…
Lo vediamo riapparire verso le otto di sera.
Cosa ti manca di più di quello di cui ci hanno privato? Un caffè espresso, una passeggiata, Marco Tardelli?
Quando vedo le scene nei film con la gente al bar a bersi un cappuccino con la brioche sento che il bar è un piccolo piacere che mi manca. Sento la mancanza anche del mio trolley, la valigia da inviata anche fuori dall’Europa. La limitazione delle libertà per combattere il Covid-19 le appoggio al 100% ma c’è qualcosa che mi inquieta. Obbedisco e capisco le motivazioni perchè molti italiani non si sono comportati bene. Ma quando dicono che mettono i droni per vedere dove vai mi spaventa. Un po’ eccessivo e dittatoriale.
Le ultime parole famose. Paola Ferrari 14 aprile 2020.
Cito una frase di Enzo Tortora: “Dove eravamo rimasti?”. Perché prima o poi il mondo ricomincerà.