Una chiara indicazione di strategia commerciale per il più grande mercato dell’auto del mondo o, più semplicemente, un segno dei tempi che cambiano. Comunque la si voglia vedere, la decisione di Renault di terminare la vendita dei modelli con alimentazione tradizionale in Cina rappresenta una pietra miliare nella storia del colosso francese.
Una marcia indietro dettata anche dai bassi numeri di vendita ottenuti dal brand di Boulogne-Billancourt nella piazza asiatica: dopo esservi tornata nel 2016, mediante la partnership con Dongfeng Motor, la casa puntava a immatricolare 800 mila auto l’anno. Ma nel 2019 ne sono state vendute solo 180 mila, in calo del 17% rispetto al 2018.
Nella Repubblica Popolare gli unici veicoli col marchio della Losanga a sopravvivere saranno quelli elettrici – la Cina, giova ricordarlo, è il primo mercato del mondo per le auto a batteria: nel 2019 ne sono state vendute 860 mila e si stima che nel 2030 conteranno per il 25% dell’intero immatricolato cinese – e quelli commerciali, spinti pure dell’impennata dell’e-commerce. Naturalmente, il costruttore continuerà a fornire i suoi servizi di assistenza alla clientela che aveva scelto modelli con motore termico.
Il passo indietro coinvolge anche i partner cinesi della Renault, che cederà alla Dongfeng Motor (a cui la marca transalpina concede la licenza dei motori diesel e con cui collabora per lo sviluppo dei veicoli connessi) le sue quote della DRAC, joint venture che a Wuhan – la città nella provincia dell’Hubei divenuta famosa alle cronache per essere stata il primo maxi focolaio di Coronavirus – produce motori e cambi per le suv Koleos, Captur e Kadjar.
Proprio in virtù dell’apprezzamento per le auto a zero emissioni in Cina, Renault estenderà la cooperazione gli alleati di Nissan e la stessa Dongfeng per rendere la City K-ZE un successo planetario delle zero emissioni. In Europa l’auto arriverà nel 2021 sotto l’effige della Dacia, che a Ginevra l’ha mostrata in forma prototipale e col nome di “Spring”. Fa parte del riassetto pure la joint venture con la Jiangling Motors che, grazie a quattro modelli, aspira a coprire il 45% del mercato cinese delle elettriche entro il 2022.