Lo ha spiegato lo stesso Sorbillo in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno: “Sarebbe importante cominciare a riaprire per le consegne, garantirebbe una sopravvivenza minima, con 30-40 pizze al giorno per molti locali". Un'ordinanza della Regione Campania non consente infatti le consegne a domicilio sul territorio
“Quando ripartiremo dovrò chiudere almeno quattro pizzerie”. Gino Sorbillo è oramai alla frutta, anzi all’ammazzacaffè. Se il governatore De Luca non consente neppure la consegna a domicilio di “30/40 pizze al giorno” a farne le spese saranno i dipendenti di quattro punti vendita del celebre marchio partenopeo della pizza, tra cui quello “sul lungomare di Napoli”. Lo ha spiegato lo stesso Sorbillo in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno: “Sarebbe importante cominciare a riaprire per le consegne, garantirebbe una sopravvivenza minima, con 30-40 pizze al giorno per molti locali. La crisi è durissima, anche io quando si riparte dovrò chiudere almeno quattro locali, tra cui, credo, quello sul lungomare di Napoli”.
Non si capisce se si tratta di una decisione già presa o in via di elaborazione, anche perché Sorbillo batte almeno sul ripristino delle consegne a domicilio: “Parliamo di cibo appena cotto e consegnato in tutta sicurezza. Abbiamo ideato una confezionamento con pellicola alimentare che avvolge la scatola della pizza, che verrebbe confezionata appena uscita dal forno a 100 gradi, creando una camera d’aria bollente di sicurezza”. Sarebbe un primo passo per la sopravvivenza temporanea, in attesa della cosiddetta “fase 2” che però, come sappiamo da diverse anticipazioni a riguardo, non vede proprio la ristorazione tra i primi settori a riprendere. “Parliamo di un trentina di pizze al giorno che nel week-end possono salire a 80-100 pizze. Numeri per i quali forse non varrebbe nemmeno la pena riaprire ma sarebbero un primo passo. Meglio avere la macchina che cammina a filo di gas, piuttosto che tenerla spenta per tre mesi e ripartire da zero. Questa chiusura danneggia paurosamente tutti, le piccole pizzerie ma anche i pizzaioli che hanno molti locali e pagano affitti alti in alcuni casi”. È qui che Sorbillo fa calare la mannaia della chiusura: “Io stesso dovrò chiudere almeno quattro locali, quello sul lungomare di Napoli, che ha un affitto molto alto, e Zia Esterina al Vomero, ma anche due punti a Milano, credo Olio a Crudo e Zia Esterina”. Con una precisione, dove ancora, in tempi di Coronavirus si mangia la pizza: “Per ora l’unica pizzeria che funziona regolarmente è quella di Tokyo, dove si serve anche la pizza al tavolo”.