Quando la scuola ripartirà a settembre, lo farà con gli stessi insegnanti dello scorso anno: niente concorsi, soprattutto niente aggiornamento delle graduatorie d’istituto per le supplenze. Centinaia di migliaia di persone che aspettavano da tempo questo appuntamento, dovranno restare a casa per un altro anno, accontentarsi di qualche spezzone di cattedra
Un altro anno senza lavoro, passato ad aspettare una convocazione, tra spezzoni di cattedra risicati, sballottati da un istituto all’altro. Un altro anno in attesa di un concorso che non arriva. Sembra non finire mai l’odissea dei precari della scuola. Di quelli più giovani, in coda o fuori dalle graduatorie per le supplenze, ma anche di quelli con più esperienza, a cui era stata promessa una sanatoria. Adesso ci si è messo di mezzo pure il coronavirus. L’epidemia non condizionerà solo l’anno scolastico in corso, che molti considerano già finito visto che difficilmente gli istituti potranno riaprire e il Ministero dell’Istruzione si è già attrezzato per svolgere gli esami di maturità a distanza. Ci saranno conseguenze pure sul futuro: quando la scuola ripartirà a settembre, quasi sicuramente lo dovrà fare con gli stessi insegnanti dello scorso anno. Per il momento niente concorsi, soprattutto niente aggiornamento delle graduatorie d’istituto per le supplenze. Se il Miur non troverà soluzioni d’emergenza, tutte difficilmente praticabili al momento, centinaia di migliaia di docenti resteranno precari per almeno altri 12 mesi.
LO STOP ALLE GRADUATORIE – Fra le varie norme dell’ultimo decreto scuola, c’è anche lo stop all’aggiornamento delle graduatorie di istituto. Parliamo delle liste da cui gli istituti assegnano i contratti a tempo determinato, modificate una volta ogni tre anni (proprio per non mandare nel caos le segreterie). Chi non è iscritto, può mandare alle scuole solo “messe a disposizione”, con cui è difficilissimo lavorare. Il 2020 doveva essere l’anno del fatidico aggiornamento, il coronavirus ha bloccato tutto: se ne riparlerà nel 2021. In queste condizioni, sarebbe stato difficile portare a termine la procedura, tra un processo di digitalizzazione mai collaudato e alcuni passaggi per forza in presenza, mentre gli uffici di Ministero, Usr e istituti sono a scarto ridotto. Le scuole a fine agosto avranno bisogno di semplificare, a maggior ragione vista l’esigenza di cominciare prima, già dal 1° settembre, con i recuperi. Non ci si può permettere ritardi, meglio confermare le vecchie liste. “Chiedo scusa a tutti i precari ma non sarà possibile aggiornare le graduatorie di istituto. Non riusciamo a portare avanti un milione di moduli cartacei, ci riaggiorneremo il prossimo anno”, ha spiegato la ministra Lucia Azzolina.
NEOLAUREATI, PRECARI PIÙ GIOVANI, TRASFERIMENTI: TUTTI IN SOSPESO – Sono tante le categorie colpite. Innanzitutto i neolaureati dopo il 2017, ultimo anno di aggiornamento: loro aspettavano con ansia di potersi iscrivere per iniziare a lavorare con continuità e invece dovranno attendere ancora. Poi ci sono quelli già dentro, ma in posizione bassa perché più giovani: negli ultimi tre anni hanno lavorato o si sono pagati di tasca loro dei master per salire in graduatoria con l’aggiornamento del punteggio. E ancora: tutti coloro che per questioni personali o lavorative avevano intenzione di chiedere un trasferimento, resteranno bloccati sulla stessa provincia. Infine chi voleva iscriversi “ex novo”, perché nel frattempo ha deciso di provare a fare l’insegnante e ha preso anche i 24 crediti pedagogici richiesti. Complessivamente parliamo di centinaia di migliaia di persone. L’ultima volta nel 2017 erano arrivate circa 700mila domande. Ora i requisiti sono un po’ più restrittivi ma al Ministero se ne aspettavano altrettante. Tutti lasciati in sospeso per un anno, salvo colpi di scena.
Da più parti arrivano pressioni per procedere comunque con l’aggiornamento: ad esempio i parlamentari del Movimento 5 stelle (ma non solo) chiedono di “lavorare per l’attivazione immediata delle graduatorie provinciali” e “abbreviare i tempi consentendo di aggiornare già quest’anno”. La ministra Azzolina non lo ha escluso (“è un’ipotesi su cui può confrontarsi solo il Parlamento, in fase di conversione del decreto scuola”), ma è evidente il carico di lavoro e i problemi che potrebbero derivarne. Al di là della buona volontà, per ora l’unico atto ufficiale è il decreto che ha disposto il rinvio. Più facile che una deroga arrivi solo per i neoabilitati (pochissimi) e soprattutto per gli specializzati sul sostegno, a cui già in passato era consentito di inserirsi in corsa.
CONCORSI: AVANTI CON I BANDI MA NIENTE PROVE – Il quadro viene completato dallo stop ai concorsi, attesi da tutti i precari, quelli già in graduatoria e quelli fuori. Ce ne sono due in stand-by: il concorsone ordinario, aperto anche ai semplici laureati dopo l’ultima riforma Bussetti; il concorso straordinario per i precari con almeno 3 anni di servizio alle spalle. I bandi sono in programma da mesi, slittati di ritardo in ritardo, poi è arrivata la pandemia. Ora il decreto scuola contiene una buona e una cattiva notizia. Il Ministero ha previsto la possibilità di andare avanti, dunque l’emergenza non ferma l’iter, ma è chiaro che fino a quando la situazione sanitaria sarà questa le prove non si potranno fare. Dunque nulla almeno fino all’autunno. Questo vale sicuramente per il concorsone. Per la sanatoria potrebbe esserci qualche spiraglio in più: snellire ulteriormente la selezione, senza più esami, solo per titoli, dunque anche a distanza; una soluzione fin qui sempre scartata dal Miur, su cui però c’è stata una recente apertura del sottosegretario De Cristofaro. Ma per gli altri sicuramente il concorso slitterà e i vincitori, bene che vada, potranno essere assunti solo a settembre 2021 o addirittura 2022. Per tanti precari l’emergenza coronavirus significherà perdere almeno un anno di lavoro. Mentre la scuola italiana, l’anno prossimo, potrebbe avere bisogno di più insegnanti.