Nella sede della casa di cura le Fiamme gialle hanno sequestrato centinaia di cartelle cliniche sulla base di un decreto a carico del dg Giuseppe Calicchio e dell’ente, firmato dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi. Il governatore Fontana: "Collaborazione con chi indaga"
Dopo aver lasciato all’una di notte la sede del Pio Albergo Trivulzio di Milano il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza ha cominciato ad acquisire documenti negli uffici della Regione Lombardia nell’ambito dell’inchiesta, in più filoni, che vede al centro degli accertamenti il Pio Albergo Trivulzio e altre Rsa milanesi per la gestione di ospiti anziani e pazienti nell’emergenza Coronavirus.
L’acquisizione punta a raccogliere atti e altro materiale sulle direttive che l’amministrazione regionale e l’assessorato al Welfare, guidato da Giulio Gallera, hanno dato alle strutture. L’attività è diretta conseguenza di quella effettuata ieri. Le carte raccolte dovranno essere sottoposte alle verifiche incrociate degli investigatori. Soprattutto nella parte in cui il Pirellone chiedeva lo “smistamento” di pazienti Covid. “Siamo impegnati a combattere il virus e a proteggere i lombardi, massima collaborazione verso chi svolge le indagini” scrive in una nota il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Nel Pio Albergo Trivulzio le Fiamme Gialle hanno sequestrato centinaia di cartelle cliniche, sulla base di un decreto a carico del direttore generale Giuseppe Calicchio e dell’ente per la legge 231 sulla responsabilità amministrativa, firmato dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi. Sequestrati anche i referti a partire da gennaio. I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria hanno, dunque, lavorato ieri per quasi 17 ore per acquisire materiale utile, comprese le comunicazioni anche informatiche. Ora gli investigatori dovranno iniziare a visionare tutti i documenti, tra cui anche quelli sui tamponi, scarsi così come le mascherine, per un’analisi che potrà durare anche alcune settimane. Intanto, nelle altre indagini sulla morte di anziani nelle case di riposo milanesi, alcune di queste già oggetto di perquisizioni, sono stati iscritti i vertici nel registro degli indagati.
Nell’imputazione di poche righe del decreto a carico del direttore generale del Pat viene contestato all’indagato di non aver rispettato i protocolli sanitari di sicurezza e di aver così “messo in pericolo” la salute degli operatori e degli ospiti, nonché di aver causato con “negligenza, imprudenza ed imperizia” le morti degli anziani. Da qui le accuse di epidemia colposa ed omicidio colposo al dg, che è legale rappresentante dell’ente.
Oltre che sul sequestro dei referti le attività si sono concentrate sulla gestione organizzativa interna dell’istituto, ma anche sulle direttive date dall’amministrazione regionale al Pat così come ad altre Rsa in questa fase di emergenza. E, in particolare, su quei “nuovi arrivi” di pazienti al Trivulzio (una ventina), quando era già scoppiata l’epidemia, anche se ufficialmente la struttura non avrebbe ricoverato malati Covid. Una delibera regionale dell’8 marzo, però, ha dato la possibilità alle Rsa di accoglierli.
E proprio i “rapporti” tra Trivulzio e Regione saranno approfonditi e oggetto delle verifiche incrociate sulle carte e sul materiale informatico acquisito: il Pat, infatti, ha fatto da centro di ‘smistamento’ verso altre strutture dei malati di Coronavirus ‘a bassa intensità‘, che venivano dimessi da ospedali in difficoltà. Una “commistione” che potrebbe aver creato dei focolai, anche se la Regione diede l’indicazione di usare reparti separati rispetto alle residenze per gli anziani.
L’inchiesta sul Pat era stata aperta dopo gli esposti dei lavoratori che hanno accusato la struttura di non aver messo a disposizione sufficienti dispositivi per la protezione individuale dal contagio come le mascherine, gli occhiali, i guanti, ma anche camici e calzari, e dei parenti dei 143 anziani ospiti morti nelle ultime settimane dopo aver contratto l’infezione. Gli atti acquisiti o sequestrati in Regione saranno utili per tutte i fascicoli aperti in questi giorni dai pubblici ministeri del dipartimento che si occupa dei reati contro la tutela della salute guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Tutte le indagini hanno un minimo comune denominatore ovvero quella delibera dell’ 8 marzo che portò allo smistamento e relativo trasferimenti di pazienti nella Rsa ed alla quale seguirono una serie di altre direttive e comunicazioni. Come le analisi delle Istituto superiore di sanità hanno dimostrato sono soprattutto gli anziani a soccombere al virus.