Parte la campagna nazionale per i test sierologici, con il commissario Domenico Arcuri incaricato dal governo di reperire 150mila test necessari per lo screening su un campione che sarà diviso in 6 fasce d’età e servirà a ricostruire la diffusione del virus nella popolazione. Dopo le prime mosse di alcune Regioni, quindi, il governo e il Comitato scientifico si muovono in vista della Fase 2 provando a centralizzare l’indagine epidemiologica. Mentre la Lombardia tenta una fuga in avanti, snobbando Roma e la task force guidata da Vittorio Colao: il governatore Attilio Fontana ha infatti annunciato di voler chiedere la riapertura di tutte fabbriche dal 4 maggio seguendo la politica delle ‘Quattro D’ – distanza, dispositivi, digitalizzazione e diagnosi – e definendola la “via lombarda alla libertà”. A lui ha replicato il viceministro del Mise Stefano Buffagni: “La richiesta della Lombardia è un errore”, ha dichiarato. “Da sempre Fontana ha sostenuto una linea rigorosa e fortemente restrittiva e oggi, sorprendentemente, decide – non si comprende sulla base di quali dati – di aprire. Andare in ordine sparso rischia di alimentare confusione nei cittadini e nelle imprese che invece esigono chiarezza. Sostituirei le D della Regione con 4 C: calma, coerenza, coscienza e criterio”. Intanto in Piemonte Alberto Cirio ha annunciato che durante la Fase 2 sarà obbligatorio l’uso delle mascherine e che ne saranno distribuite 5 milioni.
I test dovranno essere acquistati da Arcuri – Il Comitato tecnico scientifico ha definito e validato i criteri e le caratteristiche dei test sierologici che dovranno essere utilizzati per la campagna nazionale che coinvolgerà un campione di circa 150mila persone, suddivise per profilo lavorativo, genere e 6 fasce di età. A breve sarà pubblicato un bando con indicazioni sulle tipologie. La procedura pubblica per la ricerca mirata all’acquisizione dei test per stabilire chi ha contratto il Covid-19 sarà curata dal commissario Domenico Arcuri. I test dovranno essere rispondenti alle caratteristiche stilate dal ministero della Salute.
Guerra (Oms): “Sia unico a livello nazionale” – Diverse Regioni negli scorsi giorni avevano annunciato indagini epidemiologiche mirate. Una scelta criticata dal vicedirettore dell’Oms e membro del Comitato scientifico, Ranieri Guerra, che ha spiegato come l’obiettivo sia “avere un unico test nazionale” perché “se andiamo ad usare diversi test con diverse performance rischiamo di avere una difficile comparazione”. Martedì la Toscana ha dato il via a 400mila test, mentre il Lazio ne effettuerà 300mila. In Lombardia, invece, dal 21 aprile effettuerà 2omila test al giorno principalmente in provincia di Bergamo, Pavia, Brescia e Como.
Lombardia: “Riaprire il 4 maggio” – Subito dopo il progetto della Regione guidata da Fontana è quella di “guarda avanti e progettare la ‘nuova normalità’ all’insegna della prevenzione, della cura e della programmazione”. Dal 4 maggio, la Regione chiederà al Governo di “dare il via libera alle attività produttive nel rispetto delle ‘Quattro D’“, ovvero distanza, dispositivi, quindi obbligo di mascherina per tutti, digitalizzazione – obbligo di smart working per le attività che lo possono prevedere – e diagnosi, un riferimento ai 20mila test al giorno in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia. “A queste strategie – aggiunge il governo regionale – si accompagnano altri provvedimenti, su cui Regione Lombardia sta giocando un ruolo da protagonista: cassa integrazione con garanzia della Regione, piano di sostegno per piccole e medie imprese (sul tavolo c’è un pacchetto di facilitazioni per l’accesso al credito, con la possibilità di mobilitare risorse fino a un miliardo), provvedimenti a beneficio del personale sanitario (stabilizzazione e bonus economico con almeno 80 milioni)”. Per Fontana si tratta della “via lombarda alla libertà”.
Piemonte: “Mascherine per tutti” – Anche il Piemonte, come la Lombardia, va verso l’obbligo delle mascherine per la ripartenza. “Prima di renderle obbligatorie era fondamentale poterle garantire a tutti, ancor più in vista della fase di ripartenza”, afferma infatti il governatore Cirio commentando l’acquisto da parte della Regione di 5milioni di mascherine lavabili che nelle prossime settimane verranno distribuite a tutti i piemontesi. “Insieme a Poste italiane e alle associazioni che rappresentano gli enti locali stiamo definendo le modalità migliori”, ha spiegato il presidente.