“Non ha senso discutere ora del Mes“. Proprio quando le tensioni sull’ipotesi di ricorrere al fondo salva-Stati sembrava stessero portando allo strappo definitivo tra gli alleati, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso di intervenire pubblicamente. Lo ha fatto con un messaggio pubblicato su Facebook che di fatto è la richiesta di una tregua per evitare che si arrivi all’irreparabile, ovvero a una crisi dentro il governo, prima ancora di sedersi al tavolo del Consiglio europeo del 23 aprile. Il premier, quello stesso che nella conferenza stampa di venerdì ha detto che l’Italia non chiederà di usare il Mes, si è rivolto ai suoi e agli italiani per chiedere pazienza. Il dibattito a trattative in corso, è stato il suo ragionamento, non porta da nessuna parte perché non parte da un’offerta concreta. Ha però garantito massima trasparenza e ricordato che “l’ultima parola spetterà al Parlamento”. Prima, ha detto sottolineando di parlare da “avvocato e da presidente del Consiglio”, “mi batterò perché non abbia condizioni vessatorie“. Quindi, “solo alla fine valuteremo se è conforme all’interesse nazionale”.
L’intervento ha ottenuto come primo risultato quello di placare il subbuglio di polemiche e retroscena. E il segnale che le due delegazioni di governo hanno recepito il messaggio è arrivato immediato e coordinato: da una parte dal dem Dario Franceschini, dall’altra dal 5 stelle Alfonso Bonafede, entrambi capidelegazione per i loro rispettivi partiti. “Mi paiono ragionevoli e condivisibili le parole del presidente Conte”, ha detto il ministro della Cultura Franceschini. “Non è il tempo di posizioni pregiudiziali ma occorre sostenere la posizione italiana su mezzi e risorse della Ue per affrontare l’emergenza”. Mentre Bonafede ha ribadito il sostegno dei 5 stelle a Conte: “Nei confronti del presidente del Consiglio c’è piena fiducia da parte del Movimento 5 stelle. Nel prossimo Consiglio europeo la maggioranza dovrà adottare una linea compatta se vorrà riuscire nella difficile trattativa in Europa. Il lavoro di squadra è stato e continuerà ad essere fondamentale”.
La situazione è molto complessa per il governo Conte 2: il premier si trova a dover giocare una partita storica a livello europeo, di fronte a un’emergenza senza precedenti, e deve riuscire a non scontentare le forze politiche che lo sostengono. Sotto accusa c’è il tanto contestato Mes: lo strumento di aiuto agli Stati, a detta dello stesso Conte, è “inadeguato” e vecchio per la crisi che l’Europa si trova a dover affrontare. Lo ha ricordato in ogni occasione e lo ha rifatto anche oggi. I dem però in queste ore stanno aprendo all’ipotesi che venga utilizzato in caso il prestito avvenga senza condizionalità, opzione che risulta tra i primi risultati ottenuti dai leader europei. Per i 5 stelle però la strada è inaccettabile e oggi lo hanno detto tutti i principali esponenti, da Vito Crimi a Manlio Di Stefano e Stefano Buffagni. E’ intervenuto anche il Blog delle Stelle a ribadire la posizione ufficiale: “Noi non lo sosterremo”. Solo Luigi Di Maio ha invitato alla mediazione: “Dobbiamo giocare di squadra”. Chi invece sul tema ha dichiarato guerra al premier sono Lega e Fratelli d’Italia: come già la settimana scorsa, anche ora insistono nel ribadire il loro no all’uso del Mes a qualsiasi condizione e in qualsiasi scenario. Diversa la posizione di Forza Italia che invece ha preso le distanze dagli alleati della coalizione, sostenendo il ricorso al fondo salva-Stati.
Il messaggio di Conte – “Sul Mes”, è l’esordio del post di Conte, “sta lievitando un dibattito che rischia di dividere l’intera Italia secondo opposte tifoserie e rigide contrapposizioni”. Il premier ha iniziato ricordando di non aver cambiato la sua linea in proposito: “La mia posizione è stata molto chiara sin dall’inizio. Ad alcuni miei omologhi che, a fronte di questa emergenza, hanno pensato di affidare al Mes la risposta europea ho replicato: il Mes è un meccanismo inadeguato e anche insufficiente per reagire a questa sfida epocale”. Questo perché, ha ricordato oggi come nei giorni scorsi, “ha un regolamento pensato per shock asimmetrici e per reagire a tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi. Adesso, invece, siamo di fronte al più grave shock economico affrontato dal dopoguerra”. E, serve “una risposta forte, unitaria, tempestiva”.
Conte ha poi ricordato di essersi mosso insieme ad altri leader, tra cui Spagna e Francia, per chiedere misure innovative: “Abbiamo lanciato una sfida ambiziosa all’Europa invitandola a introdurre nuovi strumenti per affrontare e superare al più presto questa crisi. In ogni caso alcuni di questi Paesi, che hanno condiviso questa nostra impostazione, sono dichiaratamente interessati anche al Mes, purché non abbia le rigide condizionalità applicate in altre circostanze, ma solo la condizione che l’utilizzo del finanziamento sia per far fronte alle spese sanitarie dirette e indirette“. Questa è l’unica condizionalità che, allo stato attuale delle trattative, sarebbe rimasta.
Ma la discussione, “proprio su queste condizionalità”, è aperta. “Alcuni sostengono che esiste il rischio che rimangano le tradizionali condizionalità macroeconomiche, altri ritengono che, pur se non previste nella prima fase, alcune condizionalità potrebbero essere inserite in un secondo tempo, altri ancora prevedono che si arriverà a cancellare tutte le condizionalità ad eccezione del vincolo di destinazione per le spese di cura e di prevenzione del contagio”. Proprio durante l’ultima riunione dell’Eurogruppo, ha specificato Conte, “è stato compiuto un deciso passo avanti perché nel paragrafo corrispondente è richiamata espressamente la sola condizione dell’utilizzo del finanziamento per le spese sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette”.
Per Conte però è prematuro dividersi. “Discutere adesso”, ha detto, “se vi saranno o meno altre condizioni oltre a quelle delle spese sanitarie e valutare adesso se all’Italia converrà o meno attivare questa nuova linea di credito significa logorarsi in un dibattito meramente astratto e schematico“. Per questo, dice: “Bisognerà attendere prima di valutare se questa nuova linea di credito sarà collegata a meccanismi e procedure diversi da quelli originari”. E, “se vi saranno condizionalità o meno lo giudicheremo alla fine“. Secondo il premier prima andranno analizzate le conclusioni dei lavori, quindi entrando nel merito tecnico: il term sheet (contenente le principali caratteristiche del nuovo strumento), i terms of reference (che definiranno termini e condizioni della linea di credito); il Financial Facility Agreement (le condizioni di contratto che verranno predisposte per erogare i singoli finanziamenti). “Solo allora potremo valutare se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere se quel regolamento è conforme al nostro interesse nazionale“.
Infine, il premier ha chiuso dando garanzie sul fatto che qualsiasi decisione sarà presa in maniera trasparente e coinvolgendo il Parlamento: “Questa discussione dovrà avvenire in modo pubblico e trasparente, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l’ultima parola”. E ha concluso: “Io, e qui parlo da Presidente del Consiglio e da avvocato, prima di dire se un finanziamento conviene o meno al mio Paese voglio prima battermi perché non abbia, in linea di principio, condizioni vessatorie di alcun tipo“. Terminate le trattative e arrivati a un testo, Conte prenderà la sua decisione. “Dopodiché voglio leggere e studiare con attenzione il regolamento contrattuale che condiziona l’erogazione delle somme. Solo allora mi sentirò sicuro di poter esprimere, agli occhi del Paese, una valutazione compiuta e avveduta”.
Salvini: “Se Conte ha cambiato idea, si voti”. Meloni: “Vedremo come si schiera il M5s”
Contro il premier si è schierato il leader del Carroccio, riaprendo la polemica della scorsa settimana che aveva spinto lo stesso Conte a replicare nel corso della conferenza stampa a chi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, stavano mettendo in giro “notizie false sull’attivazione del Mes”: “Ma come”, ha detto il leghista, “non aveva detto in diretta su tutte le tivù che non avrebbe mai usato il Mes? Che il Mes non serviva e quindi non serviva neanche parlarne? Se ha cambiato idea come pare, è necessario, giusto, doveroso e trasparente che ci sia un voto in Aula prima della riunione del 23 aprile a Bruxelles, questo prevede la legge 234/2012 e, mi si permetta, anche la Democrazia. Siamo ancora una Repubblica o siamo ritornati una monarchia? Al Quirinale pare tutto normale?”.
Poco dopo è intervenuta anche Giorgia Meloni: “Conte ci pareva che sapesse di cosa parlava”, ha detto su Rai1 a Porta a porta, “nella conferenza stampa di venerdì scorso. Oggi dice lo leggo e vi faccio sapere che ne penso e dice: vedremo alla fine se ci sono o no condizionalità. Finora si era parlato di una presunta nuova linea con condizionalità leggere. Invece oggi Conte dice ancora un’altra cosa. Mi pare che si stia facendo un gioco delle tre carte”.