Il calcio si ferma. O meglio, un calcio si ferma. Quello lontano dagli interessi, che non muove centinaia di milioni di euro ogni mese. E che quindi è libero di fare la scelta più ovvia in questo momento, la stessa che hanno già preso quasi tutti gli altri sport di squadra, dalla pallacanestro al rugby: ammettere che l’emergenza Coronavirus ha compromesso il torneo in corso e darsi l’arrivederci a settembre. È quello che hanno appena fatto tutte le competizioni giovanili del pallone, che hanno dichiarato “definitivamente sospesa” la stagione.

Proprio mentre la Serie A smania, cerca scorciatoie sanitarie e politiche per riprendere al più presto gli allenamenti, mentre la FederCalcio di Gabriele Gravina lavora ad improbabili protocolli medici, arriva il primo stop definitivo pure per il pallone, anche se solo a livello scolastico e giovanile. A mettere la parola fine alla stagione dei piccoli, però, è lo stesso presidente Figc che sta facendo di tutto, dal proporre i playoff all’ipotizzare la continuazione in autunno, per far continuare la stagione dei grandi. C’è la firma di Gravina, infatti, sotto al comunicato ufficiale n. 187/A che stabilisce di “sospendere definitivamente lo svolgimento dei campionati”.

A fermarsi sono in particolare: l’Under 18 Serie A e B, Under 17 Serie A e B, Under 17 Serie C, Under 16 Serie A e B, Under 16 Serie C, Under 15 Serie A e B e Under 15 Serie C; le fasi interregionali e finali dei Tornei Under 14 Pro e Under 13 Pro e dei Campionati Giovanili Nazionali Femminili Under 17 e Under 15; la fase eliminatoria e finale Nazionale dei Campionati Under 17 e Under 15 Dilettanti e Puro Settore e dei dei Campionati di Calcio a 5 Under 17 e Under 15 Dilettanti e Puro Settore. Dunque praticamente tutti i tornei al di sotto del campionato Primavera, tenuto ancora in sospeso (ma potrebbe solo rappresentare un ulteriore elemento di complicazione, per un’ipotetica ripresa), almeno per il momento.

Il provvedimento era stato voluto proprio dal settore giovanile della FederCalcio, come spiegano le parole del suo responsabile, Vito Tisci, che ha ringraziato il presidente Gravina per aver raccolto la richiesta. “È una scelta dolorosa, ma in questo momento abbiamo la responsabilità di tutelare la salute di tutti i nostri tesserati, degli staff dei club e della classe arbitrale”. Solo di quelli dei campionati giovanili, però. Il discorso evidentemente non vale per i grandi: i vertici del pallone sono più che mai convinti di dover concludere la stagione lasciata a metà, e questo solo per garantirsi i soldi dei contratti per i diritti tv, salvare il prossimo mercato estivo (leggi: plusvalenze) e quindi i bilanci. Una posizione anche comprensibile (è legittimo voler tutelare i propri interessi economici) ma che nelle ultime settimane sta assumendo contorni grotteschi. L’impressione, però, è che le giovanili siano solo le prime competizioni a dover alzare bandiera bianca.

Twitter: @lVendemiale

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