A distanza di una settimana dall’ultima rilevazione resta alto il numero delle attività di imprese ferme a causa dei provvedimenti di chiusura anti-covid. Il numero complessivo scende da 2,2 milioni scende a 2,1 milioni (poco meno del 48% del totale). Gli addetti impiegati da queste imprese sono 7,1 milioni (di cui 4,8 milioni dipendenti). Lo ha reso noto l’Istat in un rapporto sull’impatto del coronavirus sul tessuto produttivo.
Sulla base dei dati riferiti al 2017 queste imprese generano 1.334 miliardi di euro di fatturato (il 41,4% del totale) e 309 miliardi di valore aggiunto (il 39,5% del totale). “E’ necessario sottolineare – spiega l’Istat – che questi calcoli non prendono in considerazione le unità produttive che, pure operando in settori con attività sospesa, hanno notificato richiesta di deroga alla prefettura competente”.
Tra i principali macro-settori economici è l’industria ad essere stata principalmente colpita dai provvedimenti di chiusura anti-Covid: quasi i 2/3 delle imprese, che rappresentano il 46,8% del fatturato e il 53,2% del valore aggiunto del macro-settore, hanno dovuto sospendere la propria attività. Al contempo, rileva l’Istat, nel terziario l’incidenza delle imprese che operano in comparti la cui attività è interrotta è del 43,8%, il 37,2% in termini di fatturato e il 29,9% in termini di valore aggiunto.
La sospensione incide di più nel comparto industriale anche dal punto di vista occupazionale: il 59,3% degli addetti del settore fanno capo ad attività sospese, contro il 35,2% riscontrato nei servizi. Occupazione concentrata principalmente nel nord-est (il 50,1% fa riferimento ad attività sospese) e del nord-ovest (43,3%), mentre scende nel centro (41,3%), nel sud (41,1%) e nelle isole (33,6%).
Sul fronte dell’export, i settori al momento bloccati rappresentano il 63,9% delle esportazioni di beni e realizzano all’estero il 20,4% del fatturato. In particolare, per quanto riguarda l’industria, il 66,4% delle esportazioni è generato da settori sospesi che mostrano una propensione all’esportazione di molto superiore a quella riscontrata in quelli attivi (35% di incidenza delle esportazioni sul fatturato rispetto al 15,6%).
La Cina è il paese destinatario delle esportazioni più colpito, l’80,9%. Poi la Germania con 76,4% e Francia con 71,0%. Minore, anche se significativo, l’impatto delle chiusure sulle esportazioni destinate alla Spagna (61,4%) e agli Stati Uniti (53,7%).