Le parole di Isabel Schnabel, membro tedesco del comitato esecutivo della Bce, hanno fatto restringere il differenziale di rendimento tra Btp italiani e Bund tedeschi, che poi è tornato a salire ma è rimasto sotto la chiusura di ieri. A frenare i mercati azionari del Vecchio Continente i dati sulla produzione industriale nell'eurozona a febbraio
La Bce è pronta “a calibrare tutti gli strumenti a disposizione” per far fronte alla situazione di emergenza per il coronavirus. Basta la frase di Isabel Schnabel, membro tedesco del comitato esecutivo della Bce nel corso di una videoconferenza, a dare un altro impulso al differenziale di rendimento tra Btp italiani e Bund tedeschi che, dopo le tensioni di ieri, torna a calare: lo spread – che aveva chiuso a 235 punti – tocca il minimo di seduta a 218. Poi risale e chiude a 231 punti con il rendimento del decennale italiano all’1,83%.
Dopo aver tentato il rimbalzo con guadagni oltre il 2%, Piazza Affari resiste quanto meno in positivo: a fine giornata il Ftse Mib segna un aumento dello 0,29% a 16.768 punti. Giornata fiacca per i mercati azionari del Vecchio continente, che comunque hanno chiuso attorno alla parità: Londra ha segnato un rialzo finale dello 0,55% e Francoforte dello 0,21%, mentre Parigi ha chiuso in calo frazionale dello 0,08%. Più debole Madrid: -0,48% finale.
Il motivo del raffreddamento dei mercati azionari è la frenata della produzione industriale nell’eurozona a febbraio: l’Eurostat ha comunicato che già prima che le misure di contenimento della pandemia fossero introdotte diffusamente negli Stati membri, nell’area euro la produzione industriale è calata dello 0,1% rispetto a gennaio, diminuendo dell’1,9% rispetto al febbraio 2019.
Piazza Affari invece ha seguito soprattutto l’andamento dei titoli di Stato italiani, con una chiusura dello spread nei confronti della Germania a quota 231. Tra i titoli principali comunque ottima seduta per Pirelli, che ha segnato un rialzo finale del 5,3% a 3,28 euro, con Ferrari in crescita del 3,8% e Prysmian del 3,7%. Tra le banche la migliore è stata Ubi in aumento del 2,9% a 2,37 euro, mentre ha chiuso in calo dell’1% Mediobanca. Debole Tim (-1,2%), Eni (-1,4%) e Generali (-1,6%). Vendite su Atlantia (-3%) e Bper, che ha segnato un ribasso del 4,3% nel giorno dell’annuncio del cambio di nome e dei dati 2019 della Banca di Sassari, del gruppo della banca emiliano-romagnola.
I mercati azionari hanno provato faticosamente a lasciarsi alle spalle il crollo di mercoledì, dovute alle previsioni profondamente negative arrivate dal Fondo monetario internazionale, unite all’incertezza in Europa su quale sarà l’esito delle trattative sugli aiuti per i Paesi più colpiti, in attesa del Consiglio europeo del 23 aprile.
In Italia, poi, a trascinare le vendite mercoledì era stato anche il dibattito interno alla maggioranza sull’opportunità o meno di fare ricorso al Mes senza condizionalità per le spese sanitarie. Uno scontro tra M5s e Pd messo per il momento a tacere dal premier Giuseppe Conte che ha chiesto una tregua ai due partiti, definendo il dibattito ancora prematuro: “Mi batterò perché il Mes non abbia condizioni vessatorie. L’ultima parola al Parlamento”, ha spiegato.