Attualità

Coronavirus, morto il sassofonista Lee Konitz: ha fatto la storia della musica jazz, suonò anche con Miles Davis

Un signore che, negli anni cinquanta, mentre tutti seguivano e imitavano i gorgheggi di Charlie Parker, intraprendeva la strada personalissima di un’improvvisazione “intuitiva”, frutto di una rilettura “radicale” della melodia più che dell’armonia

Addio Lee Konitz. Aveva 92 anni. Il celebre sassofonista contralto è morto per una polmonite causata dal Covid-19 in un ospedale di New York. Konitz è stato tra i più influenti, originali, atipici e squillanti contralti del cool jazz. Un signore che, negli anni cinquanta, mentre tutti seguivano e imitavano i gorgheggi di Charlie Parker, intraprendeva la strada personalissima di un’improvvisazione “intuitiva”, frutto di una rilettura “radicale” della melodia più che dell’armonia. Uno standard come Lover man, per intenderci, suonato da Konitz si intuiva davvero in alcuni brevissimi passaggi, ma diventava, in un talentuoso come lui, una sinuosa e stimolante riproposta tutta da riscoprire ogni volta. Non che non si componesse brani da solo, anzi. Dopo aver suonato e imparato assai dal pianista Lennie Tristano nel 1949 Konitz pubblica con la Prestige il disco Subconscious Lee, uno dei titoli degli album jazz più rivelatori dello stile e della poetica del solito mistero del senso del jazz, mostrando uno stile libero finora mai ascoltato. Prima di un decennio fitto di album spesso con inediti duetti o terzetti strumentali, Koonitz lascia la traccia nell’olimpo mainstream del jazz: è il sax contralto delle diverse sessioni di Birth of cool di Miles Davis. Con lui ci sono, tra gli altri, Gerry Mulligan al sax baritono e Max Roach alla batteria. Ovvero il meglio dell’epoca, con cui condividerà alcuni brevi tratti di strada, e da cui si distaccherà nuovamente, prima finendo in tour per diversi anni in Europa con Stan Kenton, infine per un percorso solista che avrà nel 1967 forse il suo più bell’album (tutto di standard, per dire) intitolato Lee Konitz Duets. Adoratore del clarinetto, con cui iniziò a suonare, dopo aver ascoltato Benny Goodman alla radio negli anni trenta, Konitz ha poi scelto il contralto probabilmente per questa acuta e frizzante possibilità nello strumento di farsi portatore di ogni possibile sperimentazione melodica. Il ritiro dalle scene avvenne ad 82 anni. Ha sempre dichiarato di non avere fatto tanti soldi. Non aveva un agente e nemmeno un e-mail. Un aneddoto sul suo metodo di improvvisazione, tratto dalla biografia/chiacchierata condotta con Andy Hamilton, ci fa capire la portata epocale del personaggio. Il pianista Clare Fischer ricorda che Konitz una volta ha atteso 27 misure prima di cominciare l’improvvisazione. Aspettava l’intuizione giusta.