Ecco la rubrica del giovedì con il bestiario di ciò che accade nelle serie minori del pallone italiano. Seconda puntata con i ricordi di arbitri, osservatori e giudici sportivi. Perle assortite: il direttore che finge un malore per sospendere la partita ed evitare l'aggressione dei tifosi, la squadra che perde 10 partite a tavolino per aver schierato un calciatore squalificato e chi giocava sotto falso nome
Più chiusi dello spogliatoio dell’arbitro che ha dato 3 rigori alla squadra ospite, riprendiamo le Domeniche Bestiali dopo la parentesi dedicata alla favola congelata del Fasano. Riprendiamo dalle memorie di chi prima o molto prima del coronavirus era destinatario di quella preziosissima materia prima che sono i referti arbitrali. Giudici, osservatori, commissari di campo che ci affidano i loro ricordi: matrimoni saltati per generi che arbitrano male contro i futuri suoceri, bus adibiti a spogliatoi e tanto altro.
ARBITRI DA SCARICARE
Domenico Mucci giudice sportivo fino al 2005 ricorda “gli innumerevoli calciatori che giocavano sotto falso nome” e poi, come categoria fastidiosa, “arbitri che ci marciavano molto: mani poggiate sulla spalla che diventavano aggressioni. Io dovevo squalificare e multare per forza perché fa fede solo il referto, ma poi se scoprivo che mentivano lo dicevo ai vertici arbitrali”. E poi un caso particolare: “Un water otturato in uno spogliatoio. Otturato dai panni dell’arbitro che ci avevano buttato dentro i tifosi inferociti”.
PER ANDARE DOVE DOBBIAMO ANDARE
Trovare campi di provincia speso è impresa ardua per i direttori di gara, sebbene andare ad arbitrare su un isola abbia un iter abbastanza facile: prendi il traghetto o l’aliscafo e arrivi sull’isola. Capita però, come racconta Michele Curto, che una terna arbitrale dovesse andare a dirigere una gara a Capri ma sul traghetto trova una squadra che avrebbe dovuto giocare ad Ischia. “Gli arbitri – racconta l’ex direttore di gara – avvertono la squadra che hanno sbagliato traghetto e giocatori e staff si convincono pure… ma la squadra era sul traghetto giusto, erano gli arbitri che stavano andando a Ischia invece che a Capri”.
BRAVISSIMI, FORTISSIMI…RETROCESSI
Una figura importantissima nelle squadre dilettantistiche è quella del segretario, e lo era in particolar modo prima che arrivasse internet a facilitare le cose. In particolare compito fondamentale era stare attenti a cartellini, diffide e squalifiche. Perché? Lo spiega Bruno Marra, giudice sportivo: “Una volta a fine stagione mi ritrovai a dover dare una decina di partite perse a una squadra. Avevano un calciatore squalificato, ma non lo sapevano, e continuarono a farlo giocare finché un segretario smaliziato e preciso non se ne accorse facendo ricorso, lo imitarono un po’ tutti quelli che avevano perso o pareggiato contro quella squadra, che si trovò con tantissime partite perse per questo motivo”.
L’ARBITRO CHE SCAPPA E QUELLO CHE FA SCAPPARE
Mario Quarantiello, ex arbitro, commissario di campo e assistente giudice sportivo ricorda due episodi in particolare: “Un derby sentito in cui ci si giocava la promozione nel Sannio: un difensore di due metri prende in maniera evidente il pallone con le mani in area. L’arbitro non chiamò il rigore e i tifosi all’esterno stavano impazzendo. Da commissario entrai in campo e gli suggerii di fingere di sentirsi male e sospendere la partita e così fece e riuscii a salvarlo”. Altro episodio lo vede protagonista: “Nessuno voleva arbitrare una partita di una squadra del casertano reduce da una lunga inibizione per via di intemperanze dei tifosi. Ci andai io. All’epoca facevo judo e karate a livello quasi professionistico. Quando arrivai allo stadio uno dei tifosi mi riconobbe perché frequentava anche lui le palestre e “i tatami”. Mi salutò e si rivolse ai suoi compagni di tifo dicendogli in dialetto: “Ragazzi, oggi facciamo i bravi altrimenti l’arbitro ci riempie di mazzate”.