Cultura

Luis Sepulveda, 10 passaggi indimenticabili dei libri dello scrittore morto per coronavirus

Autore di molti romanzi e raccolte di racconti, diversi dei quali divenuti bestseller, è deceduto ad Oviedo, dove era ricoverato da fine febbraio. Ecco una raccolta di alcuni dei passaggi più significativi delle sue opere

Lo scrittore cileno Luis Sepulveda è morto a 70 anni a causa del coronavirus. Autore di molti romanzi e raccolte di racconti, diversi dei quali divenuti bestseller, è deceduto ad Oviedo, dove era ricoverato da fine febbraio. Ecco una raccolta di alcuni dei passaggi più significativi delle sue opere.

Antonio José Bolìvar Proaño si tolse la dentiera, l’avvolse nel fazzoletto, e senza smettere di maledire il gringo primo artefice della tragedia, il sindaco, i cercatori d’oro, tutti coloro che corrompevano la verginità della sua Amazzonia, tagliò con un colpo di machete un ramo robusto e appoggiandovisi si avviò verso El Idilio, verso la sua capanna, e verso i suoi romanzi, che parlavano d’amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare le barbarie umane.
(Il vecchio che leggeva romanzi d’amore)

“Bene, gatto. Ci siamo riusciti”, disse sospirando. “Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante”, miagolò Zorba. “Ah sì? E che cosa ha capito?”, chiese l’umano. “Che vola solo chi osa farlo”, miagolò Zorba.
(Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare)

La vita moderna è fatta così. Si vive e si muore alla velocità della luce.
(Jacaré)

Il volto umano non mente mai: è l’unica cartina che segna tutti i territori in cui abbiamo vissuto.
(Diario di un killer sentimentale)

La certezza che la parola scritta è il più grande e invulnerabile dei rifugi, perché le sue pietre sono unite dalla malta della memoria.
(Le rose di Atacama)

Sono nato in mare e so che ci sono cose che non si possono spiegare. Accadono e basta. La mia gente, i pochi che restano, dicono che le balene non sanno difendersi e che sono gli unici animali capaci di compassione. Quando calai in acqua la scialuppa e remai verso la baleniera, sapevo che l’equipaggio mi avrebbe attaccato e che le balene vedendomi indifeso, aggredito da un animale più grosso, non avrebbero esitato a venirmi in aiuto. E così è stato. Hanno avuto compassione di me.
(Il mondo alla fine del mondo)

Da qui non esco, a meno che non accada un miracolo, e noi vecchi guerriglieri non abbiamo né il tempo né il coraggio di aggrapparci a nuovi miti. È già abbastanza difficile prendersi cura delle sepolture di quelli che abbiamo avuto. In fondo, Ali, il mio problema è che ho paura di morire nudo. Per anni ho cercato, come tanti, la pallottola che portava il mio nome tra i segni delle scanalature. Era la chiave di una morte dignitosa, con indosso il semplice abito di credere in qualcosa. Ma è finito tutto, la fede è svanita, il dogma non era altro che un aneddoto puerile, e sono rimasto nudo, spogliato della più grande prospettiva che ha segnato le persone come me: morire per qualcosa chiamato rivoluzione, qualcosa che era simile al paradiso che aspetta i pasdaran islamici, ma con musica salsa.
(Un nome da torero)

La giornata iniziò male, e benché io non sia un tipo superstizioso credo che in giorni del genere la cosa migliore sia non accettare incarichi, anche se la ricompensa ha sei zeri sulla destra ed è esentasse. La giornata iniziò male, e tardi, perché atterrai a Madrid alle sei e trenta, faceva molto caldo e durante il tragitto fino all’hotel Palace dovetti sorbirmi uno sproloquio del tassista sulla coppa europea di calcio. Mi venne voglia di puntargli la canna di una quarantacinque alla nuca per fargli chiudere il becco, ma non avevo attrezzi con me, e poi un professionista non se la prende mai con un cretino, nemmeno se è un tassista.
(Diario di un killer sentimentale, incipit)

Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere.
(Il vecchio che leggeva romanzi d’amore)

O se ye de los otros o se ye de los nuestros, o sei degli altri o sei dei nostri. E chi sono i nostri? Quelli che sono stati fottuti, quelli che vengono sconfitti senza che nessuno gli abbia chiesto se volevano perdere. E quelli che danno il meglio di se stessi senza aspettarsi ricompense o riconoscimenti.
(Le rose di Atacama)