La tregua al dibattito sul ricorso al Mes chiesta dal presidente del Consiglio è stata accettata dagli alleati, ma non dalle opposizioni. Così mentre Pd e 5 stelle cercano di attenersi alla linea della prudenza, Lega-Fdi insistono nel fare la guerra al premier a priori e senza Forza Italia che ha voltato le spalle alla coalizione (e ammicca alla maggioranza). L’accusa oggi è che Giuseppe Conte, nonostante abbia ribadito solo ieri che l’ultima parola sulle trattative spetterà al Parlamento, vada in Europa a trattare senza la legittimazione delle Camere. Una argomentazione, portata avanti da Matteo Salvini in primis, che è stata smentita in serata dallo stesso presidente della Camera Roberto Fico: “Se ci fosse stato qualcosa fuori dalla legge”, ha detto all’agenzia Vista, “sarei intervenuto io in prima persona. Non sono intervenuto perché non c’è niente fuori dalla legge”. In particolare secondo Lega e Fdi sotto accusa ci sarebbe il fatto che la prossima settimana, il 21 aprile, l’informativa del premier in Aula non prevederà un voto finale. Ma a deciderlo sono stati gli stessi partiti. “La capigruppo con un orientamento assolutamente maggioritario ha deciso di mettere in calendario per martedì l’informativa urgente del presidente del Consiglio”, ha detto Fico. Quindi ha ribadito la linea del premier perché si attendano i risultati delle trattative in Europa prima di aprire ogni tipo di discussione: “Ci sono tanti strumenti che man mano stanno avanzando oltre al Mes. Strumenti importanti con tanti miliardi di euro che possono essere messi in campo, soprattutto tramite la Banca centrale europea che è la strada maestra. Voglio tranquillizzare tutti: il Mes che abbiamo conosciuto per la gestione delle crisi greca non verrà mai usato in questo modo dal nostro Paese“.

Evitato per un soffio lo strappo sul tanto contestato Mes, oggi gli alleati hanno tentato di attenersi alla tregua richiesta dallo stesso presidente del Consiglio. Il primo a essere interpellato in mattinata è stato il ministro M5s dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che ha ribadito la linea del premier da una parte e pure quella dei suoi: “Non ho intenzione di alimentare un dibattito surreale”, ha esordito ai microfoni di Agorà su Rai3. “Prima aspettiamo cosa uscirà dal consiglio europeo. Al momento il Mes è quello che conosciamo e impone delle condizionalità pericolose”, quindi “il no è definitivo”. Ma “se lì si decide di rompere il Mes come un salvadanaio, prendere i soldi e usarli, allora vuol dire che abbiamo rotto il Mes. Questo è un ragionamento diverso”. In serata a parlare è stato invece l’ex deputato Alessandro Di Battista, noto per le sue posizioni meno aperte al compromesso e molto ascoltato da una parte dei parlamentari: “Il Mes mi auguro che esca fuori dal tavolo delle trattative”, ha detto a Rete4. “Quando il presidente del Consiglio, che per me ha fatto benissimo a rispondere a Salvini e Meloni, dice: ‘L’Italia non attiverà il Mes’, io ci credo. Il problema però, non è ora, il problema è tra un anno e mezzo”.

L’equilibrio tra gli stessi alleati di governo rimane molto precario. Tanto che, in contemporanea a Patuanelli, su La7 ha parlato il ministro dem agli Affari regionali Francesco Boccia. “Sono il primo a pretendere che non ci siano condizioni, ma questa discussione facciamola dopo, in Parlamento”, ha dichiarato. “Questo ‘no’ a prescindere, a risorse che andrebbero ai nostri ospedali e sulla nostra organizzazione sanitaria, io penso che non abbia alcun senso”. Quindi Boccia ha confermato la spinta Pd a prendere in considerazione l’ipotesi del ricorso al fondo salva-Stati nel caso in cui non ci fossero condizionalità: “Il Mes con condizionalità così come lo conosciamo dalla crisi finanziaria in poi è un’altra cosa rispetto alla discussione che si sta facendo oggi”, ha detto. “La discussione che si sta facendo oggi è se da quel fondo senza alcuna condizione si debbano ottenere risorse per finanziare la sanità nei Paesi più feriti, a partire dall’Italia e in tutta Europa”. Sul fronte opposto, il capogruppo M5s alla Camera Davide Crippa, intervistato da Avvenire, è stato ancora più duro. Ha prima detto che i 5 stelle sosterranno “Conte in tutti gli scenari che si dovessero creare”. Ma ha anche avvertito gli alleati di governo: “Se il Pd”, ha detto, “vuole aprire una crisi di governo sul Mes in piena emergenza sanitaria dovrà assumersene la responsabilità davanti agli italiani, ma non credo si arriverà a questo. Zingaretti chieda un incontro al presidente del Consiglio ed espliciti una volta per tutte la posizione sul Mes. Serve responsabilità da parte di tutti”. E ancora: “Sarebbe una follia. Non voglio pensare che l’obiettivo sia quello di dare una spallata a Conte dal Pd servono chiarezza, trasparenza e responsabilità. Devono dire se sostengono Conte al 100% oppure no”.

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