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di Marta Ottanelli
Il nemico da battere adesso non è più il Covid-19, ma sono i Paesi Bassi, quei Paesi Bassi che ieri hanno gettato le basi per la nascita dell’Unione europea e che oggi sembrano intenzionati a farle fare il passo definitivo verso la fossa. Da ogni parte si strilla che se adesso l’Unione Europea non sarà compassionevole con i suoi Stati membri sarà la fine.
Chi scrive l’Europa la conosce bene, nella sua teoria – “vivo” di diritto europeo – e nella sua pratica, avendo vissuto in cinque Stati membri. Giornalmente mi scontro con i suoi difetti e godo dei suoi pregi. Se crescendo avevo il mito del sogno americano, oggi metto la testa sul cuscino con la speranza di svegliarmi in una realtà in cui, finalmente, abbiano preso vita quei principi sociali che ispirarono la nascita della Comunità Europea.
L’Italia non è nuova al recarsi a Bruxelles con il cappello in mano per chiedere clemenza. E’ anche abbastanza uno sport nazionale dipingere l’Unione Europea come la genesi di tutti i nostri problemi. E’ estremamente facile e conveniente fare lo scaricabarile. Incolpare il prossimo delle nostre disgrazie ci assolve da ogni responsabilità e ci allevia la quotidiana sofferenza. Ma tutti impariamo abbastanza in fretta che nascondere la polvere sotto il tappeto non risolve i problemi. Non lo fa nascondere la testa sotto la sabbia, né prendere scorciatoie.
Non è l’obbligo di pareggio del bilancio che ci costringe ad andare a chiedere l’elemosina a ogni soffio di vento più forte. Non è il rifiuto dei Paesi Bassi di “fare alla romana” con i conti della pandemia che ci porterà nel baratro. Il Fondo Monetario Internazionale ha detto che il 2020 sarà il peggior anno per l’economia mondiale dai tempi della Grande Depressione. L’attivazione del Meccanismo Europeo di Stabilità, l’emissione di Eurobond o Coronabond o qualunque altro aiuto economico che l’Italia riceverà non sono la panacea. Niente è gratis a questo mondo. Qual è stato il prezzo degli aiuti del Piano Marshall?
Non c’è un diritto senza un dovere. Lo Stato ha l’obbligo di organizzare il sistema sanitario in maniera efficiente per permettermi di godere del mio diritto alla salute, per prenderne uno a caso. Di ritorno, io cittadina ho l’obbligo di contribuire al suo buon funzionamento, pagando le mie tasse e utilizzandolo quando ne ho veramente bisogno. E’ un diritto del lavoratore ricevere uno stipendio congruo e lavorare in un luogo salutare. E’ un diritto del datore di lavoro avere dei dipendenti che si comportano correttamente.
Chi dice che “Andrà tutto bene!” dovrebbe essere multato dall’Antitrust per pubblicità ingannevole. Il tempo delle favole è finito. E’ l’ora di dire la verità nuda e cruda. E’ arrivato il momento di dire che se siamo costretti ad elemosinare a destra e a sinistra la colpa è solo nostra. Quali semplici cittadini, imprenditori, lavoratori e/o politici dobbiamo renderci conto che la polemica sterile, il piangersi addosso, l’egoismo personale provocano più danni della grandine.
La sana convivenza sociale passa dal dialogo costruttivo e dal mostrarsi rispetto reciproco. Serve assumersi le proprie responsabilità; due Pater Noster e Tre Ave Maria non riparano le “ingiustizie” che commettiamo nella vita terrena. Solo la riscoperta del senso civico potrà permetterci di scagliare la prima pietra.