“Se manteniamo il rigore che abbiamo avuto finora, a metà maggio potremo dire di aver sconfitto in Campania il coronavirus. Se Dio vuole, e se continueremo così, probabilmente la Regione Campania sarà la prima in Italia a uscire dal tunnel“. Sono le parole del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nella sua consueta diretta informativa del venerdì, a proposito dei dati incoraggianti campani e della preparazione alla fase due.


Il politico, cheannuncia la chiusura dei confini campani nei confronti di cittadini provenienti dalle regioni settentrionali a rischio, non manca di rifilare assortite stoccate, in primis ai ministri del governo Conte Due: “Mi capita che, quando cerco alcuni interlocutori nazionali, a volte ministri, la risposta che ricevo è: ‘Sono in videoconferenza’. Ormai abbiamo tutta l’Italia che è in videoconferenza. Mi pongo sempre la domanda maligna: ma quando lavoriamo? Abbiamo verificato tutti quanti che queste videoconferenze, 9 volte su 10, sono una perdita di tempo e non servono a niente. Credo che produrranno solo delle mutazioni genetiche. Tra qualche settimana ci capiterà di trovare ministri geneticamente modificati che hanno maturato una testa di computer o una testa di tablet. Senza offesa, come si dice nell’agro sarnese-nocerino, siamo tutti in videoconferenza. Ritengo che sarebbe più utile lavorare che fare videoconferenze”.

De Luca puntualizza: “Noi abbiamo salvato la Campania, la realtà più densamente popolata d’Europa. C’è ancora in Italia qualcuno che non perde il vizio di tentare di screditare, di diffamare, di sporcare la nostra immagine. Non perdiamo tempo con queste miserie. La verità è che abbiamo dimostrato di essere un modello di efficienza amministrativa, di capacità operativa, di concretezza. Potremmo fare dell’ironia amara sulla fase due, che sembra già cominciata. Tutti quelli che erano scomparsi dalla scena pubblica in questo mese e mezzo o per ignavia o per incompetenza sono tornati sulla scena e ci inondano di valutazioni, di proposte, di ricette mirabolanti. Tutti quelli – continua – che erano grandi produttori di tweet sono tornati in campo e hanno riaperto la fabbrica dei tweet. Quei pochi scienziati che hanno dato indicazioni di merito rischiano di essere travolti da una ripresa di chiacchierificio nazionale. Quello che abbiamo conosciuto qualche settimana fa, e cioè il senso di responsabilità, lo spirito di coesione nazionale, la modifica della gerarchia dei valori, il senso di una tragedia che incombeva sull’Italia sembrano scomparsi. Si è aperta la fase due all’insegna della politica politicante, che sembra essere ritornata in campo. Che tristezza”.

Il presidente campano menziona gli scontri ultimi sul Mes: “Il dibattito che stiamo vedendo è stato, da questo punto di vista, un esempio sconcertante di ideologismo e di chiacchierificio. Capiamoci bene: centinaia di miliardi di euro non ce li regalerà nessuno. Stiamo parlando di prestiti e il margine di dibattito che noi abbiamo riguarda la discussione sugli interessi, che non vanno pagati, e sui tempi di restituzione dei prestiti, che vanno diluiti a lunga scadenza. Altre cose mi sembrano cervellotiche o imbarazzanti. Ho sentito persone lanciare ultimatum alla Bce e alla Ue. C’è l’idea che ci debbano regalare i soldi. Questa cosa non la vedremo mai”.

De Luca contesta anche gli entusiasmi di alcune Regioni sui test sierologici: “Ricordo che non sono validati dall’Iss. Di questi test rapidi ce ne sono centinaia e alcuni sono totalmente inaffidabili. Ci sono state realtà locali che si sono avventurati nello sviluppo di test rapidi, senza nessuna garanzia di credibilità sanitaria e senza tener conto del fatto che, quando si procede così, ci si carica anche di responsabilità penali, perché se fai un test non accreditato e da quel test risulta erroneamente che un cittadino non è infetto, facendolo andare in giro, tu gli rovini la vita e crei un danno alla comunità. Quindi – ammonisce – muoviamoci in maniera ordinata e scientificamente seria senza banalizzazioni e senza la fregola del propagandismo, che sta prendendo un po’ tutti quanti, dai livelli nazionali a quelli territoriali. I produttori di tweet sono entrati in una crisi di astinenza, perché per due mesi non hanno potuto fare i tweet a causa della materia molto complicata e seria. Rimaniamo coi piedi per terra, per cortesia. E ricordiamoci che stiamo parlando di un problema maledettamente serio”.

E ribadisce: “Abbiamo tutti il piacere di aprire tutto domani mattina, ma dobbiamo essere responsabili ed evitare che, aprendo domani per un eccesso di fretta, dovremo richiudere tutto tra due settimane. Questa sarebbe davvero una tragedia. Apriremo qualche attività dopo esserci consultati con le autorità sanitarie, ma lo faremo da persone responsabili e non per opportunismo o sotto pressioni. Questa è la tipica situazione di emergenza nella quale bisogna dimostrare di essere uomini, cioè di sapersi assumere le proprie responsabilità, facendo non le cose più facili e comode, ma le cose più giuste e necessarie per la tutela delle nostre famiglie e delle nostre comunità, oltre che delle attività economiche”.

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