Cultura

Coronavirus, Erri De Luca: “Siamo nello stato di eccezione che ammutolisce i banchieri e consegna ai medici il potere e il diritto di ascolto”

Per il governo una caduta faccia a terra su qualche via di Damasco che ha realizzato lo stato di eccezione che ammutolisce i banchieri e consegna ai medici tutto il potere e il diritto di ascolto. Non credo che la cultura sia fuori gioco, anzi chi ne usufruisce si difende meglio e investe con profitto immediato nel proprio tempo

di Januaria Piromallo

Vive nella sua casa campestre vicino Roma e dunque ha un isolamento ‘largo’, al quale è abituato già. Erri De Luca, nel “Il più e il Meno” mette nero su bianco: “La scrittura è campo aperto, via d’uscita. Poteva farmi correre dove non c’era un metro per i piedi, mi scaraventava al largo mentre me ne stavo schiacciato sopra un foglio. Sono uno che si è messo a scrivere per forzare le chiusure dentro di me…Il Più è stato giovane e indurito come un callo”. Il ‘Meno’ governa il presente e mantiene quello che dice. Il ‘Meno’ è sobrio, risoluto perché deve condurre fino in fondo. Fa un certo effetto rileggerlo adesso.

Inutile chiederti cosa stati facendo in questo momento, starai scrivendo.
Siccome sono più lettore che scrittore, leggo più che scrivere. Prendo dallo scaffale dei libri di mio padre, storie lette quando lui era più giovane di me adesso, e io ero un marmocchio solitario. Preferisco narrazioni di altri tempi, quelli presenti mi stanno già abbastanza addosso. Poi sì, sto anche scrivendo qualche racconto per non perdere il vizio, oltre alla pagina settimanale sul sito della fondazione che porta il mio nome.

Avevi un libro in uscita? I tuoi libri si vendono e si leggono in tutto il mondo, il futuro sta nell’e-book? Tu leggi in digitale?

Dovrebbe uscire in settembre l’edizione francese di Impossibile. Nient’altro per il momento. Non leggo libri sullo ‘schermetto’, preferisco la ‘solida’ carta. Ma vedo che l’elettronico è un supporto utile a chi fa spostamenti, senza però togliere peso agli scaffali veri. Ê una comodità in più non un’alternativa, questo dicono le cifre del mercato. Mentre credo di più al futuro degli audiolibri.

Cosa stai leggendo o rileggendo?

In questo momento sto finendo Addio Columbus, di Philip Roth, una edizione del 1960. E leggo ogni mattina un capitolo dell’Antico Testamento nella sua lingua originale che è l’Ebraico Antico. In questo periodo sto anche traducendo lentamente, due o tre versi al mattino, i capitoli tumultuosi che riguardano la vita del profeta Elia.

Governo impegnato su più fronti, la sanità che arranca, la scienza divisa, la cultura fuori gioco, a chi dobbiamo affidarci?
Mi pare che il governo abbia fatto una conversione che definisco religiosa: è passato dall’essere il suddito dell’economia e della finanza a diventare paladino della salute pubblica. Il Pil non ha più la precedenza, ce l’ha la vita dei cittadini. Una caduta faccia a terra su qualche via di Damasco ha realizzato lo stato di eccezione che ammutolisce i banchieri e consegna ai medici tutto il potere e il diritto di ascolto. Non credo che la cultura sia fuori gioco, anzi chi ne usufruisce si difende meglio e investe con profitto immediato nel proprio tempo. Credo che la cultura adesso sia un presidio sanitario. Sulla scienza non posso dire la mia, per insufficienza di prove.

Il coronavirus si è portati via Sepulveda.
Abbiamo attraversato le stesse tempeste ideologiche. La sua è stata una ferita politica che si è portato dietro nel suo peregrinare per il mondo. Una ferita mai emarginata, mai diventata cicatrice. Mi ha sostenuto con parole essenziali quando sono stato incriminato a Torino. E proprio a Torino al Salone del Libro, l’anno scorso, l’ho visto l’ultima volta. Un abbraccio così forte, sembrava che non dovessimo più staccarci. E’ rimasto così, non ci stacceremo mai.

A che punto è il tuo progetto cinematografico?
Feltrinelli ha acquisito i diritti cinematografici di Impossibile. Aspetto sviluppi. Due uomini si incontrano decenni dopo dalla fine della loro amicizia su un aspro sentiero di montagna. Uno di loro finisce in un precipizio e muore. E’ stato spinto oppure è caduto? In America invece ho contribuito alla produzione di un film che si chiama Happy Times, del regista Michael Mayer.

Quale sarà la prima cosa che farai, finito il lockdown?
Andrò in montagna, falangi nella roccia.

Ultima curiosità, vedi la televisione?

Vedo i notiziari, i bollettini medici da noi e nel mondo. Non ho abbonamenti, dunque se gira un film che mi piace sui canali normali lo guardo. Nei giorni scorsi ce n’era uno con Totò.

Pagina Facebook di Januaria Piromallo

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