I test, secondo le stime dell’azienda riportate nell'esposto, potrebbero produrre profitti “di almeno un miliardo di euro”. Solo in Italia, solo nei primi due mesi
Un esposto alla Consob, all’Anac e all’Autorithy della Concorrenza già depositato, copia alla Procura di Pavia, un ricorso al Tar imminente. Technogenetics, joint venture italo-cinese della diagnostica con sede a Lodi, lancia accuse pesanti: “C’è stato un aiuto di Stato a un soggetto privato” sui progetti dei test del sangue che dovrebbero aiutare a conoscere l’evoluzione della pandemia di coronavirus nel Paese. I test, secondo le stime dell’azienda riportate nell’esposto, potrebbero produrre profitti “di almeno un miliardo di euro”. Solo in Italia, solo nei primi due mesi.
La Lombardia è la prima linea della guerra intorno ai test sierologici. La scatenano i legali dell’ad di Technogenetics, Salvatore Cincotti. Nel mirino, l’affidamento diretto della sperimentazione e dei test di massa nella regione alla rivale DiaSorin che inizieranno il 21 aprile. Si contesta la legittimità dell’accordo sul progetto sviluppato dalla Spa piemontese con il team del professor Fausto Baldanti del Policlinico di Pavia, una struttura pubblica ospedaliera. Un test di nuova tecnologia per il quale il Policlinico percepirà finanziamenti e royalities dell’1% sulle vendite future. In seguito agli annunci sulla capacità di questo tipo di test di concedere “la patente di immunità” a chi risulterà aver sviluppato gli anticorpi al virus, il titolo DiaSorin è impennato in borsa fino al record di giovedì di 158,5 euro.
La vicenda è stata rivelata da Il Fatto Quotidiano che ha contestato a Baldanti un potenziale conflitto d’interesse: il professore faceva parte del gruppo di lavoro del Comitato tecnico scientifico del Consiglio superiore della Sanità e di un organismo di lavoro messo in piedi dalla Regione Lombardia, incaricati di studiare la qualità dei test di tutte le aziende, senza aver dato notizia delle royalties DiaSorin al San Matteo. Dopo l’inchiesta del Fatto, il professor Baldanti ha rivendicato la correttezza del proprio operato ma ha preferito dimettersi dai gruppi di lavoro.
I legali di Cincotti hanno definito l’accordo DiaSorin-San Matteo “un del tutto inedito partenariato pubblico-privato” accusato di aver messo le conoscenze e il know-how di un’amministrazione pubblica scientifico-ospedaliera a servizio degli interessi di un soggetto privato, la spa piemontese. Che grazie a questo – è la loro tesi – otterrà il brevetto e la possibilità di commercializzare i kit.
Secondo gli avvocati di Technogenetics, Francesco Abiosi e Ludovico Bruno, l’azienda pubblica, per mettersi al servizio di un privato, avrebbe dovuto individuarlo attraverso un bando. E siccome non l’ha fatto c’è stata una violazione delle norme sulla libera concorrenza. Di qui la richiesta al San Matteo di annullare in autotutela il provvedimento, altrimenti si andrà avanti col ricorso al Tar. “In conclusione – si legge nell’esposto che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare – l’accordo concretizza un aiuto di Stato, divieto fondamentale dell’Unione europea, poiché l’Amministrazione, annullando il confronto ed eliminando la concorrenzialità, ha offerto un vantaggio alla DiaSorin S.p.A. rispetto alle sue concorrenti, favorendo l’affermazione dominante e prioritaria della sua posizione sul mercato e pregiudicando l’obiettivo della libera concorrenza ed il principio della parità di trattamento tra gli operatori economici”.