“L’attuale situazione di emergenza sanitaria espone il sistema economico-finanziario a rilevanti rischi di comportamenti illeciti“. Anche l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia – dopo gli allarmi arrivati nei giorni scorsi dai capi delle procure di Milano e Napoli, Francesco Greco e Giovanni Melillo e dal Csm – sottolinea che l’indebolimento economico delle famiglie e delle imprese a causa del lockdown rischia di rafforzare le organizzazioni criminali. E il decreto Liquidità varato dal governo non contiene paletti sufficienti a evitare che i prestiti con garanzia pubblica finiscano nelle loro mani.
L’Uif, nella comunicazione sulla Prevenzione di fenomeni di criminalità finanziaria connessi con l’emergenza Covid-19, sottolinea che il coronavirus “accresce i rischi di usura e può facilitare l’acquisizione diretta o indiretta delle aziende da parte delle organizzazioni criminali”. E’ “elevato il rischio di infiltrazione criminale da parte di organizzazioni che, attraverso il radicamento sul territorio, il reclutamento di affiliati presso le fasce più deboli della popolazione e l’ampia disponibilità di
capitali illeciti, possono trovare nuove occasioni per svolgere attività usurarie e per rilevare o infiltrare imprese in crisi con finalità di riciclaggio”. Inoltre “il mutamento improvviso delle coordinate di relazione sociale aumenta l’esposizione di larghe fasce della popolazione al rischio di azioni illegali realizzate anche on line”. In generale, “sussiste il pericolo di truffe, di fenomeni corruttivi e di possibili manovre speculative anche a carattere internazionale”.
A rischio anche “gli interventi pubblici a sostegno della liquidità”, che “possono determinare tentativi di sviamento e appropriazione, anche mediante condotte collusive“. Per questo l’autorità che si occupa di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo chiede alle banche di “vigilare in maniera preventiva” sulle richieste di finanziamenti per “arginare il rischio che si verifichino abusi penalmente rilevanti nella fase di accesso al credito e in quella di utilizzo delle risorse disponibili” con “malversazioni a danno dello Stato e attività distrattive”.
“Si tratta di preoccupazioni già espresse da istituzioni nazionali e internazionali”, ricorda l’Uif, “rispetto alle quali l’apparato di prevenzione del riciclaggio può rappresentare uno strumento efficace perché, grazie alla sua capacità di coinvolgere l’intera struttura economica del Paese, è in grado di intervenire tempestivamente sulle operazioni in corso e non solo ad ausilio della fase di repressione dei reati”. Per questo motivo, “agli intermediari, ai professionisti, agli altri operatori qualificati e alle Pubbliche amministrazioni, che sono parte attiva del sistema di prevenzione, è richiesto oggi un impegno particolare per calibrare i propri presidi antiriciclaggio nella maniera più efficace. Occorre supportare adeguatamente il dispiegarsi dell’intervento di sostegno, ma anche intercettare e comunicare tempestivamente all’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia tutte le situazioni sospette per consentire l’attivazione dei meccanismi di approfondimento e indagine”.