La decisione del Governo di istituire una task force per il dopo-Covid è un’occasione d’oro per tornare a interrogarsi su categorie come la “politica” e la “tecnica”.
L’idea di rivolgersi, in un momento di crisi, ai tecnici e ai competenti non è ovviamente nuova. Vi aveva fatto ricorso, nel 2013, anche il Presidente della Repubblica di allora, Giorgio Napolitano, sia pure in contingenze differenti e per altre ragioni. In quella circostanza – nella constatata, temporanea impossibilità (delle Camere) di esprimere una maggioranza di Governo – il Capo dello Stato decise di affidarsi a una “squadra” di saggi che, se non altro e perlomeno, includeva anche alcuni parlamentari. Era ancora fresca, del resto, l’esperienza dell’indimenticato “Governo tecnico” di montiana memoria. Ed è tuttora evidentissima la matrice eminentemente “tecnica” di molte tra le massime autorità europee.
Ma torniamo alla notizia. In effetti, a leggere le biografie dei componenti della task force, si resta impressionati dall’enfasi, persino ingenua, con cui sono state messe in rilievo le smisurate (e indubitabili, beninteso) competenze degli “eletti”. Per esempio, nella biografia di uno di essi, si legge: “Il suo curriculum è lungo nove pagine”. Il sito del Corriere della Sera si chiede se non sia possibile definire la squadra dei magnifici 17 un “dream team”; aggiungendo, poi, che l’obiettivo del gruppo guidato da Vittorio Colao è “un sogno grande così’”.
Ebbene, dietro a questa iniziativa (e alle reazioni entusiastiche da cui è accompagnata) si intravedono almeno un paio di questioni con cui dobbiamo cominciare a fare i conti. Da un lato, la sottovalutazione della “politica” e la sopravvalutazione della “tecnica”. Dall’altro, la confusione tra “politica” e “tecnica”.
La politica è la dimensione del decidere. La tecnica è la dimensione del fare. La politica si occupa di quali siano le scelte più giuste, più idonee, più adeguate rispetto a una “preliminare” visione del mondo, della società, del futuro e rispetto a una piattaforma di valori relativi al mondo, alla società e al futuro. La tecnica dovrebbe occuparsi di come declinare al meglio le scelte che la politica ha preventivamente compiuto. Quindi, la politica viene prima – sia in senso logico, sia in senso cronologico – rispetto alla tecnica.
Ed è per questo che la politica necessita, in una democrazia liberale quale si picca di essere (ancora) la nostra, della legittimazione popolare tramite “elezioni politiche”. La tecnica, invece, no. Al tecnico non si chiede una “investitura” elettorale giacché egli, in linea di principio, non deve portare avanti un’agenda “politica” nel senso anzidetto.
Perché ho parlato di sopravvalutazione della tecnica? Perché oggi, troppo spesso, sono proprio i politici – destinatari primi, e teoricamente anche ultimi, del tremendo compito di “decidere” – a sottostimare (o a temere?) il proprio ruolo e ad appaltarne volentieri le mansioni (e la responsabilità?) ai tecnici. Il che dipende anche dal secondo fenomeno di cui sopra: la sostanziale confusione tra i piani.
Sta sempre più sfumando il senso stesso di una “divisione” tra le due sfere, che invece era nettissima nel Novecento. Perché il Novecento è stato il secolo “politico” per eccellenza. E questo a prescindere dal fatto che il contesto politico fosse, o meno, democratico. L’aspetto paradossale dell’epoca odierna è che abbiamo conquistato la “democrazia” contro i regimi rossi e neri (definitivamente nel 1989, con il crollo del Muro di Berlino), ma stiamo gradualmente abdicando alla politica.
È come se – una volta eliminata l’escrescenza dei sistemi totalitari, e riconsegnata la politica a una grammatica e a una sintassi “democratiche” – l’Europa si fosse “arresa”. E avesse deciso di passare il testimone delle scelte (di cui la politica, svuotata di visioni e di principii, non è più capace) a dei capacissimi tecnici. I quali saranno pure dei geni, ciascuno nel suo campo, ma hanno due lacune politicamente incolmabili: non sono stati eletti da nessuno (semmai, cooptati dall’alto) e non hanno mai apertamente dichiarato quale sia l’orizzonte ideologico, valoriale, di bisogni, di interessi e di “senso” in vista (e in forza) del quale essi intendono proporre le loro soluzioni.
In realtà però, e a ben vedere, non esiste mai una tecnica “neutrale” e veramente “a-politica”. Qualunque tecnico, infatti, risponde a precisi mandanti ed è portatore di interessi, e di obiettivi, di carattere politico; semplicemente, non li esplicita. Perciò, l’idea che la tecnica si limiti a suggerire, o meglio a “dettare”, dei pratici consigli alla politica è solo una pia illusione.
Il grande rischio futuro, da cui dobbiamo guardarci, è proprio quello del tramonto definitivo della politica democratica e trasparente, se mai vi è stata. E del contemporaneo transito – inavvertito, ma letale – dalla “dettatura” alla “dittatura” di una politica invisibile mascherata da tecnica.
www.francescocarraro.com
Francesco Carraro
Avvocato e scrittore
Politica - 17 Aprile 2020
Coronavirus, l’idea della task force per il dopo virus mi solleva un paio di dubbi
La decisione del Governo di istituire una task force per il dopo-Covid è un’occasione d’oro per tornare a interrogarsi su categorie come la “politica” e la “tecnica”.
L’idea di rivolgersi, in un momento di crisi, ai tecnici e ai competenti non è ovviamente nuova. Vi aveva fatto ricorso, nel 2013, anche il Presidente della Repubblica di allora, Giorgio Napolitano, sia pure in contingenze differenti e per altre ragioni. In quella circostanza – nella constatata, temporanea impossibilità (delle Camere) di esprimere una maggioranza di Governo – il Capo dello Stato decise di affidarsi a una “squadra” di saggi che, se non altro e perlomeno, includeva anche alcuni parlamentari. Era ancora fresca, del resto, l’esperienza dell’indimenticato “Governo tecnico” di montiana memoria. Ed è tuttora evidentissima la matrice eminentemente “tecnica” di molte tra le massime autorità europee.
Ma torniamo alla notizia. In effetti, a leggere le biografie dei componenti della task force, si resta impressionati dall’enfasi, persino ingenua, con cui sono state messe in rilievo le smisurate (e indubitabili, beninteso) competenze degli “eletti”. Per esempio, nella biografia di uno di essi, si legge: “Il suo curriculum è lungo nove pagine”. Il sito del Corriere della Sera si chiede se non sia possibile definire la squadra dei magnifici 17 un “dream team”; aggiungendo, poi, che l’obiettivo del gruppo guidato da Vittorio Colao è “un sogno grande così’”.
Ebbene, dietro a questa iniziativa (e alle reazioni entusiastiche da cui è accompagnata) si intravedono almeno un paio di questioni con cui dobbiamo cominciare a fare i conti. Da un lato, la sottovalutazione della “politica” e la sopravvalutazione della “tecnica”. Dall’altro, la confusione tra “politica” e “tecnica”.
La politica è la dimensione del decidere. La tecnica è la dimensione del fare. La politica si occupa di quali siano le scelte più giuste, più idonee, più adeguate rispetto a una “preliminare” visione del mondo, della società, del futuro e rispetto a una piattaforma di valori relativi al mondo, alla società e al futuro. La tecnica dovrebbe occuparsi di come declinare al meglio le scelte che la politica ha preventivamente compiuto. Quindi, la politica viene prima – sia in senso logico, sia in senso cronologico – rispetto alla tecnica.
Ed è per questo che la politica necessita, in una democrazia liberale quale si picca di essere (ancora) la nostra, della legittimazione popolare tramite “elezioni politiche”. La tecnica, invece, no. Al tecnico non si chiede una “investitura” elettorale giacché egli, in linea di principio, non deve portare avanti un’agenda “politica” nel senso anzidetto.
Perché ho parlato di sopravvalutazione della tecnica? Perché oggi, troppo spesso, sono proprio i politici – destinatari primi, e teoricamente anche ultimi, del tremendo compito di “decidere” – a sottostimare (o a temere?) il proprio ruolo e ad appaltarne volentieri le mansioni (e la responsabilità?) ai tecnici. Il che dipende anche dal secondo fenomeno di cui sopra: la sostanziale confusione tra i piani.
Sta sempre più sfumando il senso stesso di una “divisione” tra le due sfere, che invece era nettissima nel Novecento. Perché il Novecento è stato il secolo “politico” per eccellenza. E questo a prescindere dal fatto che il contesto politico fosse, o meno, democratico. L’aspetto paradossale dell’epoca odierna è che abbiamo conquistato la “democrazia” contro i regimi rossi e neri (definitivamente nel 1989, con il crollo del Muro di Berlino), ma stiamo gradualmente abdicando alla politica.
È come se – una volta eliminata l’escrescenza dei sistemi totalitari, e riconsegnata la politica a una grammatica e a una sintassi “democratiche” – l’Europa si fosse “arresa”. E avesse deciso di passare il testimone delle scelte (di cui la politica, svuotata di visioni e di principii, non è più capace) a dei capacissimi tecnici. I quali saranno pure dei geni, ciascuno nel suo campo, ma hanno due lacune politicamente incolmabili: non sono stati eletti da nessuno (semmai, cooptati dall’alto) e non hanno mai apertamente dichiarato quale sia l’orizzonte ideologico, valoriale, di bisogni, di interessi e di “senso” in vista (e in forza) del quale essi intendono proporre le loro soluzioni.
In realtà però, e a ben vedere, non esiste mai una tecnica “neutrale” e veramente “a-politica”. Qualunque tecnico, infatti, risponde a precisi mandanti ed è portatore di interessi, e di obiettivi, di carattere politico; semplicemente, non li esplicita. Perciò, l’idea che la tecnica si limiti a suggerire, o meglio a “dettare”, dei pratici consigli alla politica è solo una pia illusione.
Il grande rischio futuro, da cui dobbiamo guardarci, è proprio quello del tramonto definitivo della politica democratica e trasparente, se mai vi è stata. E del contemporaneo transito – inavvertito, ma letale – dalla “dettatura” alla “dittatura” di una politica invisibile mascherata da tecnica.
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Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche italiane sul fatto che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche italiane sul fatto che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche italiane sul fatto che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche italiane sul fatto che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - “Paolo Berizzi ha fatto emergere il pericolo dei gruppi neonazifascisti e i loro rapporti con mafie, curve e ultras. Per questo è sotto scorta. Ora si viene a sapere di insulti rivoltigli da parlamentari di FdI. Vergogna. Dovreste ringraziarlo: vi ricorda ogni giorno la Costituzione“. Lo scrive sui social il senatore Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione Antimafia, in riferimento alle chat dei parlamentari di FdI nelle quali il giornalista di Repubblica viene più volte offeso e insultato da esponenti del partito della premier Meloni.
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche che hanno accompagnato in Italia la notizia che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Sono profondamente addolorato per i fatti di Mannheim. Rivolgo il mio cordoglio ai familiari delle vittime, la mia vicinanza ai feriti e a tutta la comunità tedesca. Ogni forma di violenza è inaccettabile e va condannata e contrastata con fermezza". Così il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.