Contrapporre salute e ripresa economica è un errore, perché non ci sarà una senza l’altra. Nella sua conferenza stampa, il commissario all’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, risponde così alla pressioni che ormai arrivano da più parti per una riapertura veloce delle attività economiche. “Dobbiamo continuare ad agire con la cautela e la prudenza di questi mesi – spiega Arcuri – capire che è clamorosamente sbagliato comunicare un conflitto tra salute e ripresa economica. Senza la salute e la sicurezza, la ripresa economica durerebbe come un battito di ciglia“. Il commissario all’emergenza vuole anche evidenziare un altro aspetto: “Dobbiamo anche sapere che stiamo vivendo una grande tragedia, non l’abbiamo ancora sconfitta”. “A Milano sono morti sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale 2 mila civili in 5 anni. In due mesi in Lombardia per il coronavirus sono morte 11.851 civili, 5 volte di più”, ricorda il commissario.
Per Arcuri quindi la strada da seguire resta la stessa: “Bisogna continuare a tenere in equilibrio questi due aspetti”, la salute e le esigenze dell’economia. Questo non significa non andare verso la Fase 2: “Alleggerire progressivamente le misure di contenimento, garantendo sicurezza e salute di un numero massimo di cittadini possibile. No a improvvisazioni ed estemporaneità“, dice il commissario all’emergenza. Una posizione condivisa anche dal commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni, che pochi minuti prima su Twitter aveva chiesto maggiore compattezza: “L’Italia ha affrontato per prima in Europa il Covid-19. Guadagnando solidarietà e rispetto. Non disperdiamo questo patrimonio. Non ci sono dieci, cento, mille exit strategy. Facciamo lavorare le istituzioni e gli esperti, evitiamo le polemiche inutili. La traversata sarà lunga”.
Il governatore che più spinge per una riapertura immediata è Luca Zaia. “La mia posizione è che il 4 maggio si possa aprire con le regole e con le garanzie scientifiche: si volesse fare un passo in più si potrebbe allentare da subito, in modo razionale, prudente e ragionato”, dice il presidente del Veneto. L’idea è quella “di un ragionato programma di aperture per mettere in moto la macchina, scaldare i motori e poi andare a regime”, in un’ottica, comunque, “di messa in sicurezza”. Per prima cosa, dice Zaia, “pensiamo a mascherine, guanti dove si posso portare, distanziamento sociale”. Il governatore però ammette anche che “il tema del ritorno del Covid-19 in autunno è realtà”, concordando con la posizione del professor Walter Ricciardi. “Dovremo tutti essere a quel punto in perfetta forma fisica e molto performanti dal punto di vista sanitario”, conclude Zaia.
Fase 2: “Avviati test sull’app, pronti per garantire mascherine che servono”
Arcuri non risponde alle domande sui tempi della riapertura. Quando inizierà la Fase 2 è una decisione che “non spetta al commissario”. “Non abbiamo tempo per dibattiti“, dice. “Ma abbiamo un altro dovere: farci trovare pronti in qualsiasi momento il governo decida che questa Fase 2 debba avere inizio. E sono certo che lo saremo“. Ma il commissario fa il punto sullo stato di preparazione per la fase di riapertura del Paese, annunciando ad esempio l’avvio a breve della app per il tracciamento dei contagi: “Avviata la fase di test, la sperimentazione sarà in alcune aree”. La scelta del test sierologico adottato per il campionamento della popolazione avverrà invece entro il 29 aprile. Sui dispositivi di protezione e in particolare sulle mascherine, Arcuri assicura invece “noi siamo pronti per dotare il territorio italiano dei dispositivi che servono anche oggi“.
L’app per il tracciamento dei contagi – Un punto cardine della Fase 2 sarà rappresentato dall’app che servirà a tracciare i contagi, che sarà a regime a breve: “È avviata la fase dei test, dobbiamo sovrapporre il funzionamento dell’applicazione a un modello di sistema sanitario, faremo una sperimentazione in alcune aree del Paese (saranno una al nord, una al centro e una al sud), in tempi ravvicinati sarà messa in campo e ne incentiveremo l’uso tra i cittadini”, spiega Arcuri. Che poi spiega anche alcuni aspetti: la Bending Spoons “ha donato a titolo gratuito la app al governo. Nessuno qui ci guadagna nulla“, Inoltre, l’applicazione “sarà solo volontaria, nessuno sarà obbligato a installarla sul telefono mobile. Ci aspettiamo che un numero molto alto di cittadini lo faccia. Gli esperti ci dicono che almeno il 70% della popolazione dovrebbe farlo per dargli un significato importante”. Arcuri ricorda quindi che “l’app garantirà completamente l’anonimato, non ci sarà nessuna finalità diversa. I dati saranno conservati in un server pubblico, sono per definizione criptati, nessuna preoccupazione per un loro maldestro utilizzo. Si usa tecnologia blutooth e non geolocalizzazione, come prevede la legge sulla privacy“, specifica il commissario.
I dispositivi di protezione individuale – Per la fase due “noi siamo pronti per dotare il territorio italiano dei dispositivi che servono anche oggi“, assicura Arcuri in conferenza stampa alla Protezione civile. “Sui dispositivi di protezione individuale e sulle apparecchiature oggi siamo in condizioni di soddisfare le esigenze che arrivano dal territorio e dalle regioni“, spiega il commissario straordinario, snocciolando anche i numeri: “Nell’ultima settimana abbiamo consegnato alle regioni 25,5 milioni di mascherine, una media di 3,6 milioni al giorno”. Stando ai dati che arrivano dalle stesse Regioni, “sappiamo che nei loro depositi ci sono 39,1 milioni di mascherine“. Per quanto riguarda i ventilatori polmonari, ne sono stati distribuiti e installati 3.720. Infine i tamponi: “Distribuiti 280mila al giorno nell’ultima settimana”. La domanda dei dispositivi di protezione, con la possibile apertura della Fase 2 a maggio, aumenterà, ma “siamo certi di avere una dotazione sufficiente a soddisfarla”, ribadisce Arcuri.
Il test sierologico – La scelta del test sierologico adottato per il campionamento della popolazione, altro aspetto cruciale della Fase 2, avverrà entro il 29 aprile. I dati raccolti “convoglieranno ai sistemi del ministero della Salute, passando per le strutture regionali“, spiega il commissario straordinario. Il bando di gara, pubblicato sui siti del Governo, prevede una prima richiesta di 150mila test, cui potrebbe seguire una seconda richiesta con altrettanti test: “Daremo la priorità alla qualità rispetto al costo, ma ci aspettiamo che le aziende ci chiedano un prezzo basso, fatemi dire simbolico“. I test sierologici che saranno selezionati “dovranno avere il marchio Ce“.