Nel comune già sciolto per mafia nel 2016, assembramento (con due malati che hanno violato la quarantena) non autorizzato alle esequie dell'85enne Paolo Pucci, padre di Santina, moglie di Francesco Grande Aracri, uomo di spicco e punto di riferimento locale della omonima famiglia di ‘ndrangheta messa alle strette dalle inchieste e dai processi delle Dda
Brescello tiene banco anche al tempo del coronavirus. Nel comune di Peppone e don Camillo, commissariato per mafia nel 2016, i carabinieri hanno denunciato complessivamente 15 persone colpevoli di avere assistito alla tumulazione presso il cimitero locale di un 85enne vittima di Covid 19. Due di loro, un uomo e una donna parenti stretti del defunto, non potevano uscire di casa perché a loro volta positivi e dovranno rispondere di epidemia colposa e violazione del divieto di quarantena. La vittima non era semplicemente uno dei tanti anziani che soccombono al virus sulle rive del Po tra Cremona, Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Paolo Pucci è il padre di Santina, moglie di Francesco Grande Aracri, uomo di spicco e punto di riferimento locale della omonima famiglia di ‘ndrangheta messa alle strette dalle inchieste e dai processi delle Dda calabrese ed emiliano romagnola. Francesco ora è in carcere e la moglie Santina Pucci è a sua volta indagata nel processo di mafia Grimilde, la cui udienza preliminare è prevista il 13 maggio.
Il funerale di Paolo Pucci, come purtroppo avviene per tutti in concomitanza con l’emergenza sanitaria, non poteva svolgersi, visto il decreto della Presidenza del Consiglio dell’8 marzo che vieta le esequie nelle zone più colpite del paese, compresa Reggio Emilia. Ma il giorno dopo la morte, il 3 aprile, il comune di Brescello (come tutti gli altri comuni della provincia) ha autorizzato le deroghe al divieto che consentono al momento della tumulazione non più di dieci persone, compresi gli operatori funebri, con l’obbligo della distanza di sicurezza. In realtà così non è stato per Paolo Pucci, secondo i Carabinieri, con la sepoltura che è diventata una sorta di funerale non autorizzato. Un assembramento illegittimo contro il quale si sono scagliati in diversi sui social: “Perché a loro è consentito seppellire i propri cari e a noi no?”. La reazione non ha tardato ad arrivare, con una frase minacciosa pubblicata sul sito facebook “Sei di Brescello se…”. C’era scritto tra l’altro, firmato da un componente della famiglia Pucci: “Dimmi dove abiti che ti vengo a spaccare il muso”. L’amministratore del sito ha poi provveduto a rimuovere la minaccia.
Oltre a Francesco Grande Aracri e alla moglie Santina Pucci, in Grimilde sono indagati anche i figli Salvatore, Paolo e Rosita. Sul versante politico dovrà rispondere del 416 bis anche l’ex presidente del consiglio comunale di Piacenza finito agli arresti, Giuseppe Caruso, esponente di Fratelli d’Italia. L’udienza preliminare sarà l’inizio di una tre giorni di fuoco per i processi di mafia in Emilia Romagna: il 14 maggio riprenderà l’appello di Aemilia nel carcere della Dozza bonificato dopo le rivolte dei carcerati e il 15 il sostituto procuratore Beatrice Ronchi potrà concludere la sua requisitoria al processo Aemilia 92, che vede alla sbarra personaggi eccellenti della ‘ndrangheta di Cutro. Tra gli altri c’è il boss Nicolino Grande Aracri, accusato di avere orchestrato gli omicidi mafiosi per il controllo del territorio avvenuti a Reggio Emilia (uno proprio a Brescello) nel 1992.
La giunta comunale del paese rivierasco intanto ha fatto due cose degne di nota. La prima è l’invio di una lettera aperta a “imprenditori, commercianti, artigiani e professionisti”, che dice in sostanza: in questa fase di grande difficoltà non accettate finanziamenti dalla criminalità organizzata e se siete alle strette rivolgetevi a noi. L’analisi che fa da sfondo all’appello appare un sorprendente cambio di rotta per il paese di Peppone e don Camillo: “Le restrizioni nei finanziamenti alle famiglie e alle imprese hanno dato forza a soggetti che si sono offerti di dare sostegno alla nostra economia, grazie alle ingenti risorse che provenivano da attività di tipo illegale. Hanno nomi ben precisi: si chiamano usura, mafie, ‘ndrangheta. Le indagini e i processi che si sono svolti in questi anni ci hanno aiutato ad aprire gli occhi”. La seconda cosa sono i grandi ringraziamenti, sempre leggibili sul sito del Comune di Brescello, alle aziende locali che hanno deciso di donare 2000 mascherine consegnate sabato 18 aprile in municipio. Tra gli altri nomi dei donatori figura lo studio legale Coffrini. E’ quello dei due ex sindaci, Ermes e Marcello, che per decenni hanno guidato il Comune prima del commissariamento. Senza accorgersi della ‘ndrangheta.
Sulla vicenda del funerale – in una nota di commento all’articolo pubblicato dalla Gazzetta di Reggio e firmata da Nicola Morra, presidente Commissione parlamentare antimafia, dall’europarlamentare Sabrina Pignedoli e dalle deputate Maria Edera Spadoni, e Stefania Ascari – si è espresso anche il Movimento 5 Stelle. “Nonostante lo scioglimento dell’amministrazione comunale precedente per rischio di condizionamento della criminalità organizzata, nonostante le operazioni Aemilia e Grimilde, quindici persone si sono riunite, contravvenendo al lockdown, per il funerale del suocero del boss Grande Aracri, per rendergli ‘onorè” . Si tratta, osservano gli esponenti pentastellati, di uno “schiaffo nei confronti di tutti quei cittadini che si sono trovati a non poter salutare i propri cari perché rispettosi delle regole e attenti alla salute pubblica. Doverosamente i Carabinieri di Brescello – nonostante le forte tensioni del momento – hanno denunciato per epidemia colposa i due affetti da Covid e sanzionato i partecipanti, come previsto dalla legge”.