Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, ospitati sul sito del quotidiano di Confindustria, sostengono che i numeri dei decessi non giustificano il lockdown all'italiana. Il giornalisti "sgomenti" prendono le distanze: "Purtroppo, i morti a causa del Covid-19 si contano nell'ordine di centinaia ogni giorno"
Pollice verso dei giornalisti del Sole 24 Ore nei confronti di un intervento di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi pubblicato venerdì 17 aprile sul sito del quotidiano di Confindustria, sotto la dicitura “i commenti ospitati nella sezione Interventi non sono di giornalisti e commentatori de Il Sole 24 Ore e non impegnano la linea editoriale del giornale”.
Secondo il professore di Filosofia del diritto e il consulente finanziario, “il crollo del Pil atteso in Italia ora è dell’ordine del 20% nei prossimi mesi e anche assumendo una ripresa nella seconda parte dell’anno, molte proiezioni del Pil italiano lo riportano indietro rispetto al livello pre-crisi (2007) di quasi un 20%”. Un disastro economico che in buona parte sarebbe “autoinflitto perché l’Italia è il paese che ha adottato il “modello Wuhan” di chiusura totale (“total lockdown”), prima e più di qualunque altro, tanto è vero che oggi si parla di “lockdown” all’italiana”.
Il punto, secondo i due autori, è che la mortalità italiana non giustificherebbe l’intervento. “Nessuno ovviamente nega che in Lombardia, a Piacenza, in diverse province del Veneto e in Piemonte o persino a Genova si verifichi un picco drammatico di decessi rispetto agli anni precedenti, ma quando parliamo della mortalità complessiva nel nostro paese, le cause dei decessi sono diverse”, si legge nel testo.
In altre parole secondo Becchi e Zibordi, “in base ai dati pubblicati finora, non è morta più gente quest’anno rispetto agli anni precedenti in Italia nel suo complesso”. I due si dicono “sorpresi di questo dato e siamo aperti a spiegazioni e correzioni che spieghino diversamente i dati che abbiamo rilevato dall’Istat. Insomma, si apra un dibattito libero, come avviene negli altri Paesi”. Ma pure sostengono che “l’obiezione che il lockdown abbia ridotto la mortalità al punto di farla scendere persino sotto la media storica non sembra valida perché quella italiana è la seconda più alta del mondo per il Covid, con 338 morti per 1 milione di abitanti”.
Quindi, lasciando “ad altri le spiegazioni nel merito“, Becchi e Zibordi osservano che “non è la mortalità eccessiva a livello nazionale che giustifica il blocco prolungato dei diritti e della vita degli italiani. Dal punto di vista dell’economia italiana c’è una distruzione di reddito enorme, dal punto di vista culturale – qui solo un accenno, si rinvia per un approfondimento all’appello firmato da Aurelio Tommasetti e Paolo Becchi – con la chiusura della Università, o meglio la sua trasformazione in università telematica prevista per il prossimo semestre autunnale, il Paese ha deciso di suicidarsi”.
All’intervento è seguito un accorato comunicato sindacale nel quale la redazione del Sole24Ore, per il tramite dei suoi rappresentanti sindacali, ha preso “con fermezza le distanze dai contenuti di questo intervento. Ogni forma di censura, anche delle opinioni più distanti, è lontana da noi: per questo non abbiamo chiesto che il contenuto fosse cancellato – scrive il Comitato di redazione nella nota pubblicata in coda all’intervento -. La nostra testata si è, però, distinta negli anni per la qualità degli interventi che ogni giorno ospita. Troviamo, allora, sorprendente che un tema così delicato e triste come la morte di migliaia di italiani in queste settimane venga trattato sulla base di analisi che pochissimo hanno di scientifico“.
Quindi il dito viene messo nella piaga del fatto che si discuta di eccessività o meno della mortalità quando “purtroppo, i morti a causa del Covid-19 si contano nell’ordine di centinaia ogni giorno“. La richiesta, allora, è che la direzione ponga “la massima attenzione nella selezione dei contenuti che la testata ospita. Ci pare che stavolta ce ne sia stata molto poca. Questi commenti, come recita la nota in testa al pezzo, “non impegnano la linea editoriale del giornale. Aggiungiamo che lasciano sgomenti i giornalisti del Sole 24 ore“.