Il pubblico ministero Luca Palamara rischia il processo nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato per corruzione. La procura di Perugia – al termine dell’inchiesta della Guardia di finanza – ha notificato la chiusura indagini all’ex presidente dell’Anm, all’ex consigliere del Csm Luigi Spina, all’amica di Palamara, Adele Attisani, all’imprenditore Fabrizio Centofanti e a Giancarlo Manfredonia. Tutti, come il pm romano, sono quindi a rischio processo. La decisione dei pm di Perugia non potrà arrivare prima del 31 maggio, a causa della sospensione dell’attività giudiziaria per l’emergenza coronavirus.

Tra gli episodi di corruzione contestati ci sono viaggi a Londra, Dubai e Ibiza, soggiorni, lavori di ristrutturazione e anche un trattamento di bellezza. A Palamara, all’epoca dei fatti consigliere del Csm, i pm umbri contestano anche un viaggio a Madrid insieme con un familiare per assistere alla partita Real Madrid-Roma di Champions League dell’8 marzo 2016, per il quale Centofanti avrebbe versato oltre 1.300 euro.

L’imprenditore inoltre, avrebbe pagato lavori per diverse decine di migliaia di euro tra il 2013 e il 2017, nell’appartamento romano di Attisani, ritenuta dai pm umbri “istigatrice delle condotte delittuose e beneficiaria in parte delle utilità”, tra cui interventi edili, opere di impermeabilizzazione delle terrazze e la realizzazione di una veranda.

L’ex consigliere del Csm Luigi Spina, che si è dimesso in seguito alla bufera sulle nomine in diverse procure d’Italia, è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento perché avrebbe informato Palamara di un esposto presentato dal pm Stefano Fava contro l’ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e un procuratore aggiunto della Capitale. Spina inoltre avrebbe passato informazioni a Palamara sull’inchiesta che lo riguardava aiutandolo “ad eludere le investigazioni”.

A Giancarlo Manfredonia, titolare di un’agenzia di viaggi, nell’atto di conclusione delle indagini, i pm di Perugia, contestano di aver fornito “false informazioni” e “documentazione artefatta” ai finanzieri che stavano procedendo a far luce sui viaggi organizzati da Centofanti presso la sua agenzia, “in modo da aiutare quest’ultimo e Palamara ad eludere” le indagini.

Palamara “non non è più accusato di aver ricevuto la somma di 40mila euro per nominare il dottor Longo come procuratore di Gela – spiegano i suoi avvocati Roberto Rampioni, Mariano e Benedetto Buratti – o per danneggiare il dottor Bisogni nell’ambito del procedimento disciplinare che lo vedeva coinvolto”.

L’inchiesta a maggio dello scorso anno ha terremotato il Csm (si sono dimessi ben 5 consiglieri) perché ha scoperchiato le trattative sulle nomine ai vertici delle procure. Il 9 aprile era stata chiusa l’inchiesta sull’ex procuratore generale di Cassazione, Riccardo Fuzio, per il quale i pubblici ministeri ipotizzato il reato di rivelazione di segreto d’ufficio perché avrebbe rivelato a Palamara, tra le altre cose anche ex componente del Csm, dettagli sull’indagine per corruzione ora chiusa dalla stessa procura.

Nell’inchiesta a Palamara viene contestato di avere violato i suoi doveri quale componente del Consiglio superiore della magistratura. In particolare di avere messo le sue funzioni a disposizione dell’imprenditore e suo amico Fabrizio Centofanti in cambio di viaggi e regali. Gli atti erano stati quindi trasmessi dalla procura di Roma – che inizialmente aveva condotto l’indagine su Centofanti – a quella di Perugia competente a occuparsi di tutti i fascicoli che coinvolgono i magistrati romani.

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