Nei giorni in cui l'esecutivo decide una serie di nomine per importanti poltrone al vertice delle partecipate dello Stato, l'ex parlamentare scende formalmente in campo contro l'ormai certa riconferma dell'ad dell'azienda del cane a sei zampe. E rilancia un vero e proprio appello, seguito da una cinquantina di firme. Quasi tutte appartengono a parlamentari. L'ex ministra della Sanità: "Non ci è stato concesso di parlare di queste nomine". L'ex titolare del Sud: "Dovevano essere rinviate, intimorire chi dissente non serve"
Un appello pubblicato su facebook per chiedere essenzialmente al Movimento 5 stelle di bloccare “la nomina a qualsiasi livello, di coloro che, sulla base delle nostre regole, non potrebbero neanche essere candidati al consiglio di circoscrizione”. Ma in realtà è soprattutto uno l’obiettivo di Alessandro Di Battista: la riconferma di Claudio Descalzi all’Eni. Nei giorni delicatissimi in cui l’esecutivo decide una serie di nomine per importanti poltrone al vertice delle partecipate dello Stato, l’ex parlamentare del M5s scende formalmente in campo contro l’ormai certa riconferma dell’amministratore delegato dell’azienda del cane a sei zampe. E per la prima volta non è solo una posizione espressa in pubblico: a questo giro Di Battista lancia un vero e proprio appello, seguito da una cinquantina di firme. Quasi tutte appartengono a parlamentari del M5s. Sostengono Di Battista deputati come Giorgio Trizzino, senatori come Vincenzo Santangelo, europarlamentari come Ignazio Corrao, amministratori locali come Ida Carmina, sindaca di Porto Empedocle, personaggi molto importanti nella storia del Movimento come Max Bugani. Ma anche le ex ministre Giulia Grillo e Barbara Lezzi.
È anche per questo motivo se il post pubblicato da Di Battista su facebook nella serata di sabato 18 aprile ha provocato non poche fibrillazioni all’interno del Movimento. In pratica l’ex deputato si pone alla guida di un fronte interno che divide i 5 stelle, criticando implicitamente la condotta dei vertici governativi del Movimento. Una posizione che ha evidentemente attirato attacchi interni nei confronti dello stesso Di Battista. Le due ex ministre Grillo e Lezzi, infatti, dopo aver sottoscritto l’appello sono intervenute pubblicamente per difendere l’ex deputato e attaccare l’ala governativa del Movimento sul tema delle nomine: “Alessandro Di Battista si è unito ad una richiesta che io e altri parlamentari condividiamo e stiamo portando avanti, puntare il dito contro di lui come l’uomo che vuol far tremare la terra sotto ai piedi a Conte è sbagliato e fuorviante, ma ahimè strategico per chi vorrebbe zittirci spostando l’attenzione dal focus principale”, scrive l’ex titolare della Salute. “Questo delle nomine di Stato – continua – è anzitutto un problema interno alla forza politica M5S. Non ci è stato concesso di discutere di queste nomine né in una congiunta parlamentare, né tantomeno sulla piattaforma Rousseau dove i cittadini avrebbero avuto tutto il diritto di esprimersi. C’è un problema di democrazia interna, e tentare di nasconderlo non fa che acuirne la presenza”.
Ancora più pesante l’intervento della ex ministra del Sud, che cita un articolo Fatto Quotidiano sulla riconferma di Descalzi: “Devo prendere atto che Descalzi non è stato mai in bilico nonostante ci sia il M5S al governo e nonostante ne sia il maggiore azionista. Nessuno di noi è così idiota da credere che questa scelta sia dovuta all’emergenza. Non si pensa al rinnovo della più potente carica nella più grande partecipata negli ultimi due mesi prima della scadenza. E non intendo giustificare il M5S usando la più grande tragedia degli ultimi anni che ha ucciso migliaia di persone e soffocato l’economia. Né crederò alla favoletta del Colle”, scrive Lezzi, che attacca direttamente i vertici grillini. “Siamo mica diventati una corrente di Franceschini? Perché se questo sta bene a Spadafora o a Di Maio o a chiunque altro a me no – continua – Per fortuna il presidente Conte si dimostra molto risoluto sul tema Mes. Ho fiducia. Intimorire chi manifesta dissenso con promesse di sanzioni e minacce di espulsioni, non alleggerirà dalle responsabilità e ora nessuno può essere espulso”. L’ex ministra attacca anche anche Vito Crimi: “Il reggente del M5S avrebbe dovuto convocare l’elezione del nuovo capo politico entro trenta giorni dall’inizio del suo incarico. Il ritardo è così prolungato che va ben oltre l’inizio dell’emergenza. Gli off (veline senza nome) contro Di Battista fanno ridere i polli. Stiamo programmando la ripartenza per l’Italia, si programmino anche gli Stati Generali. A chi dirà che ci sono cose più importanti a cui pensare, rispondo che si sarebbero dovute rinviare le nomine con una proroga a breve ad hoc”
Ma cosa ha scritto Di Battista nel suo post? L’ex parlamentare ricostruisce nei dettagli processi e indagini sul conto di Descalzi, che è nell’ordine “imputato per la tangente da oltre un miliardo di dollari pagata in Nigeria, è indagato per gli affari della moglie in conflitto di interessi con Eni, mentre l’azienda è avvolta dalle inquietanti trame e dai finti complotti per azzoppare la procura di Milano che indaga sulla corruzione internazionale”. Tutte vicende, continua Di Battista, ancora “da chiarire, certo. Ma crediamo che quanto fin qui esposto sia più che sufficiente per rendere totalmente irricevibile la riconferma di Descalzi da parte del M5s come Ad di Eni. Nomina di un valore enorme, come altre di cui si sta discutendo”.
L’ex deputato spiega che “in un Paese come il nostro era necessario che una forza politica mettesse nero su bianco che solo chi ha la fedina penale pulita può rappresentare i cittadini nelle istituzioni”. E ricorda che “il M5s è padre dell’unica vera legge anti-corruzione che l’Italia si sia data e che, come abbiamo detto, fa del rigore e severità i suoi pilastri”. Nel suo post Di Basttista scrive anche che “la forza del M5s nasce anche dal disgusto che ha pervaso gli italiani, dinanzi alla affermata consuetudine per cui i guai con la giustizia fossero in politica più un motivo di vanto che di ignominia. Con tutti i condizionali del caso e nella giusta presunzione di innocenza, troppo spesso ai cittadini si è dato concreto motivo di pensare che tra l’interesse pubblico e quello privato ci fossero troppe inopportune commistioni”. Per tutti questi motivi il parlamentare auspica che il capitale politico del M5s torni “ad essere il rinnovamento che non sta nel far perdurare il potere sempre nelle stesse mani (e questo vale per tutte le nomine in discussione) soffocando, così, merito e qualità. Le aziende di Stato giocano ruoli determinanti per lo sviluppo del Paese e a noi, al M5s, era stato dato un mandato chiaro di discontinuità sia nel merito delle scelte che nel metodo”. Quindi lancia l’appello: “Chiediamo di bloccare la nomina a qualsiasi livello, di coloro che, sulla base delle nostre regole, non potrebbero neanche essere candidati al consiglio di circoscrizione”.