In vista del cruciale Consiglio europeo di giovedì spunta, accanto alla proposta franco-italiana di un Recovery fund finanziato con emissioni di debito in comune, anche un piano messo a punto dalla Spagna. Si tratta di un fondo da 1.000-1.500 miliardi di euro finanziato attraverso debito perpetuo dell’Ue che verserebbe ai Paesi sovvenzioni – non prestiti – in base all’impatto del Covid-19 sulla loro economia. Intanto il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, in un’intervista al settimanale tedesco Der Spiegel, ribadisce che per l’uscita dalla crisi servono aiuti per almeno 1.500 miliardi di euro e afferma che il bilancio pluriennale dell’Ue (Multiannual Financial Framework) “potrebbe essere la strada per raggiungere” l’obiettivo visto che è uno strumento “comune“, è “sufficientemente grande” e “velocemente disponibile“. Punto cruciale, perché la ricostruzione deve iniziare “ora, in primavera, massimo entro l’estate”.
Usando il bilancio come garanzia, la Commissione potrebbe emettere obbligazioni da vendere sul mercato per raccogliere circa 1.000 miliardi: da distribuire ai Paesi colpiti sotto forma di elargizioni (da non restituire) e prestiti a bassi tassi di interesse: è questo, secondo Repubblica, il piano allo studio della presidente Ursula von der Leyen e del presidente del Consiglio Ue Charles Michel.
“Se l’area euro si spezza problema enorme per la Germania” – Per Gentiloni, in mancanza di uno strumento comune il rischio è che le differenze tra le economie dell’Eurozona diventino “troppo grandi” e che l’area euro si “spezzi. Non c’è bisogno di dire che questo sarebbe un problema enorme per la Germania, in particolare”. L’ex premier ostenta ottimismo: “No, non credo” che l’Ue fallirà questa prova, dice. Viviamo tempi “straordinari e spero che tutti lo capiscano”. Dopo la mancanza di solidarietà iniziale nei confronti dell’Italia, secondo Gentiloni, “i cittadini vedono che le cose stanno cambiando”. La solidarietà “però non deve mostrarsi solo sul piano medico, anche nella ricostruzione dell’economia”. Su questo fronte, “nel frattempo sono state prese decisioni impressionanti, dalla Bce, dalla Commissione e anche dagli Stati membri”. Ora manca uno strumento comune che consenta di liberare risorse per “almeno 1000 miliardi”, cioè la differenza tra i 1.500 miliardi necessari e il valore delle misure già proposte dall’Eurogruppo (piano Sure, piano Bei e linee di credito del Mes a condizionalità ‘light’). “L’Eurogruppo si è impegnato a lavorare per un Fondo che finanzi questo piano di rinascita”, aveva ricordato domenica Gentiloni ad Avvenire. “Andrà finanziato sui mercati, serviranno emissioni comuni di bond. La discussione è in quale contesto, con quale strumento: la via maestra può essere inserire questo Fondo nel quadro del bilancio comunitario“.
“Il Mes? In passato fatti errori, ma dobbiamo incolpare chi ha preso le decisioni” – Il commissario sottolinea che le forze populiste non sono attive solo nei Paesi del Sud, ma “in tutti i Paesi dell’Ue”, e mettono pressione ai rispettivi governi, spesso con argomentazioni “contraddittorie”. E’ per questo, sottolinea infine Gentiloni, che è “importante” trovare un “compromesso” che funzioni tra Nord e Sud. Anche sull’uso del fondo Salva Stati: “Se nel passato ci sono stati degli errori, e ce ne sono stati, non dovremmo incolpare il Mes, ma noi stessi, chi ha preso le decisioni, i politici“. In questa fase “le linee di credito del Mes possono essere utili per aiutare gli Stati membri, ma naturalmente a decidere se prendere in considerazione gli aiuti deve essere ciascun governo. Queste linee di credito hanno un chiaro scopo e una chiara dimensione: dovrebbero finanziare i costi generati dal sistema sanitario”. Gentiloni sottolinea che le nuove linee di credito per l’emergenza Covid sono quasi prive di vincoli. Anche se i dettagli sono ancora tutti da negoziare, come ricordato dal premier italiano Giuseppe Conte.
La proposta spagnola: Recovery fund finanziato con “debito Ue perpetuo” – Intanto, mentre dall’Italia Conte ripete che “serve tutta la potenza di fuoco dell’Unione europea attraverso l’emissione di titoli comuni che consentano a tutti i Paesi di finanziare in maniera equa e adeguata i costi di questa crisi”, il governo spagnolo ha preparato la sua proposta per gli altri leader. Pedro Sanchez, anticipa il quotidiano El Pais, immagina un fondo finanziato con un debito perpetuo Ue che a partire dall’1 gennaio 2021 trasferirebbe risorse agli Stati sulla base di “indicatori chiari e trasparenti” come la percentuale di popolazione infettata e e il calo del pil. I soldi dati ai singoli Paesi verrebbero contabilizzati come trasferimenti diretti limitati alla durata della crisi, non come debito. Gli interessi, si legge nel documento, verrebbero pagati con “in nuovo set di tasse europee” – per esempio una border carbon tax e una tassa sulle emissioni – che rendano la Ue indipendente dai contributi degli Stati membri. La proposta comprende anche la “completa armonizzazione fiscale” all’interno della Ue e la “eradicazione di tutte le pratiche fiscali scorrette tra Stati membri”. Poiché l’inazione della Ue su questi temi dipende anche dal fatto che attualmente le decisioni vanno prese all’unanimità, la Spagna è “a favore del passaggio a un sistema a maggioranza qualificata per le decisioni sui temi fiscali”.