Le mascherine, i ventilatori, i test sierologici, i contagi, ma soprattutto la Fase 2 e il tracciamento dei positivi. Il commissario Domenico Arcuri, durante la conferenza stampa alla Protezione civile, è stato chiaro: “L’alternativa alla app è ancora la privazione della libertà“. Parole che si sposano con quelle del premier Conte e che puntano a spegnere le polemiche sorte in tema di privacy: “Il contact tracing è una modalità per garantire che in qualche modo vengano conosciuti e tracciati i contatti che le persone hanno, molto importante se qualcuno si contagia – ha spiegato – Possono essere usati per contenere la diffusione del virus. In tutto il mondo alleggerire il contenimento significa essere in grado di mappare tempestivamente i contatti delle persone; l’alternativa alla mappatura tempestiva dei contatti è semplice: le misure di contenimento non possono essere alleggerite e noi dovremmo continuare a sopportare i sacrifici che abbiamo sopportato in queste settimane, privandoci di quote importanti della nostra libertà“.

Insomma, per Arcuri la Fase 2 è possibile solo grazie a un sistema tecnologico di contenimento e mappatura delle persone positive al virus. Problemi di rispetto della privacy? Il commissario ha garantito che Immuni risponderà a due requisiti fondamentali: la sicurezza e, appunto, la privacy. In tal senso, per poi sottolineare che i dati anagrafici e sanitari dei cittadini dovranno essere conservati su una “infrastruttura pubblica e italiana”: “La privacy e la riservatezza dei dati – ha aggiunto – è un diritto inalienabile ed irrinunciabile”. Dunque “non sarà da parte mia possibile allocare queste informazioni in un luogo che non sia un’infrastruttura pubblica e italiana”.

“App deve essere connessa col sistema sanitario” – Per Arcuri, inoltre, la tecnologia deve raccordarsi con la sanità: “Dove comincia e dove finisce il contact tracing? Assume una valenza fondamentale per accompagnare l’allentamento delle misure di contenimento se si connette al sistema sanitario“. Un concetto che il commissario ha voluto ribadire con fermrezza: “Un cittadino che scarica l’app sul suo device e ha garantite sicurezza e privacy non può solo produrre un ‘alert’ verso altri cittadini con cui è stato in contatto, ma non è sufficiente – ha sottolineato – Sarà necessario, in tempi ristretti e nelle forme possibili, che la app si possa connettere al sistema sanitario nazionale, che dia informazioni perché si possa intervenire tempestivamente ed efficacemente. Solo così il contact tracing avrà una valenza e non sarà solo un sistema informativo”. Altro tema è l’obbligatorietà dell’applicazione, che “sarà e resterà volontaria” ha detto Arcuri: “Se non fossimo tutti protagonisti di una tragedia dovrei rispondere che è una farsa immaginare che possa uscire solo chi ha scaricato la app”, ha sottolineato, parlando di una “semplificazione massima“. Rispondendo poi a una domanda sull’ipotesi di un braccialetto per chi non scarica la app, Arcuri ha concluso che “non l’avevo sentita, l’app sarà l’unico strumento“.

“Fase 2? Nessuna decisione frettolosa” – Per quanto riguarda la Fase 2, invece, Arcuri ha sposato in pieno la linea tracciata dal presidente del consiglio: prudenza e cautela. “Non bisogna prendere alcuna decisione frettolosa, dobbiamo essere ancora più consapevoli e responsabili”. Il virus, ha aggiunto, “è ancora tra noi. Abbiamo imparato a contenerlo e i nostri concittadini hanno imparato ad attrezzarsi e a fronteggiarlo, a costo di una sostanziale privazione delle libertà e proprio per questo dobbiamo sapere che non è stato sconfitto né allontanato”. Da questo dato di fatto, Arcuri ha commentato i dati confortanti sull’andamento dell’epidemia e sull’emergenza: “Ci sono ancora 2573 italiani in terapia intensiva, ma ci sono anche 2659 ventilatori che servono a combattere questo virus e a salvare vite. Ieri per la prima volta il numero dei ventilatori ha superato quello dei pazienti in terapia intensiva“.

I tamponi e le mascherine: tra prezzi e numeri – L’Italia è il paese che ha fatto più tamponi in relazione al numero di abitanti, almeno stando alle parole del commissario: “Su ogni 100mila abitanti – ha detto – la Francia ha fatto 510 tamponi, la Gran Bretagna 710, la Spagna 1.990, la Germania 2.063 e l’Italia 2.244″. Ad oggi, ha aggiunto, vengono distribuiti 250mila tamponi al giorno alle regioni e l’aumento di quelli eseguiti è del 500% rispetto ad un mese fa: erano 182mila, oggi sono oltre un milione. Questo – ha concluso – è uno dei tanti risultati della combinazione virtuosa del lavoro fatto dagli uffici del Commissario, della Protezione Civile e delle Regioni”. Per quanto riguarda l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, Arcuri ha spiegato che “ci sono 40,3 milioni di mascherine nei magazzini delle Regioni, aggiornato a ieri. Servirà per fronteggiare picchi di domanda o rigurgiti dell’emergenza. Ormai – ha aggiunto – questo argomento delle mascherine lo possiamo accantonare, ha lasciato il passo a ulteriori questioni. Continuiamo una massiccia distribuzione, sono soddisfatto della trasparenza delle Regioni che dichiarano di averne un po’ più di quelle che gli servono“. Resta, invece, la questione del prezzo delle mascherine: “Confido che in qualche giorno il problema non ci sarà più. Sono molto confidente che siamo vicini alla soluzione” ha detto Arcuri, che poi ha annunciato novità per i test sierologici: “Venerdì aggiudicherò la gara accelerata, i test saranno la terza arma con la quale ci prepariamo a fronteggiare la fase 2, assieme alla App di contact tracing e alla rete di Covid Hospital“.

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