Lo hanno dichiarato i rappresentanti sindacali dei lavoratori della Scai Finance: quattro ore a computer spenti, giovedì 23 aprile, per tutti i 160 dipendenti
Quattro ore di sciopero, giovedì 23 aprile, per tutti i 160 dipendenti: quello alla Scai Finance di Torino, azienda informatica, è il primo sciopero in smartworking. La trattativa sindacale – svolta ovviamente in videoconferenza – non ha portato a nessun accordo sulla cassa integrazione. Per questo, dopo un’assemblea dei lavoratori online, è stata presa la decisione di dichiarare mezza giornata di sciopero.
L’azienda informatica, attiva nel settore delle consulenze informatiche alle banche, appartiene al gruppo Scai, del vice-presidente dell’Unione Industriali di Torino, Massimiliano Cipolletta.”I lavoratori e le loro rappresentanze sindacali ritengono inaccettabile l’atteggiamento dimostrato dall’azienda durante l’avvio della cassa integrazione”, scrivono in un comunicato i delegati di Fiom e Filcams Cgil presenti nell’azienda. “È incomprensibile – proseguono i delegati – l’attivazione della cassa integrazione per un numero così esiguo di persone, 24 su 160, che comporta una riduzione dei costi ridicola rispetto a quanto si sarebbe potuto ottenere con l’applicazione dell’ammortizzatore sociale su un numero decisamente più elevato di colleghi, con minima riduzione dell’orario di lavoro e minima perdita di salario”.
All’apertura della cassa integrazione che interesserà per cinque settimane 24 dipendenti – spiegano – l’azienda ha negato l’anticipo di quanto corrisponderà l’Inps, la rotazione tra i dipendenti e l’integrazione al salario di chi rimarrà a casa, creando una sorta di ‘lista nera’ di lavoratori discriminati, non dimostrando alcuna attenzione nei confronti dell’immediata necessità salariale dei dipendenti. “Per questo motivo – concludono i delegati – il mancato accordo sindacale sull’erogazione dell’anticipo dell’indennità di cassa risulta ancora più iniquo e ingiustificato: la ridicola riduzione dei costi per l’azienda si contrappone a un impatto economico devastante per i colleghi coinvolti dalla cassa e le loro famiglie”.