Ci sono momenti di choc come quelli che stiamo vivendo dove sembra che tutta la conoscenza acquisita venga per un attimo azzerata. Sappiamo che non è così e tanta della struttura e sovrastruttura che abbiamo creato nel corso dei secoli resta in piedi. Ma è anche vero che in poche settimane, dall’inizio dell’emergenza Covid-19, tanti punti fermi sono andati in frantumi. Quando accade questo è da ingenui pensare che tutto possa ritornare come prima e bisogna invece attrezzarsi con bussola, taccuino, libri, motore di ricerca e tante domande per ricostruire le rotte e la mappa del domani.
Io ho deciso di farlo affidandomi alla conoscenza e agli studi di ricerca che il M5S aveva commissionato in tempi non sospetti, il taccuino, la bussola e le domande erano semplicemente nel cassetto ed è bastato aprirlo e rispolverare tutto.
Era il 2017 quando, sotto la spinta di Beppe Grillo, il M5S decise di investigare il futuro della cultura. Ho collaborato dal principio alla ricerca previsionale “Cultura 2030” affidata a Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma, la sua conduzione attraverso il metodo Delphi con il coinvolgimento di 11 esperti in differenti discipline: Remo Bodei (filosofia), Derrick De Kerckhove (sociologia dei media), Juan Carlos De Martin (ingegneria informativa e rivoluzione digitale), Piergiorgio Odifreddi (matematica e scienze esatte), Nuccio Ordine(letteratura), Maria Rita Parsi (Psicologia), Pier Cesare Rivoltella (didattica generale e tecnologie dell’educazione), Severino Salvemini (scienze organizzative), Raffaele Savonardo (Comunicazione culture giovanili), Mario Sesti (Critica Cinamatografica), Marino Sinibaldi (Giornalismo e cultura).
Dobbiamo interrogarci insieme su quali aspetti previsionali nel mondo della cultura ci possono tornare utili per programmare il prossimo futuro, quella fase 2, durante la quale dovremmo imparare a convivere con il virus finché un vaccino non lo debellerà.
Parte dall’interrogativo più grande che sembra sollecitare in questo momento l’interesse della stragrande maggioranza dei cittadini italiani che si troveranno coinvolti come genitori, come studenti o come docenti in una nuova organizzazione della scuola che già in queste ore ha stravolto le nostre abitudini quotidiane. Quale educazione e quale scuola bisogna progettare per l’inizio dell’anno scolastico nel 2020? Quale pensiero, quali esigenze devono guidare la riorganizzazione della scuola, della sua didattica affinché sia possibile realizzare un’apprendimento di qualità, sviluppare le potenzialità di tutti i bambini e i ragazzi garantendo completamente la loro sicurezza?
Sono temi che approfondirò utilizzando la bussola della ricerca Cultura 2030 che ci può intanto indicare la direzione del nostro lavoro: “Nel 2030 l’educazione perderà ogni accezione relativa all’addestramento e alla mera trasmissione di nozioni e regole precostituite. Essa muterà significato in un’azione competente, tesa a favorire la crescita di persone che saranno in grado di partecipare alla vita della propria comunità d’appartenenza in maniera autonoma e consapevole, selezionare le informazioni, avere un pensiero critico”. Ed ancora: “L’educazione sarà intesa come guida alla realizzazione delle proprie potenzialità per essere efficace in un contesto sempre più stimolante. Sarà ancora più improntata all’esperienza, alla relazione, alla cura dell’ambiente, all’autonomia, alla libertà”.
Una sfida enorme quella di dedicarci alle relazioni nell’epoca delle mascherine e del distanziamento sociale, una sfida enorme quella dell’autonomia e della libertà nell’epoca della quarantena quando bisogna garantire contemporaneamente sicurezza dei nostri bambini e dei nostri ragazzi e sviluppo del proprio potenziale considerando che anche le comunità scolastiche hanno avuto perdite significative del personale scolastico a causa del Covid-19. E questa sfida dobbiamo affrontarla responsabilmente insieme.