“L’economia internazionale, che già si era indebolita nello scorso biennio, è stata travolta dalla pandemia di Covid-19”. Così l’Ufficio parlamentare di bilancio nella nota congiunturale di aprile in cui si sottolinea che gli effetti del Coronavirus “sembrano, allo stato, comparabili in tempi di pace soltanto a quelli della grande depressione del 1929“. Per l’Italia si tratta di uno shock “senza precedenti”.
L’Italia, ricorda l’ufficio di vigilanza, “è stata il primo paese europeo a essere colpito dalla pandemia, fuori dalla Cina. L’emergenza sanitaria ha richiesto l’adozione di misure di prevenzione senza precedenti basate sul distanziamento sociale, che stanno producendo i loro effetti sulla diffusione dell’epidemia, ma implicano fortissimi costi economici. In alcuni settori, quali il turismo e la ristorazione, il commercio al dettaglio, i trasporti e la logistica, l’attività si è ridotta fino a quasi annullarsi”. Dopo il crollo del Pil dei primi due trimestri, “assumendo che non ci siano altre ondate dell’epidemia nei prossimi mesi”, dal terzo trimestre dovrebbe manifestarsi la ripresa.
Nel dettaglio, l’Upb prevede per l’Italia un calo del Pil del 15% nella prima metà dell’anno 2020. “Mai registrato nella storia della Repubblica”, ha sottolineato l’Ufficio parlamentare di bilancio che ha stimato che nel “trimestre scorso il Pil si sarebbe ridotto di circa cinque punti percentuali, quasi interamente ascrivibili al crollo dell’attività in marzo e quello corrente sconta gli effetti del blocco, in quanto inizia su livelli molto bassi in aprile e risente del pesante trascinamento statistico di marzo”: se le restrizioni verranno allentate gradualmente a partire da maggio “si prefigura una contrazione congiunturale del Pil del secondo trimestre dell’ordine di ulteriori dieci punti percentuali”. Sempre secondo l’Upb, però, “la ripresa dell’economia italiana dovrebbe manifestarsi nel terzo trimestre”.
Pesantissime anche le ripercussioni che l’Ufficio parlamentare vede sul mondo del lavoro: “Si stima, per la sola parte relativa alle richieste Cig, che il numero complessivo di ore autorizzate possa essere ampiamente superiore, anche triplo, rispetto ai valori massimi storicamente osservati su base mensile dalla crisi finanziaria del 2009”. Tuttavia, si legge, “al momento non sono disponibili informazioni sul mercato del lavoro relative al periodo dell’emergenza sanitaria, che potrebbe anche ostacolare la produzione delle statistiche ufficiali”.