In Germania l'azienda di Wolfsburg ha raggiunto un accordo con l'associazione di consumatori Vzbv, che prevede un risarcimento fra i 1.350 e i 6.250 euro a seconda del tipo di auto per oltre 250 mila possessori di auto con defeat device. Nel nostro Paese il Pm della Procura di Verona ha proposto di archiviare il procedimento contro i vertici della filiale italiana Vw. Il Codacons: "sconfitta per il sistema giudiziario italiano e beffa per migliaia di automobilisti raggirati"
A quasi cinque anni di distanza dallo scandalo emissioni diesel, Volkswagen continua a pagare risarcimenti ai consumatori truffati: stavolta, toccherà a oltre 250 mila fra quelli tedeschi, a cui il colosso di Wolfsburg sborserà complessivamente 620 milioni di euro, erogati a partire dal prossimo 5 maggio. Cifra che è frutto di un accordo raggiunto con l’associazione federale dei consumatori Vzbv. “È la prima volta che i consumatori sono stati in grado di difendersi in un procedimento di massa di queste dimensioni”, ha commentato Klaus Mueller, numero uno di Vzvb.
Il risarcimento per i proprietari di modelli diesel dotati del noto “defeat device” riceveranno un indennizzo compreso fra 1.350 e 6.250 euro a seconda del tipo di auto e dell’anzianità. L’importo di 620 milioni si aggiungerà ai 30 miliardi di euro è già costati alla Volkswagen per la risoluzione della vicenda, di cui la maggior parte sono finiti negli Stati Uniti per coprire spese legali, multe e risarcimenti.
Nel frattempo, nel nostro Paese prosegue il braccio di ferro fra la filiale italiana della Volkswagen e il Codacons, che sta coordinando una class action che riconosca gli indennizzi anche ai clienti truffati di casa nostra. Il Pm della Procura di Verona, Marco Zanatelli, ha richiesto l’archiviazione per i vertici di Volkswagen Italia indagati nel procedimento penale relativo al dieselgate, in quanto mancherebbe la prova del dolo: pertanto, non vi sarebbero i presupposti per perseguire Volkswagen Italia per il reato di frode in commercio, che era stato ipotizzato in relazione alla installazione sulle automobili del software in grado di aggirare i limiti sulle emissioni inquinanti durante i test omologativi. Il Codacons si oppone alla richiesta di archiviazione davanti al gip e la conclusione del Pm verrà sottoporrà il giudizio alla Corte dei conti.
“A questo punto l’Italia rischia davvero di essere l’unico paese dove la falsificazione delle emissioni non troverà alcuna sanzione effettiva se si considera che, invece, nel resto del mondo la vicenda “Dieselgate” ha portato a pesanti condanne e multe salatissime per la Volkswagen”, spiega l’associazione dei consumatori: “La richiesta di archiviazione rappresenta una decisione scandalosa contro cui i legali del Codacons – che nell’ indagine è parte offesa in rappresentanza degli automobilisti truffati – presenteranno immediata opposizione, chiedendo al Gip di rigettarla”.
La richiesta di archiviazione della Procura, secondo l’associazione dei consumatori, costituirebbe di per sé anche un danno erariale: “Gli elementi che hanno portato alla decisione di oggi erano da tempo conosciuti dai Pm, che hanno in ogni caso proceduto a complesse perizie e relazioni tecniche sulle auto Volkswagen che hanno avuto un costo ingente per la collettività”. Per tale motivo il Codacons e i proprietari di auto Volkswagen che l’associazione rappresenta depositeranno un esposto alla Corte dei Conti del Veneto, affinché verifichi eventuali danni sul fronte erariale prodotti dall’inchiesta della Procura di Verona.
“L’inchiesta ha già portato ad accertare un fatto, ossia la manipolazione del software delle automobili da parte di Vw, che non può assolutamente rimanere privo di sanzione”, sostiene il Codacons: “Se così fosse, sarebbe un’enorme sconfitta del sistema giudiziario italiano che rappresenterebbe una beffa per migliaia di automobilisti raggirati”.