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Ezio Bosso: “La malattia mi ha allenato a soste peggiori. E basta con il lessico bellico: il virus non è un nemico, non lo sconfiggeremo, ci dovremo convivere”

"Diventare migliori è una scelta non una conseguenza, richiede un impegno forte con se stessi. Star chiusi in casa non basta. Questa retorica vuota che ci circonda è insopportabile", ha detto il maestro al Corriere della Sera

Ezio Bosso ha raccontato al Corriere della Sera i suoi giorni di isolamento: “Sono ai domiciliari dal 24 febbraio. Se poi calcolo il periodo delle cure, dal 9 per le solite terapie, i mesi di clausura sono ormai più di due”, ha spiegato. Il maestro torinese, 48 anni, deve essere attento e prudente per via della malattia degenerativa da cui è afflitto. “La malattia mi ha allenato a soste forzate ben peggiori. Stavolta però non è il mio corpo a trattenermi ma qualcosa di esterno, collettivo, misterioso. Sono giorni strani, il tempo e lo spazio si sono fatti elastici, a volte le ore sono eterne, a volte volano. A volte ti senti in prigione, a volte scopri la Dodicesima stanza , quella che ti libera. Era il titolo di un mio vecchio album”. I suoi cani, la sua casa grande, la musica manche una consapevolezza, forse non diventeremo migliori dopo tutto questo: “Diventare migliori è una scelta non una conseguenza, richiede un impegno forte con se stessi. Star chiusi in casa non basta. Questa retorica vuota che ci circonda è insopportabile. Così come tanta cattiveria sparsa nel web, l’ ottuso complottismo di chi vuole un colpevole a ogni costo”. Ascolta Mahler, gli manca fare musica e legge, Ezio Bosso. Ma cerca di guardare poco la tv: “Il meno possibile. E basta con questo lessico bellico, il virus non è un nemico, non c’ è una guerra in corso. Non lo sconfiggeremo, come per altre malattie, da l’ Aids al cancro, ci dovremo convivere”.