Le stime catastali delle centrali idroelettriche del Trentino sarebbero state sottodimensionate, causando un danno per milioni di euro ai Comuni interessati a ricevere il pagamento dalle società concessionarie. Uno scandalo sommerso, ma che si protrae da anni e riguarda uno dei beni più preziosi delle montagne: l’acqua. Alcuni mesi fa un dirigente e un funzionario del servizio catasto della Provincia autonoma di Trento sono stati citati in giudizio dalla Procura regionale della Corte dei conti di Trento per danno erariale. Una somma ingente, frutto delle minori entrate da Ici, Imu e Imis per il Comune di Peio, che raggiungerebbe, secondo le contestazioni, il valore di 2,8 milioni di euro. Ma quella è solo una parte delle contestazioni perché si sospetta che di un analogo trattamento di favore possano aver beneficiato decine di centrali, con un danno da milioni di euro per tanti Comuni trentini.
Le Fiamme Gialle hanno cominciato a indagare su due centrali di Peio e, su delega del procuratore della Corte dei Conti, Marcovalerio Pozzato, hanno sequestrato negli uffici provinciali la documentazione che riguarda le pratiche di valutazione. Secondo la Finanza, due funzionari del Catasto “in danno del Comune di Peio e a diretto beneficio dei soci della Hydro Dolomiti Energia srl, la società concessionaria delle centrali idroelettriche in questione, pur disponendo di tutti i dati e le informazioni necessarie, all’atto di determinare il reale valore catastale hanno formulato una valutazione tecnica, economica e finanziaria scorretta”. Hydro Dolomiti Energia fa capo alla Provincia autonoma e ha come azionisti pubblici i Comuni di Trento e di Rovereto, mentre quelli privati fanno capo a un Fondo australiano.
“La tematica riguarda tutte le centrali idroelettriche del Trentino: una ventina, fra grandi e medie, più una cinquantina di piccole dimensioni. Tutte le grandi e medie centrali sono interessate dalle indagini della Procura della Corte dei conti, da me diretta” ha dichiarato il procuratore Pozzato all’agenzia giornalistica Opinione. Aggiungendo: “La questione risale negli anni. Ma non tutti i Comuni hanno avuto il medesimo approccio, mano a mano che si chiariva la sottostima delle rendite catastali, con minori entrate per milioni e milioni di euro. Alcuni hanno letteralmente messo da parte la questione, nel timore di attirare un’attenzione negativa da parte degli allora amministratori provinciali. Altri Comuni, come Vallarsa e Peio, alla stregua di novelli Davide di fronte a Golia, hanno coraggiosamente posto le proprie doglianze in sede giudiziaria”. Secondo il magistrato, “il conflitto di interesse della Provincia è sempre stato evidente, nel momento in cui ad essa e al Servizio Catasto erano demandati importanti adempimenti”. Finora “sono state portate a compimento le indagini riguardanti le centrali di San Colombano, Peio e Santa Massenza. Per la seconda il danno erariale è di circa 2,8 milioni di euro, con rinvio a giudizio, per San Colombano di 391 mila euro. Per Santa Massenza è stato contestato, con invito a dedurre, un danno di più di 2,5 milioni di euro”.
Lo scandalo è politico perché nel 2006 la Provincia commissionò a una società di consulenza la stima delle centrali e poi la secretò. Sorprendente aumento di valore rispetto alle semplici autocertificazioni dei concessionari, interessati a pagare il meno possibile. “Nel caso della centrale di Peio – dichiara il procuratore – il concessionario dimenticò, con tranquilla compiacenza dei funzionari, di includere la valutazione di un intero corpo di diga, nonché di significative opere quali le gallerie, le opere di presa…”. Adesso il consigliere provinciale Filippo Degasperi (ex-Cinquestelle, ha fondato il gruppo L’Onda) ha presentato un’interrogazione in cui ricorda che il presidente Lorenzo Dellai del centrosinistra (governò ininterrottamente dal 1999 al 2013) ordinò la perizia, che però non ebbe effetti pratici. Degasperi chiede perché non sia stata valorizzata a fini erariali e se “eventualmente aggiornata, sarà impiegata come base per le gare in programma”. Infatti tra due anni saranno rinnovate le concessioni di sfruttamento a fini idroelettrici dell’acqua montana, un affare imponente. “La Provincia si è misteriosamente dimenticata di quella perizia. I primi ad essere chiamati in causa dovrebbero essere i politici che, nel cassetto, hanno nascosto anche l’interesse pubblico”.