La polemica nasce dal post su Fb del padre di un bambino di terza elementare: "E’ assente un vero e proprio progetto per tutta la scuola. Mio figlio ha fatto solo una video lezione". La replica del dirigente: "Sono pronto a stendere un rapporto che spiegherà tutto". L'insegnante: "Sostiene cose non vere"
Da una parte mamme e papà che rimproverano il capo d’istituto di non aver fatto abbastanza negando il diritto allo studio dei bambini. Dall’altra il dirigente Giuseppe Iacona che difende a spada tratta la squadra di insegnanti che sono al lavoro da settimane per fare lezioni online. La didattica a distanza diventa motivo di contesa tra i genitori e il dirigente dell’istituto “Rita Levi Montalcini” di Buccinasco. Un problema che si è registrato anche all’istituto “Lotto” di Monte San Giusto (Macerata), dove un gruppo di genitori si sono fatti sentire per chiedere qualcosa in più degli esercizi e dei compiti da fare a casa.
A scatenare la polemica nella scuola milanese è stato un messaggio che Gian Pietro Fontana, papà di un bambino di terza elementare, ha postato sul suo profilo Facebook: “All’ istituto comprensivo ‘Rita Levi Montalcini’ qualche compito viene caricato sporadicamente sul registro elettronico e alcuni insegnanti, con buona volontà (molto apprezzata da noi genitori) e di propria iniziativa, si son presi la briga di organizzare qualche breve incontro in videochat coi bambini: ad oggi è tutto ciò che è stato fatto. Chiedo che il dirigente si attivi immediatamente per porre rimedio a questa situazione discriminatoria e lesiva di un diritto costituzionalmente garantito. Noi genitori possiamo dare disponibilità a prestare le nostre capacità, le competenze, il nostro tempo per collaborare affinché venga riconosciuto a tutti il diritto di svolgere regolarmente le lezioni e dare continuità al progetto formativo. Non è solo una richiesta di continuità didattica; la scuola è anche relazione e scambio tra ragazzi e insegnanti, e soprattutto in questo momento di difficoltà ne sentono il bisogno”.
Un post che ha generato una serie di commenti tra cui quello del sindaco della città. “Mi sono permesso di scrivere un post su Facebook – spiega Fontana a ilfattoquotidiano.it – facendo presente le difficoltà che stiamo affrontando. Manca una vera e propria organizzazione. Le classi si sono organizzate in maniera autonoma. E’ assente un vero e proprio progetto per tutta la scuola. Mio figlio in terza elementare ha fatto solo una video lezione usando una piattaforma”.
Pronta la risposta del preside Giuseppe Iacona: “Questo papà e altri genitori non hanno mai parlato con me e nemmeno con le maestre. Ho ricevuto una richiesta di chiarimenti da parte dell’ufficio scolastico territoriale che è stato sollecitato dallo stesso Fontana. Sono pronto a stendere un rapporto che spiegherà tutto. Bisogna capire cos’è la didattica a distanza. Ciò che posso dire è che da prima di Pasqua le maestre di questo bambino facevano video conferenze. Risponderò anche al sindaco che ha commentato il post facendo una cosa sgradevole nei confronti dei miei docenti. La didattica a distanza non sono le videoconferenze, è molto altro”.
Sul caso interviene anche Valeria Ammenti, insegnante della ‘Montalcini’, Rsu e coordinatrice provinciale della Gilda Monza Brianza: “Gli insegnanti della scuola si ritengono offesi gratuitamente dalle illazioni di Fontana. Questo signore ha scritto una lettera all’ufficio territoriale sostenendo cose non vere. Cosa si intende per vera didattica a distanza? Siamo in una situazione emergenziale, tutti i docenti di questa scuola sono stati a disposizioni fin da subito per attuare lezioni online nelle forme che progressivamente hanno individuato e calibrato sulla base delle esigenze delle famiglie. È grave che il sindaco abbia interloquito via social confermando le accuse nei nostri confronti”.
E proprio al primo cittadino Rino Pruiti è rivolta una lunga lettera scritta da tutte le docenti della scuola: “Ci sentiamo offesi dalle sue accuse gratuite, visto che ci siamo impegnati fin da subito per garantire ai nostri alunni la continuità dell’esperienza scolastica in un contesto inedito ed emergenziale, al meglio delle nostre competenze e possibilità, mettendo a disposizione le nostre risorse personali in termini di device e di connessioni. Rileviamo infine la scorrettezza di entrambi, poiché non avete ritenuto di interloquire con il dirigente scolastico nelle sedi preposte, ma avete alimentato un processo in una piazza virtuale senza possibilità di contraddittorio, visti i ruoli istituzionali ricoperti dai soggetti diffamati, con l’esito di caricaturare l’agenzia istituzionale che ha il compito di costruire la cultura della cittadinanza condivisa”.