“L’Italia rifiuta la meritocrazia Così le donne non andranno mai al potere”. Mentre continuano le polemiche per la quasi assenza di rappresentanti femminili nelle task force istituite nelle ultime settimane per parlare della seconda fase dell’emergenza, a rilanciare il tema è Emma Bonino. “In Italia”, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della sera, “la parità di genere esiste solo il sabato e alla domenica nei convegni. Poi dal lunedì chi ha il potere reinserisce il pilota automatico e sceglie gli uomini che conosce, di cui è amico, che gli girano intorno. Ci saranno ormai già 15 task force e un proliferare di ‘tavoli’ che sembra di stare all’Ikea, e le donne sono infima minoranza. Altro che parità di genere”.

Secondo la senatrice Bonino, “i gruppi di chi dovrebbe ridisegnare l’Italia di domani già ci sono ed escludono le donne“. I casi sono quelli emersi nei giorni scorsi: “Nessuna donna nel comitato tecnico scientifico che lavora con la Protezione civile. Quattro su 17 in quello di Colao. Ho letto che la ministra Bonetti ha fatto una task force ‘rosa’ per la famiglia, composta da 13 donne. Mi sa tanto di riserva indiana”. Proprio Bonino è sempre stata contraria al meccanismo delle quota rosa, però osserva: “Io sono contro perché non voglio costruire un’Italia per quote: tanti neri, tante donne, tanti disabili. I cittadini sono tutti uguali e hanno uguali diritti. Però noto che dove ci sono le quote grazie a leggi che io non ho mai votato, come nei consigli di amministrazione, la parità di genere si afferma perché non se ne può fare a meno. Appena non c’è una legge che obbliga, come nelle task force governative, sparisce”. E questo, secondo la senatrice “è un aspetto del rifiuto della meritocrazia”: “Il potere in Italia tende a riprodursi per cooptazione, il potere dà dipendenza, è un grande afrodisiaco. Così prevale la cultura che gli inglesi chiamano della old boys’ net, la rete dei vecchi amici che si frequentano e si conoscono, a cui si è aggiunta di recente una new boys’ net”.

Infine Bonino ha rilanciato l’iniziativa “Dateci voce”, ovvero la lettera sottoscritta da varie esponenti del mondo della politica e della società civile per chiedere al premier Giuseppe Conte di non dimenticare la voce delle donne e di tenere in considerazione la presenza delle donne negli organismi che stanno gestendo la crisi, in particolare nella task force governativa presieduta da Vittorio Colao e composta per l’80% da uomini. Tra i tanti hanno aderito: Michela Marzano, Alessia Mosca, Laura Boldrini, Susanna Camusso, Giovanna Melandri, Piero Chiambretti, Josefa Idem, Rossella Muroni, Paolo Lattanzio, Cristina Rossello, Tosca, Carlo Robiglio, Federico Ferrazza, oltre 200 associazioni e 1000 cittadini. L’appello, scandito dall’hashtag #datecivoce, è stato raccolto anche da deputati e senatori. Tra le prime ad aderire: Noi Rete Donne, Noi Donne, Inclusione Donna, Soroptimist, Ladynomics, GammaDonna, Community Donne 4.0, Differenza Donna Ong, Rebel Network, Movimenta, Young Women Network ma anche realtà del territorio come Tutti per Roma, Roma per tutti, Coordinamento 3 Donne di Sardegna e A.Do.S. “Il tema della rappresentanza prescinde dalla creazione della task force che è solo l’ultima dimostrazione di come le donne in questa crisi ci siano state ma non nei luoghi decisionali”, hanno dichiarato le promotrici dell’iniziativa
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