La capitale amazzonica registra al momento 1.664 contagi ufficiali, dei quali 166 mortali. Con i pochi posti di terapia intensiva ormai al completo. Il sindaco Arthur Virgilio Neto ha denunciato in lacrime l'emergenza e attacca il presidente Jair Bolsonaro
Anche in Brasile, come sull’isola di Hart Island a New York, si scava per fare fronte all’aumento dei decessi per l’epidemia di coronavirus. E così in Amazzonia si continua a lavorare alle fosse comuni per seppellire decine di vittime di Covid-19. Il sindaco di Manaus, Arthur Virgilio Neto, lo ha annunciato tra le lacrime, affermando che la città “non sta vivendo un’emergenza ma una calamità naturale“.
La capitale amazzonica registra al momento 1.664 contagi ufficiali, dei quali 166 mortali. Con i pochi posti di terapia intensiva ormai al completo. “Siamo al collasso, i medici devono scegliere chi salvare in base all’età, siamo alla barbarie“, ha detto Virgilio, che ha lanciato un appello al governo di Brasilia. “L’Amazzonia ha bisogno di aiuto, abbiamo bisogno di volontari, medici, infermieri e apparecchiature mediche”, ha detto.
Virgilio ha anche criticato il presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, per aver partecipato alla manifestazione di domenica scorsa a favore della dittatura militare (peraltro tossendo più volte in pubblico). “‘Mio padre era senatore e venne deposto dai golpisti, credo che sia stata una pessima scelta quella di Bolsonaro. Ha riaperto una ferita”, ha aggiunto Virgilio.