Lo riferisce l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità. In particolare di 6 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 38 presentavano gravi patologie preesistenti mentre 10 non avevano diagnosticate patologie di rilievo
Continua l’analisi dell‘Istituto superiore di sanità sui dati che riguardano l’epidemia di Covi 19 in Italia. Al 20 aprile sono 238 su 21.551 (1,1%) in Italia i pazienti deceduti positivi all’infezione da Sars CoV 2 e di età inferiore ai 50 anni. Lo riferisce l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità. In particolare, 54 avevano meno di 40 anni (34 uomini e 20 donne). Di 6 pazienti di età inferiore ai 40 anni – riporta l’Iss – non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 38 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità), mentre 10 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.
L’Istituto superiore di sanità in un altro rapporto tecnico ritorna sull’argomento animali da compagnia che possono essere potenzialmente esposti al virus Sars Cov 2 in ambito domestico e contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette. Non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo. Il rapporto con gli animali, afferma l’Iss, è anzi “importante per il nostro benessere in questo periodo di forzato isolamento”.
Tuttavia per proteggerli è necessario adottare precauzioni per un accudimento sicuro, soprattutto se si è contagiati. Trattandosi però di un virus “finora sconosciuto, le incertezze in merito a Sars Cov 2 sia nell’uomo che negli animali sono numerose”, affermano gli esperti dell’Iss. Infatti, quali animali possano ospitare il virus “non è pienamente noto” e le evidenze ad oggi disponibili negli animali da compagnia, derivanti da osservazioni e studi sperimentali, si limitano a gatto, furetto, cane e criceto.
Sempre dall’Iss arriva un parere sulla tanto discussa questione parchi. “I parchi pubblici si potranno pure riaprire, ma occorrerà mantenere le regole di distanziamento sociale – spiega all’Adnkronos Salute Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità – È chiaro che prima o poi bisogna riaprire il Paese ma bisogna farlo con molta cautela, mantenendo il distanziamento sociale e aumentando la capacità di controllo sul territorio per identificare possibili nuovi focolai”.