Dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 la spesa dei mercati emergenti, soprattutto quelli del Medio Oriente, ha sostenuto il settore della difesa occidentale aiutando i produttori del settore. L’impatto della pandemia significa oggi un rallentamento della crescita economica. In Medio Oriente tra il 2012 e il 2015 la spesa per la difesa regionale era cresciuta a un tasso medio annuo del 12% in termini reali, poiché il prezzo del petrolio aveva superato i 100 dollari al barile. Il conseguente crollo dei prezzi del petrolio tra il 2014 e il 2016 ha portato molti stati della regione – in particolare gli stati arabi nel Golfo Persico – a perseguire il risanamento del bilancio dal 2016.

Oggi il settore petrolifero sta subendo una crisi mai vista prima. All’apertura odierna dei mercati europei il valore del West Texas Intermediate (Wti) – un tipo di petrolio il cui prezzo, insieme a quello del Brent, è usato come riferimento per il mercato mondiale – è sceso del 17,9% a 14,99 dollari al barile, il livello più basso dal 1999. Sui mercati asiatici il prezzo del petrolio Wti è sceso fino a 14,47 dollari al barile. Dal 10 febbraio ad oggi, il prezzo delle azioni di Lockheed Martin è diminuito del 28% circa, mentre quelle di Fincantieri del 32%.

Le azioni di alcune società di difesa sono attualmente negoziate ai prezzi più bassi degli ultimi cinque anni. Fincantieri ad esempio costruisce navi da guerra di progettazione complessa ed è uno dei principali partecipanti al programma di espansione navale del Qatar. È stata incaricata di consegnare quattro corvette alla Marina del Qatar, ma solo una è stata consegnata ad inizio anno. Se le operazioni rimangono sospese per un periodo di tempo prolungato, la società potrebbe potenzialmente perdere opportunità straniere in un momento in cui la modernizzazione navale sta guadagnando il primato su altri settori.

Con i casi Covid-19 in aumento nell’Europa occidentale, le operazioni di molte altre società di difesa in Europa, come Navantia e Indra in Spagna, ad esempio, possono essere influenzate da arresti parziali o completi e quindi ritardare le consegne. In Italia il settore difesa aveva registrato un calo già da tempo nel mercato della vendita di armi comuni. Ad esempio nel 2019 ha segnato il dato più basso degli ultimi 15 anni: dopo il record di oltre 1 milione di armi prodotte nel 2013 è diminuita a poco più di 703mila del 2019 con un decremento complessivo del 31,5%.

Mentre la produzione di “armi lunghe” (fucili da caccia e per tiro sportivo) manifesta una sostanziale tenuta, il calo è drastico soprattutto per le “armi corte” (pistole e revolver). A calare sono state soprattutto le esportazioni verso gli Stati Uniti che costituiscono il principale mercato per gli armieri bresciani: da oltre 230mila “pistole e revolver” del 2013 per un controvalore di quasi 43 milioni di euro, a poco più di 105mila nel 2019 per un valore totale di meno di 30 milioni di euro, più che dimezzate.

Vanno diversamente invece le cose per Leonardo che ha annunciato il completamento dell’acquisizione di Kopter Group Ag (Kopter) dalla società Lynwood (Schweiz). Il prezzo di acquisto comprende una quota fissa del valore di 185 milioni di dollari e un meccanismo di earn out legato a specifici traguardi del programma, a partire dal 2022. L’acquisizione di Kopter permette a Leonardo di rafforzare ulteriormente la sua leadership mondiale nel settore elicotteristico.

Inoltre sempre Leonardo si è aggiudicata un contratto dal costruttore svizzero Pilatus Aircraft Ltd per la fornitura di sistemi avionici di comunicazione, pannelli di controllo del cockpit e relativi componenti elettronici che saranno installati a bordo degli addestratori monomotore in dotazione all’Aeronautica Militare spagnola.

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