Anche chi aiuta ha bisogno di aiuto. Per medici, infermieri e operatori sanitari gestire in prima fila l’emergenza sanitaria coronavirus – tra turni infiniti, lutti, e paura del contagio per sé e per i propri cari – è una fatica anche dal punto di vista psicologico, oltre che fisico. Per questo Emergenza Sorrisi e la Società Italiana di Psichiatria hanno attivato un numero verde per offrire supporto a distanza, uno sportello di ascolto e sostegno a distanza, per cui è stato richiesto il patrocinio del Ministero della Salute e della Protezione Civile. “Con livelli di stress così alto di arrivare al burnout, cioè alla sindrome da esaurimento – spiegano gli psichiatri coordinatori del progetto – chiedere aiuto non è un segno di debolezza”.
Il numero (800.042.999) è stato messo a disposizione da Tim: è attivo dal lunedì al sabato dalle 15 alle 19 e a rispondere saranno gli esperti della Società Italiana di Psichiatria sotto la supervisione del professor Massimo di Giannantonio e del dottor Enrico Zanalda, coordinatori del progetto.”Emergenza Sorrisi, sulla base delle sollecitazioni espresse dai sanitari e dai propri volontari distribuiti in tutto il territorio nazionale, ha deciso di promuovere questa iniziativa”, spiega Fabio Abenavoli, presidente dell’associazione benefica. “In questo periodo di estrema difficoltà siamo molto vicini ai nostri medici e infermieri volontari che lavorano senza sosta e timore per salvare tantissime vite. Questo virus è il virus della lontananza e del distacco, per questo abbiamo raccolto la loro richiesta di aiuto e pensato di offrire un servizio di supporto per ricordare loro che non sono soli nell’affrontare una situazione di stress elevatissimo”
“L’ansia, la frustrazione, i sensi di colpa, i disturbi del sonno a causa dei lutti multipli e della paura di non aver fatto abbastanza per i propri pazienti riguardano il 50% degli operatori sanitari – spiegano di Giannantonio e Zanalda, presidenti della Società Italiana di Psichiatria – Questa percentuale sale al 70% per il timore e l’ansia di contrarre il virus e all’85% per l’angoscia di essere veicolo dell’infezione per i propri cari. Un indicatore indiretto di questa situazione è l’incremento di almeno il 30% del consumo di ansiolitici dall’inizio della pandemia. È bene ricordare che chiedere aiuto non è un segnale di debolezza ma di forza, per evitare domani l’ondata di sindromi post traumatiche da stress”.