Unica nota positiva: il rovescio della medaglia di questo virus è l’attenuarsi quasi clamoroso dell’impatto ambientale sui nostri territori. Mari che assumono colori cristallini quasi caraibici, pesci che riprendono a solcare i fondali di Venezia o delfini che si affacciano con più frequenza sulle coste di Pozzuoli. Infine, osservando le mappe dell’inquinamento in Italia si scopre come, rispetto a pochi mesi fa, l’aria è molto meno inquinata. Eppure, proprio il nostro Paese ha raggiunto nel 2016, secondo uno studio di The Lancet il record negativo del più alto numero di vittime in Europa, 45.600, a causa dell’esposizione al Pm 2,5, provocando una perdita economica all’Italia di almeno 20,2 milioni di euro, la più alta in Europa. Il dato diventa ancora più premonitore se confrontato con alcuni studi recenti (come quello del gruppo di ricerca guidato dal dottor Antonio Frontera, ricercatore del San Raffaele, pubblicato sul Journal of Infections) che rilanciano l’ipotesi della relazione tra Covid-19 e inquinamento.
Ma non appena le attività andranno di nuovo a regime, perderemo questa illusoria pace con l’ambiente. E allora non ci resta che fare tesoro di questi avvertimenti e provare a dare forza a una serie di piccoli gesti quotidiani, più o meno alla portata di tutti o di molti, per difendere l’ambiente, tenere lontani i virus, ridurre gli sprechi energetici e il consumo di risorse primarie, a partire dall’acqua.
1 Non sprecate l’acqua – Ogni abitante del Belpaese consuma più di 200 litri di acqua al giorno. 25, in media, se ne vanno per una normale doccia che dura cinque minuti. Se poi ci trastulliamo per 10 minuti sotto il gettito della doccia se ne vanno 50. Un bagno in una vasca, invece, ne consuma più del doppio. Un’operazione banale come quella di lavarsi i denti o le mani ne spreca 30 litri, lasciando il rubinetto aperto. L’alternativa? Avvalersi di erogatori a basso flusso, fare docce brevi, se possibile condivise con il partner e non tutti i giorni. E per denti e mani aprire il rubinetto solo al momento del risciacquo. Con gli attuali livelli di consumo, l’acqua è ormai un bene più prezioso del petrolio per la sopravvivenza della nostra specie: fra meno di quarant’anni non sarà sufficiente per produrre gli alimenti necessari a 9 miliardi di terrestri. Inoltre, continuando nella produzione esagerata di proteine animali, si consuma da cinque a dieci volte più acqua di quella che si usa per i cibi che costituiscono la base di un’alimentazione vegetariana-vegana.
2 Scegliete cosmetici naturali – Bene fa Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), quando ci invita ad adottare comportamenti individuali e collettivi all’insegna di uno stile di vita ecosostenibile. Tra questi da considerare l’impatto di cosmetici con microplastiche (scrub, creme e dentifrici). Un fenomeno vistoso, dato che ogni anno si usano oltre 4mila tonnellate di microsfere (microbead), pari a 17,5 mg pro capite ogni giorno. Qual è il problema? Non vengono trattenute dai depuratori e si riversano totalmente in mare. Oltre il 90% è costituito da polietilene. È bene sapere che a partire dal 2020, una normativa europea ne vieterà l’impiego. Per cambiare non mancano le offerte. Sul mercato ci sono cosmetici ecologici e biologici, nei quali è d’obbligo che la percentuale degli ingredienti naturali sia almeno il 95%. Inoltre, almeno il 95% delle sostanze vegetali utilizzate deve essere di origine rigorosamente biologica. Il restante 5% degli ingredienti viene rigorosamente controllato; l’uso di minerali, acidi organici, sali e altre materie prime innocue viene monitorato. In più, non è consentito il ricorso a profumi, conservanti e coloranti sintetici, oli minerali e altri prodotti petroliferi, glicole propilenico e altri glicoli, Sls, Sles e altri etossilati, siliconi e altri ingredienti sintetici e materie prime testate su animali. L’eco bio cosmesi è a minimo impatto ambientale: offre prodotti biologici, biodegradabili, naturali. Trucchi, saponi, shampoo, creme per il corpo, detergenti, balsamo, saponette e tanto altro devono rispondere alle stesse caratteristiche e sono presenti sul mercato.
3 Usate uno spazzolino da denti in legno – Magari nessuno ci pensa, ma ogni volta che cambiamo lo spazzolino da denti produciamo un’enormità di rifiuti. E pensare che i dentisti consigliano di sostituirlo ogni 3 mesi o anche più spesso. Provate, per un attimo, a pensare quanta plastica va a finire nell’ambiente. Che fare? Da tempo in commercio si trovano spazzolini in legno riciclabile. Il problema sono le setole, tutte a base di nylon, ma si è trovato un compromesso nel nylon 6 che è il più biodegradabile: si decompone in un tempo breve. Cercatelo nei supermercati o negozi specializzati del bio.
4 Evitate i rasoi usa e getta – L’impiego di rasoi usa e getta non è una buona pratica, visto che non è semplice riciclarli: sono assemblati con materiali diversi fra loro. Sono un disastro ambientale e due miliardi di rasoi di plastica finiscono ogni anno nelle discariche. Un dato su tutti lo dimostra. Rasandoci produciamo ogni giorno 1,65 Kg di rifiuti se si scelgono rasoi usa e getta. La soluzione è indirizzarsi su quelli ricaricabili: la quota di rifiuti che finisce nel sacchetto scende a 0,14 Kg, ben 12 volte inferiore. Ci sono, poi, quelli riciclabili e gli elettrici. Infine non sarebbe male riscoprire il vecchio metodo di rasatura: il rasoio.
5 Attenzione alle capsule per il caffè (e agli accendini) – Nel mondo, ogni anno, si vendono 10 miliardi di capsule per il caffè in plastica. E in Italia? Vanno a finire nel cassonetto circa 120mila tonnellate di rifiuti all’anno. Tutto questo per mettere 5 g di polvere di caffè in un imballaggio monouso. Meglio sarebbe prendere meno caffè e privilegiare cialde biodegradabili, vale anche per chi assume orzo, ginseng o altro, oppure l’uso della moka o di altre caffettiere. Mozziconi di sigaretta e accendini usa e getta Nel mondo, ogni giorno, vengono dispersi nell’ambiente più di 10 miliardi di cicche di sigaretta. Il problema è che poi impiegano anni a decomporsi. In più, sempre da studi Enea viene fuori che gli accendini vanno a finire nel 42% delle spiagge italiane monitorate. Sono difficili da riciclare perché costituti da più materiali che vivranno molto a lungo. Per evitare questa enorme produzione di rifiuti non resta che smettere di fumare: fa bene alla salute e all’ambiente.
6 Scegliere prodotti a Km0 – Secondo uno studio della Coldiretti, una famiglia che consuma cibi locali e di stagione può risparmiare fino a 1.000 chili di anidride carbonica. Che senso ha consumare frutta e verdura che fa migliaia di chilometri per arrivare sulle nostre tavole? Forse dopo questa epidemia potremo ancora di più riscoprire i venditori locali.
7 Consumare meno carne possibile (meglio eliminarla) – Magari è un dato su cui non si riflette a sufficienza, ma per ricavare 100 kcal dalla carne si emettono 857 g di CO 2 . Per 100 Kcal dai vegetali la quantità di CO 2 prodotta è circa 60 g (1/14 rispetto alla carne di manzo). Allora via libera a frutta e verdura. Secondo l’Istituto francese dell’ambiente produrre un chilo di carne di agnello equivale a 14 kg di CO2 . Percorrendo 100 km in auto si immettono nell’ambiente 22 kg equivalenti di anidride carbonica. È chiaro che vegetarismo e veganesimo sono stili alimentari amici dell’ambiente.
8 Riscoprire il fruttivendolo – Volete eliminare il packaging in eccesso che è impiegato per confezionare il cibo? La soluzione più logica sta nella riscoperta del fruttivendolo o della frutta e verdura venduta senza confezione. Ogni anno buttiamo nella spazzatura tonnellate di cibo ancora impacchettato. Incredibile il dato: nei Paesi cosiddetti civilizzati si tratta di 700 milioni di tonnellate l’anno. Il consiglio? Fare la spesa in modo intelligente, comprando realmente ciò che serve. Infine è bene sapere che quando il frigo viene riempito al limite della capienza consuma più energia.
9 Scegliere tessuti naturali – Ricordiamo che i tessuti che richiedono una minore quantità di prodotti chimici sono la canapa, il cotone organico, la lana e la seta. Per ogni lavaggio in lavatrice si possono scaricare fino a 700mila microfibre, che per lo più sono di origine sintetica e che si diffondono nell’ambiente.
10 Ridurre le bottiglie di plastica – Le bottiglie di plastica sono presenti nel 92% delle spiagge italiane monitorate (studio Enea). Ci vogliono milioni di barili di petrolio per produrre quelle bottiglie. Il vetro è una valida alternativa.
11 Differenziare la spazzatura – Secondo stime di Legambiente, chi ricicla la metà dei propri rifiuti riduce la CO 2 e gli altri gas emessi in atmosfera di una quantità tra i 150 e i 200 Kg all’anno.
12 Pensare al riciclo – Prima di gettare qualcosa chiedetevi se quell’oggetto ha finito la sua utilità.
13 Abbassare il riscaldamento – Ormai tutti i termosifoni sono forniti di valvole per regolare le temperature. Il livello 2 può essere più che sufficiente per tenere caldo l’appartamento, alzando a 3 nelle giornate molto fredde.
14 Risparmio energetico – Per un momento poniamo mente a ogni azione quotidiana, anche quella che sembra più insignificante: spegnere la luce quando si lascia una stanza, spegnere gli apparecchi se li lasciamo in stand-by, privilegiare lampadine a Led, scegliere apparecchi con la giusta classe energetica, come frigoriferi, televisori, lavatrici. Sembra poco, ma solo apparentemente.
15 Car Sharing – In vista di quello che sarà il dopo lockdown, se possibile puntare su mezzi sostenibili come bicicletta, mezzi pubblici (qualora sarà gestibile il distanziamento sociale) o, a medio termine, il car sharing.
Articolo scritto per Vita&Salute da Massimo Ilari
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