Sono passati sette anni dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani che condannava l’Italia per il trattamento inumano dei detenuti. Da quel giorno altri verdetti sono arrivati a sancire quali debbano essere i risarcimenti per detenzioni in carcere considerate ai limiti e cinque anni fa la Cassazione aveva stabilito che lo sconto di pena poteva essere anche retroattivo.
Ed è uno scontro di pena di quasi un anno per il “trattamento inumano e degradante“, subito nel carcere di Caltanissetta, quello riconosciuto a Santo Porpora, 62 anni. L’uomo era detenuto seguito di due condanne per complessivi 10 anni e 8 mesi, una delle quali nell’ambito del processo Paesan Blues su cui si è espressa la Cassazione due anni fa. Sommando a quello sconto anche la buona condotta, Porpora sarà libero a dicembre di quest’anno, invece che all’inizio del 2024, e sconterà la pena residua a casa come scrive il Giornale di Sicilia.
Ai 690 giorni di buona condotta, si aggiungono i 322 (un giorno ogni 10 trascorsi in carcere) riconosciuti al detenuto come risarcimento per il “trattamento inumano”, come prevede una legge del 2014, seguita al principio introdotto un anno prima dalla Cedu con la sentenza Torreggani.
Porpora, originario di Monreale (Palermo), difeso dall’avvocato Cinzia Pecoraro, era stato condannato a 2 anni e 8 mesi per droga nel processo scaturito dall’operazione “Paesan blues” e a 8 anni per la riorganizzazione del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato. Il detenuto viveva in una cella di dimensioni inferiori a tre metri quadrati.
I magistrati di sorveglianza di Caltanissetta hanno escluso la semilibertà e l’affidamento in prova ai servizi sociali, perché hanno considerato estremamente negativa la personalità di Porpora. Ma visto che ha “validi riferimenti familiari”, scrivono i magistrati, gli sono stati concessi i domiciliari.