La quarta videoconferenza dei leader Ue dall’inizio dell’epidemia di coronavirus si chiude con il via libera al pacchetto di misure dell’Eurogruppo – piano Bei, Sure e Mes – da 500 miliardi che dovranno essere rese operative per l’1 giugno. Sul quarto pilastro, il Recovery fund, c’è un’intesa di massima sul fatto che è “necessario e urgente” e dovrà essere “di ampiezza sufficiente“, ha detto in conferenza stampa il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. “Il Consiglio riconosce che il Recovery Fund è ‘necessario e urgente’ e deve avere risorse significative. Un successo per l’Italia e i paesi che hanno spinto per questa soluzione”, twitta il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Ma sui dettagli nulla è stato deciso: i capi di Stato e governo, come da attese, hanno incaricato la Commissione europea di fare una proposta. E sono divisi su come quelle risorse andranno distribuite: i Paesi del Sud le vorrebbero a fondo perduto, il Nord Europa ritiene che debba trattarsi di prestiti da restituire.
Work needs to continue urgently on this #COVID19 recovery fund to evaluate its exact magnitude, its financing and the link to the #MFF, which will need to be adjusted.
— Charles Michel (@eucopresident) April 23, 2020
La disputa tra prestiti e aiuti a fondo perduto – Il fondo, per quel che si sa finora, “sarà basato sul prossimo bilancio europeo 2021-2027“, come ha confermato la presidente Ursula von der Leyen che presenterà una proposta di dettaglio a maggio. “Il bilancio dell’Ue è conosciuto e di per sé disegnato per la coesione e la convergenza. Sono contenta che gli Stati membri abbiano mostrato unità e che abbiano incoraggiato la Commissione ad esplorare strumenti finanziari innovativi in relazione al Quadro Finanziario Pluriennale”.
Durante il Consiglio, secondo la politica tedesca, c’è stata una “generale apertura al fatto che dobbiamo trovare un sano bilanciamento tra prestiti e trasferimenti“. Ma sono necessarie ulteriori trattative per definire i dettagli. Italia, Spagna e Francia concordano nel chiedere che la strada sia la seconda: aiuti a fondo perduto, non prestiti che vanno aumentare il debito pubblico. I Paesi nordici restano contrari. E nessuno ha nascosto che restano divisioni profonde.
“C’è un consenso sulla necessità di una risposta rapida e forte. E’ un passo avanti, nessuno contesta che abbiamo bisogno di una risposta fra i 5 e i 10 punti del nostro Pil”, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron. “Ci sono disaccordi che restano sui meccanismi“. E la cancelliera Angela Merkel ha parlato di “spirito di collaborazione” e “atmosfera positiva” ma ammettendo che “non su tutto siamo della stessa opinione“, in particolare sul dilemma sussidi-prestiti. In ogni caso “tutti hanno concordato sul fatto che serva un piano congiunturale, o come viene chiamato anche recovery plan o recovery fund. Voglio dire in modo molto chiaro che una risposta comune del genere è anche nell’interesse tedesco. La Germania sta bene solo se l’Europa sta bene”. Dal canto suo il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha scritto che “l’Austria è pronta a mostrare solidarietà per sostenere la ripresa” ma “dovremmo farlo attraverso prestiti. Mutualizzazione del debito o eurobond sono inaccettabili. Continueremo a coordinare la nostra posizione con i Paesi che la pensano come noi”.
L’ipotesi di una soluzione ponte. Rutte: “Per me difficile capire perché servano altri soldi” – Per l’emissione di obbligazioni comuni europee, utili a finanziare il Recovery Fund, si potrebbe usare come base la differenza tra impegni e pagamenti nel bilancio europeo. “Proporremo di aumentare il cosiddetto headroom, che è lo spazio tra la soglia esistente nel Quadro Finanziario Pluriennale e il tetto delle risorse proprie”, ha spiegato von der Leyen. “Grazie alle garanzie giuridiche fornite dagli Stati membri la Commissione sarà in grado di raccogliere fondi, che saranno poi canalizzati attraverso il bilancio Ue negli Stati membri”. “La nostra attuale stima delle necessità – ha continuato – ci porta a pensare che occorrerà una soglia delle risorse proprie fino al 2% del Reddito Nazionale Lordo per 2 o 3 anni, invece dell’1,2% attuale. I soldi raccolti verranno canalizzati nell’Mff in un Recovery Program e concentrati in un certo numero di programmi che aiuteranno a combattere la crisi”.
In attesa che il meccanismo sia operativo “la Commissione è disposta a esaminare una soluzione ponte come richiesto da alcuni Stati membri” e “ci sono già alcune idee che potrebbero andare bene”, ha detto von der Leyen. Una soluzione di questo tipo è stata caldeggiata dall’Italia. Ma anche su questo è ben lontano un accordo: “Abbiamo questo bazooka, il piano Bei, Sure, e il Mes, tutto questo messo insieme è più grande del totale del Mes” ha commentato il premier olandese, Mark Rutte. “Sono così tanti soldi che sarei sorpreso se li spendiamo tutti. Per me è difficile capire perché servano altri soldi prima della fine di quest’anno. Ma prima aspettiamo l’analisi della Commissione”.