Non ci saranno conclusioni congiunte scritte al termine della videoconferenza dei leader europei iniziata poco dopo le 15, la quarta dall’inizio della pandemia. Le comunicazioni si limiteranno a una dichiarazione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Un “basso profilo” scelto, spiegano fonti diplomatiche europee, per cercare di avvicinare posizioni ancora distanti su alcuni punti. Non tanto sul pacchetto concordato il 19 aprile dall’Eurogruppo – prestiti del Mes senza condizioni, garanzie della Bei per la liquidità alle imprese, piano Sure per i cassintegrati – quanto sul Recovery fund da attivare nei prossimi mesi. Dalla Commissione è circolata una bozza di documento interno con la proposta di un piano che arrivi a mobilitare 2.000 miliardi. E il vicepresidente Margaritis Schinas ha annunciato che “nei prossimi dieci giorni” sarà presentato “un piano per la ripresa”.
La sostanza della dichiarazione di Michel dovrebbe essere il mandato alla Commissione europea di presentare una proposta per il bilancio europeo pluriennale 2021-2027 e il fondo per la ripresa, appunto. Dalle discussione degli ultimi giorni – lunedì Giuseppe Conte ha avuto una riunione in video con Emmanuel Macron, Pedro Sanchez, l’olandese Mark Rutte e la cancelliera Angela Merkel – è emerso un sostanziale accordo sul fatto che il Recovery fund sarà legato al nuovo bilancio e finanziato con titoli emessi dalla Commissione e garantiti dal bilancio stesso. Non si è però sciolto un nodo cruciale: quante delle risorse raccolte verranno distribuite a titolo di prestito da restituire e quante come aiuti a fondo perduto.
Conte: “Elargizioni siano a fondo perduto” – “L’ammontare del Recovery Fund dovrebbe essere pari a 1.550 miliardi e dovrebbe garantire prestiti a fondo perduto ai Paesi membri”, avrebbe detto Conte durante il vertice confermando la linea annunciata dal ministro Roberto Gualtieri in un’intervista al Financial Times. “I prestiti a fondo perduto sono essenziali per preservare i mercati nazionali, parità di condizioni, e per assicurare una risposta simmetrica a uno shock simmetrico”. E ancora: “Dovremmo dare chiaro mandato alla Commissione europea di preparare il più presto possibile una concreta proposta per il Recovery Fund, fornendo un ‘ponte’ per anticipare le risorse quest’anno“. Anche la Spagna concorda nella richiesta che i soldi vengano redistribuiti tra gli Stati più in difficoltà sotto forma di grants, ovvero a fondo perduto. Il gruppo dei rigoristi, invece, vorrebbe che questi fondi venissero concessi in prestito, incidendo così sul debito pubblico dei singoli Paesi. La proposta della Commissione sembra essere una via di mezzo: i fondi saranno destinati per metà a prestiti e per metà a programmi ‘ad hoc’ per i Paesi più colpiti dall’emergenza.
In collegamento anche i presidenti della Commissione europea Ursula von der Leyen, dell’Eurogruppo Mario Centeno, della Bce Christine Lagarde e l’Alto rappresentante Josep Borrell. Centeno prima del vertice aveva ribadito che serve un Recovery Fund “commisurato ai costi della crisi che aiuti a spalmarli nel tempo, che operi attraverso il budget Ue e che mostri solidarietà”. Mentre la Lagarde ha ammonito, secondo quanto riferisce Bloomberg, sul fatto che il pil dell’Eurozona rischia di subire una contrazione del 15% e i leader europei hanno fatto troppo poco e agito troppo in ritardo.
La proposta della Commissione per mobilitare 2.000 miliardi – Il pacchetto circolato da Palazzo Berlaymont si aggiunge ai tre pilastri (Mes, Bei e Sure) per un totale di oltre 500 miliardi già concordati a livello di Eurogruppo. Tra le principali proposte c’è un Recovery Fund temporaneo e mirato dotato di 320 miliardi di euro e inquadrato dentro il bilancio Ue, da finanziare con l’emissione di obbligazioni. In base alla proposta, la Commissione potrebbe concedere in prestito circa la metà di questo ammontare ai singoli Stati. Parte dei fondi verrebbe concesso invece sotto forma di trasferimenti a fondo perduto.
Ci sarebbero poi altri 200 miliardi in una “Recovery and Resilience Facility” e altri 50 miliardi in fondi solitamente spesi per uniformare gli standard di vita nel blocco delle 27 nazioni che verrebbero invece messi a disposizione per essere spesi nel 2021-2022. Secondo il documento, i leader Ue potrebbero approvare i testi legali per il piano a giugno consentendo al “Recovery Instrument” di essere operativo da subito e il prossimo bilancio Ue di entrare in vigore il primo gennaio 2021.
E nel frattempo? L’Italia propone che “per collegare l’attuale Mff (2014-20) con il nuovo (2021-27), in caso di bisogno, tutti gli Stati membri forniranno garanzie incondizionate e irrevocabili all’Ue. La doppia garanzia consentirebbe all’Ue di emettere almeno 500 miliardi di euro (su 1,5 trilioni) in un breve periodo di tempo”. Il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha parlato di una garanzia della Bei.
Inoltre si pensa di mobilitare fondi strutturali per 100 miliardi in due anni (2021-2022) per azioni a sostegno di lavoro, Pmi e sanità e creare due fondi in grado di attivare ciascuno investimenti per 200 miliardi per mettere al riparo aziende Ue da scalate ostili, ricapitalizzandole, e assicurare che l’Europa torni a produrre materiale strategico sanitario e non solo. Dovrebbe poi essere raddoppiata la dotazione di InvestEu, trasformata in RecoverEu, e rafforzato il programma Horizon per sviluppo, ricerca e innovazione sostenibili dell’industria europea.
Gualtieri: “Necessario che i soldi agli Stati non pesino sul debito pubblico” – L’Italia intende chiedere che i fondi siano distribuiti come grants e non come prestiti. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in un’intervista rilasciata al Financial Times: è necessario “evitare un peso eccessivo sul peso pubblico dei singoli Stati”, ha detto ricordando che un prestito andrebbe a incidere sul debito nazionale. “L’ammontare delle risorse prese a prestito dal Fondo sul mercato dovrebbe essere almeno fra 1.000 e 1.500 miliardi” tramite l’emissione di “titoli a scadenza perpetua o molto lunga”. Il ministro ribadisce anche che “non stiamo parlando di mutualizzazione dei debiti esistenti, ma del modo più efficiente ed efficace di contrastare con mezzi comuni una sfida comune che è straordinaria e senza precedenti”.
La linea Merkel: velocità e solidarietà, ma no alla mutualizzazione del debito – “Riusciremo a superare questa prova gigantesca come società e come Europa”, con maggiore solidarietà e anche maggiori contributi. Ma serve, prima di tutto, essere veloci, ha spiegato Merkel. Esclusa però, ha ribadito per l’ennesima volta, la mutualizzazione del debito che richiede di “modificare i trattati. Questo prenderebbe molto tempo e sarebbe un processo difficile, che non aiuterebbe nessuno in questo momento”.
“Una cosa è chiara – ha esordito il capo della Cdu -, dovremo essere pronti a dare contributi chiaramente più alti per il bilancio europeo”. “Viviamo tempi straordinari”, siamo di fronte alla “più grande prova” dalla seconda guerra mondiale e “in gioco c’è la tenuta dell’Europa”. E ha spiegato che “l’Europa non è l’Europa se non si è pronti a sostenersi gli uni con gli altri, nei tempi di un’emergenza non si ha colpa. In questa crisi abbiamo anche il compito di dimostrare chi vogliamo essere come Europa. Per la Germania riconoscersi nell’Unione europea è parte della nostra ragione di Stato”.
Per questo invoca un’azione rapida, spingendo affinché il pacchetto da 500 miliardi previsto dalle misure dell’Eurogruppo (Mes, Sure, Bei) sia velocemente disponibile: “Spero che per il 1 giugno questi soldi siano effettivamente disponibili” per sostenere lavoratori e imprese.
Solidarietà nei confronti dell’Italia arriva dall’associazione industriale tedesca Bdi che torna a sottolineare l’importanza della collaborazione industriale con l’Italia con un tweet: “L’economia tedesca va bene se l’Europa va bene. L’Italia, in particolare, è un importante partner commerciale per la Germania. Ripartiamo insieme”. La Porsche, invece, sposa l’iniziale posizione dell’Italia, ormai praticamente uscita dalle trattative, sull’emissione di coronabond: “Se non ci mostriamo solidali, l’Europa è perduta – afferma alla Süddeutsche Zeitung il capo economico Lutz Meschke – I titoli del debito comune europei sono urgentemente necessari adesso, sarebbe un segnale chiaro che l’Europa nella crisi resta unita”.
La proposta francese e quella spagnola – Tra le varie opzioni portate sul tavolo del Consiglio Ue ci sono però anche quelle elaborate dai governi di Parigi e Madrid. La Francia punta a creare un nuovo fondo temporaneo, operativo per 5-10 anni. Dovrebbe emettere bond con garanzie comuni degli Stati Ue. Sarebbe gestito dalla Commissione e finanzierebbe con prestiti a lunga scadenza programmi destinati a rilanciare l’economia “in modo coerente con il Green Deal”, ma anche “per contribuire a ricollocare in Europa le catene di valore strategiche“. Il debito che sarà generato con le nuove emissioni “potrà essere rimborsato attraverso una nuova, eccezionale fonte come una tassa di solidarietà oppure le risorse proprie del bilancio Ue“.
Da Madrid, invece, è stato proposto un fondo da almeno 1.000 miliardi finanziato con un debito perpetuo Ue che a partire dall’1 gennaio 2021 trasferirebbe risorse agli Stati sulla base di indicatori come la percentuale di popolazione infettata e il calo del Pil. I soldi dati ai singoli Paesi verrebbero contabilizzati come trasferimenti diretti limitati alla durata della crisi, non come prestiti. Quindi non aumenterebbero il debito. Gli interessi sui titoli perpetui verrebbero pagati con “un nuovo set di tasse europee”.