L’influenza da coronavirus ha invaso la nostra vita. Perché il Covid-19 ha colpito soprattutto la Regione Lombardia? Cosa avremmo potuto evitare?

Il più importante errore di fondo riguarda la scelta di aver “venduto” la sanità pubblica ai privati accreditandoli senza controlli. Essi hanno investito principalmente nei settori sanitari a maggior redditività. Secondo dati del ministero della salute del 2013 (quelli del 2020 sono in attesa di riceverli in seguito ad un accesso agli atti) la Regione Lombardia aveva servizi di rianimazione di ospedali pubblici corrispondenti a 45 unità operative, mentre i privati ne avevano solo 13.

Ma quale privato, che deve avere attenzione alla propria azienda, investirebbe i propri soldi in strutture costose e a bassa redditività come hanno le strutture di emergenza quando una vera e propria emergenza non c’è? Si potrà dire che il privato ha reagito immediatamente costruendo, con donazioni singole o di gruppo, nuove strutture.

Ma costruendole come cattedrali nel deserto (come la struttura nei padiglioni della fiera) o in strutture sempre private (come la nuova rianimazione del San Raffaele) non possono che essere uno spreco ad emergenza terminata, non avendo salvato vite umane, lasciandole in eredità a se stesse sfruttando i soldi donati.

Il secondo errore è stato cercare di salvarsi l’immagine, visti l’alta virulenza e il fatto che si sono ammalate molte persone insieme, cercando di liberare il prima possibile lo scarso numero di rianimazioni esistenti coinvolgendo nella fase di svezzamento dei pazienti le strutture di ricovero e cura assistenziale per anziani.

La bomba si è innescata ed è deflagrata con numeri elevati di morti nelle Rsa al pari della zona rossa non attuata immediatamente (Bergamo-Brescia), a quanto pare anche per le esigenze di Confindustria contraria alla chiusura delle aziende, vere e proprie casse di diffusione del virus nelle famiglie.

Terzo errore: la scarsa capillarità e l’abbandono da parte della regione della medicina del territorio, che si è trovata impreparata e ha inviato ai primi sintomi i pazienti negli ospedali, creando l’ingorgo e la diffusione massima in ambito ospedaliero e in un secondo tempo, quando gli ospedali non riuscivano più a ricevere, spesso i cittadini sono stati abbandonati al loro destino.

Da ciò alcuni dati, che sono in netto contrasto con regioni limitrofe o con paesi lontani, fotografano tristemente come la regione considerata per anni l’eccellenza sanitaria sia profondamente da rivalutare e riprogrammare. I dati ufficiali della Regione Lombardia al 22 aprile 2020:

Positivi 69.092;
Ricoverati 9.692 di cui 817 in terapia intensiva;
Deceduti 12.740.

Una guerra che avremmo potuto limitare a una battaglia.

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