Per il tribunale amministrativo l'ordinanza "ha ampliato, anziché restringere, le attività consentite, autorizzando il commercio al dettaglio di tutte le merci" quando il provvedimento del governo lo limitava "solo a precisate categorie merceologiche". Bussolati (Pd): "Regione Lombardia non è in grado di fare scelte nell’interesse dei lavoratori e delle imprese"
“Le ordinanze di Regione Lombardia avevano nei fatti deregolamentato e reso libere in contrasto con i Decreti del Governo con i quali si sono limitate una serie di attività produttive per contenere la diffusione del Virus“. Per questo il Tar della Lombardia ha accolto l’istanza con la quale nei giorni scorsi Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto l’immediata interruzione delle attività di e-commerce.
L’ordinanza, si legge nel decreto del Tar “disattendendo i propositi enunciati e ponendosi in contrasto con la normativa emergenziale ha ampliato, anziché restringere, le attività consentite, autorizzando il commercio al dettaglio di tutte le merci, a fronte di un decreto che limitava il commercio solo a precisate categorie merceologiche ritenute essenziali o strategiche”. Il tribunale amministrativo ha riconosciuto “la sussistenza dei presupposti dell’estrema gravità e urgenza” dell’istanza dei sindacati visto che “la misura regionale” incide “sul diritto alla salute dei lavoratori rappresentati dalle organizzazioni ricorrenti”.
Per i sindacati il Tar “raccoglie quanto avevamo denunciato per settimane e quanto aggravato dalle Delibere di Regione Lombardia, un risultato a tutela dei lavoratori che dimostra che quando il sindacato confederale segnala un problema e fa una proposta non è mai pretestuosa”. Commenta la decisione del Tar anche il consigliere regionale del Pd, Pietro Bussolati secondo cui la bocciatura dell’ordinanza è “l’ennesimo errore annunciato” e la prova che la “Regione Lombardia non è in grado di fare scelte nell’interesse dei lavoratori e delle imprese”. Per l’esponente dem, “del resto, di essere in tilt la Regione l’aveva già dimostrato con le decisioni sui mercati comunali, prima chiusi poi aperti, con le librerie chiuse, nonostante il decreto del Governo. Sarebbe ora che la giunta Fontana si fermasse e coinvolgesse sindacati e associazioni datoriali nelle scelte”.