Il calcio femminile a giugno dello scorso anno raggiungeva il suo apice di popolarità. La Nazionale italiana guidata di Milena Bertolini giocava un Mondiale splendido, dopo tanti anni di assenza, arrivava fino ai quarti di finale, uscendo a testa alta con l’Olanda. Ottimi gli ascolti in tv e al bar dello sport si sentiva finalmente parlare anche del calcio delle donne. La questione del professionismo, già emersa in passato, ha avuto una visibilità che prima non gli era mai stata concessa. Le ragazze hanno continuato a fare benissimo, nelle qualificazione europee hanno inanellato sei vittorie su sei e nella prestigiosa Coppa Algarve sono arrivate in finale contro la Germania. La spedizione azzurra è stata costretta a ritirarsi e a tornare a casa. Medaglia d’argento senza poter giocare. Era il 10 marzo scorso, ad emergenza coronavirus già iniziata. Interrotta anche la Serie A, ora attorno al movimento e la sua crescita c’è molta incertezza.
“Questo è il momento di trovare le soluzioni – dice Carolina Morace, la più forte giocatrice italiana di tutti i tempi – Eppure del calcio femminile non ne sento più parlare. Solo spot, mai una presa di posizione seria. La Federazione deve dire qualcosa, non io. Secondo me sarebbe più corretto intanto dichiarare che il femminile non riprenderà questo campionato perché non esiste una giustificazione a livello economico, qui non arrivavano soldi dalle tv e dal botteghino già prima”. Carolina in carriera è riuscita a vincere 12 scudetti e altrettanti titoli di capocannoniere. In Nazionale ha totalizzato 153 presenze, segnando 105 gol. Da allenatrice non ha mai disdegnato esperienze all’estero come in Canada o a Trinidad e Tobago. È nel mondo dello calcio da più di 45 anni. Ha iniziato che era bambina.
“Qualcuno sta monitorando sugli stipendi delle calciatrici, ragazze che sono sportive 24 ore su 24 e che quando smettono a 35 anni devo reiventarsi una nuova vita? Ho sentito parlare di cassa integrazione per loro. Ma sono considerate alla stregua di lavoratrici dipendenti o no?”. La Morace è preoccupata. “Bisogna inoltre stare attenti che le società non spostino soldi dal femminile al maschile. Sennò non rivedremo più giocatrici straniere di valore nel nostro campionato”. La veneziana Carolina oggi vive a Roma e in questi giorni ha avuto il tempo di digitalizzare le vhs delle sue partite in Nazionale degli anni Novanta. “Mi sono guardata quelle dei due Europei, e devo dire che giocavamo un bel calcio già allora”.