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di Andrea Marchina

Ho la sensazione che il nostro mondo, quello che eravamo soliti chiamare ‘normale’, sia giunto ad un punto di rottura e di confronto con la realtà dei fatti, messa in luce da questo drammatico momento storico. Sono molti gli aspetti conflittuali e contraddittori che hanno sempre fatto parte di quel mondo ‘normale’, con i quali, però, abbiamo sempre accettato di convivere, senza mai prenderci la responsabilità di una scelta chiara e univoca. È evidente, inoltre, come questi aspetti caratterizzino in modo trasversale la nostra realtà, partendo dal micro (l’individuo e la sua rete di relazioni) fino ad arrivare al macro (i grandi temi che coinvolgono il mondo intero), passando nel mezzo per tutti i livelli possibili.

Il singolo individuo è quello più direttamente colpito dall’epidemia in corso. Da un lato, un’improvvisa e inaspettata (sebbene sacrosanta) ordinanza che ha posto un veto a incontri, relazioni sociali e rapporti interpersonali al di fuori dello stretto nucleo familiare. Dall’altro, l’obbligo che ne consegue di dover trascorrere le giornate proprio con quel nucleo familiare a cui sempre meno ci si sente di appartenere.

Ed ecco il primo bivio: finito tutto questo, potremmo trovarci a dover gestire l’emergere di conflitti coniugali e familiari, per troppo tempo repressi da una frequentazione compulsiva di ambienti sociali artificiosamente strutturati e tutt’altro che autentici, utili a compensare l’insoddisfazione domestica. In uno scenario alternativo, potremmo invece aver imparato a dare più valore alle relazioni di cui facciamo parte e che eravamo soliti dare per scontate, oltre ad aver rafforzato quei legami familiari troppo spesso trascurati.

Un’ampia riflessione sarà più che doverosa anche negli ambienti della politica, dove sono diverse le contrapposizioni acuitesi in questo periodo. Da una parte il sempre più traballante sogno europeo che, aspettando ulteriori sviluppi decisivi per testare la solidarietà dell’Unione, sta dimostrando di cedere molto campo ai sovranismi più sfrenati e desiderosi di sfruttare il momento, o per ottenere quei tanto agognati pieni poteri oppure semplicemenete per la soddisfazione di morire con la ragione in tasca.

Parallela è la sfida in atto tra democrazia e demagogia (o populismo, oggi termine di maggior appeal): il coinvolgimento dei cittadini basato sulla trasparenza si scontra con il forsennato tentativo di far leva su timori ed incertezze per diffondere fake news a meri fini politici e di partito. In questo senso, i consensi elettoriali saranno uno specchio abbastanza affidabile dell’esito di questa sfida e di quel che sarà il rimodellamento politico futuro.

Ci troveremo poi di fronte a un dibattito meno ideologico e più pratico, che ha ragion d’essere nella forte necessità di ridisegnare un giusto equilibrio tra investimenti pubblici e privati nella sanità, riguardo al quale correrà l’obbligo chiedersi se l’aumento dei secondi a scapito dei primi abbia ottenuto l’effetto sperato oppure no, con il grande vantaggio di possedere la risposta ancor prima di porsi la domanda.

Il grande tema su scala globale è noto a chiunque abbia dato una rapida occhiata alle mappe raffiguranti il tasso d’inquinamento, che ne indicano un drastico calo dall’inizio dell’epidemia, ponendoci anche in questo caso a un bivio tra il proseguire con l’indifferenza perpetrata fino ad ora, soprattutto da parte di alcuni Paesi, e un immediato cambio di rotta.

C’è chi affermerebbe con convinzione che una tale quantità di scelte tanto delicate quanto decisive non si vedeva dal secondo dopoguerra. Non sta a me giudicare se una tale affermazione sia frutto di una tendenza iperbolizzante di molti italiani. Quello di cui sono certo è che sia più che appropriato paragonare il bivio in cui ci troviamo alla fatidica scena del film ‘Sliding Doors’, in cui ci viene suggerito che salire sul treno sbagliato può risultare decisivo per lo sviluppo dell’intera storia.

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