L'artista presenta a FqMagazine il nuovo progetto discografico con il singolo “Perdonare”m che anticipa l'album “Il mio gioco preferito – Parte Seconda”, in uscita il 29 maggio. Una scelta in controtendenza rispetto alla discografia che per ora, prudentemente, sta alla finestra aspettando he la situazione di emergenza passi. Ecco perché l'artista ha deciso di sfidare tutto e tutti pensando alla musica e a un inedito percorso televisivo
In un momento storico difficile per il mondo della discografia che di fatto ha bloccato i nuovi progetti discografici dei big italiani a causa delle conseguenze sul mercato della pandemia, c’è Nek, in controtendenza rispetto a tutti gli altri. L’artista pubblica un nuovo singolo “Perdonare”, un video con il contributo dei suoi fan, il 29 maggio esce l’album “Il mio gioco preferito – Parte Seconda” e in questi giorni, a sorpresa, saranno pubblicati brani inediti del disco per iniziare a scoprire il nuovo progetto discografico. L’album conterrà anche una speciale versione di “E da qui”, il singolo originariamente uscito nel 2010 e oggi ricantato insieme alle figlie Beatrice e Martina. Insomma, come spiega a FqMagazine Nek, “la musica non si può e non si deve fermare”, pensando anche ad un futuro televisivo.
La scelta di uscire con un singolo nuovo, l’album il 29 maggio e di far ripartire la macchina produttiva è una scelta controcorrente. Come mai hai deciso di andare avanti?
Al disco lavoravo già da qualche mese prima della pandemia. Quando è scoppiato il Covid-19, mi sono fermato, sono rimasto incredulo, titubante, come se dovessi prendere coscienza di quello che stava succedendo. Poi ho ricominciato ad andare in studio per sfuggire a questa pressione… Non sono mai stato così tanto in studio come in questo periodo! E ad un certo punto mi sono chiesto perché dovessi aspettare, cosa avrei dovuto aspettare? Questo qualcosa che ci sta fermando ci lascerà senza certezze per ancora tanto tempo, e per questo bisognava semplicemente spegnere tutto? Non avrebbe avuto senso, per me, per tutte le persone che lavorano intorno alla macchina di un album, ma soprattutto per la gente. In fondo io questo lavoro lo faccio perché ci sono persone che ascoltano le mie canzoni e perché mai dovrebbero smettere di ascoltare nuova musica?
E quindi come vi siete mossi?
Mi sono interfacciato con il mio gruppo di lavoro con l’idea di ripartire, abbiamo ragionato e riflettuto tanto e metabolizzato il tutto. Avendo oggi a disposizione la tecnologia che ci aiuta abbiamo deciso di andare avanti, abbiamo ripreso in mano il disco e l’abbiamo chiuso con alcuni brani in più rispetto a quelli che avevamo all’inizio. In tutti ci saranno dieci canzoni. Fermarmi sarebbe stata dura per me, ma non è interesse, è passione. Quando sei mosso dalla passione è difficile stare fermo. Io sto bene quando faccio musica.
Una scelta azzardata?
Non lo so, è vero, esistono delle regole a cui siamo abituati da anni, nell’industria musicale. Ma bisogna rimboccarsi le maniche per ripartire e non avere paura di buttarsi. Le regole si possono reinventare, le dinamiche si possono adattare all’oggi, ma bisogna in qualche modo dare il via alla ripartenza del nostro movimento della musica. Come dicevo prima, la gente ha bisogno che la musica non si fermi e questa deve essere la priorità per noi.
Il prossimo passo quale sarà?
L’uscita di altri brani inediti da qui al 29 maggio, continuare a condividere musica di settimana in settimana. Ci teniamo molto a questo progetto, che nasce dall’urgenza di comunicare alla gente, far capire che ci siamo, che la musica non deve spegnersi, che sia la mia musica o quella degli altri. Pianificare qualcosa ti dà già l’idea che ci sarà un futuro e su quello bisogna lavorare, è molto importante secondo me per andare avanti.
Qual è il filo conduttore tra i due album?
L’idea di dividere un disco in due sezioni non l’avevo mai avuta nella mia carriera. Sono come un’unica anima divisa in due. Il primo album è uscito un anno fa, e a quell’epoca stavamo già lavorando ad alcuni dei brani che saranno contenuti nella seconda parte, poi però nei mesi a seguire sono venute fuori anche tante altre cose. Altre storie, altri argomenti. C’è ‘Perdonare’ che parla di speranza e che, nonostante sia nata prima che scoppiasse il Covid-19, è più che mai attuale.
Perché avete puntato su “Perdonare”?
Pensare che nasce in spagnolo! Un anno fa ho incontrato in Warner due autori spagnoli José Louis Pagan e Diego Cantero, con loro abbiamo buttato giù la prima versione di ‘Perdonare’. Poi sono entrati in gioco Valerio Carboni e Giulia Anania, e il brano è stato adattato in italiano. Nasce tutto otto mesi fa. Ci siamo resi conto che, pur cantando di una storia d’amore, con alla base una cosa importantissima che è il perdono, sullo sfondo c’è il senso di rinascita e di serenità, la voglia di rialzarsi e ripartire. Due temi importantissimi oggi, più che mai.
Il video nasce con il contributo di tutti i fan. Come mai hai coinvolto anche loro?
Proprio per la voglia di non sentirci soli. Non ho mai fatto così tante interazioni virtuali, come in questo periodo, collegamenti in diretta, interviste da remoto. Mi sono reso conto di quanto la tecnologia ci aiuti moltissimo a stare in contatto e a rimanere uniti, quando c’è bisogno degli altri. Per questo ho chiamato i miei fan per partecipare al video di ‘Perdonare’. Volevo passasse il concetto di solidarietà e di unione. E la risposta è stata gigante, ci sono arrivati un migliaio di video in poche ore, e chi ha realizzato il video ha dovuto farlo alla velocità della luce nei giorni di Pasqua. È stato impossibile inserire i video di tutti, ma è stata un’operazione che spero abbia trasmesso tanta tanta positività, guardando il video credo si percepisca.
Su Spotify hai lanciato anche una nuova versione di ‘E da qui’ del 2010 con le tue figlie Beatrice e Martina. Perché hai ripreso in mano questa canzone?
Anche se è nata sei anni fa, sembra quasi il frutto delle emozioni che stiamo vivendo in questo momento. E’ un inno alle piccole cose, al saperle apprezzare, amando la nostra vita.. È in momenti difficili che l’uomo si rende conto di quello che serve veramente e della forza del suo essere. Il senso della canzone è che dobbiamo rivedere la nostra esistenza, affinché possiamo essere veramente felici. L’idea di rispolverare ‘E da qui” e cantarla insieme è venuta a mia famiglia Beatrice, chiuderci in studio, io e la mia famiglia, per registrarla tutti insieme è stata una bella cosa, e oggi ha un significato ancora più importante.
Hai partecipato all’appello al Governo di Fiorella Mannoia, Laura Pausini e tanti altri colleghi affinché i lavoratori dello spettacolo non vengano lasciati mai soli. Si arriverà ad una soluzione?
È sacrosanto usare i nostri spazi e le nostre possibilità per sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica su questo tema. C’è un lavoro di tantissime persone dietro i concerti, io stesso spendo sempre qualche parola al termine dei miei Live per chi ha svolto il lavoro ogni sera. Lo fanno anche altri miei colleghi, perché dietro una performance di un artista si nasconde un microcosmo straordinario di persone, che svolgono un lavoro fondamentale. Capisco che sia un momento duro e complesso per chi ci governa, ma bisogna porre l’accento anche su questo tema. Io che sono un privilegiato, posso anche aspettare l’ipotetica ‘Fase tre’. Però questi lavoratori come fanno? Hanno famiglie e responsabilità, devono essere tutelati come tutti. Mi auguro quindi che il Governo ponga la cultura e l’intrattenimento al pari dei beni primari. Io sono anche disponibile ad andare a Roma a manifestare, se ci fosse bisogno.
Hai fatto radio, hai recitato in uno scherzo de Le Iene, hai avuto diversi ruoli fissi in tv, ti vedi a condurre un programma?
Mi piacerebbe molto. In radio è stata una sfida bellissima, ho condotto un mio programma con Andrea Delogu l’anno scorso, mi sono divertito tantissimo e ho anche ricevuto molti complimenti che mi hanno reso felice. Sono sempre alla ricerca di nuove esperienze e la televisione sicuramente mi incuriosisce molto. Ovviamente mi piacerebbe condurre un programma musicale, perché è un mondo che conosco bene, ma poi chissà, anche altro. Mi piacerebbe anche realizzare un documentario. Sono sempre aperto all’idea di mettermi alla prova.