Lo strano caso della Residenza sanitaria assistita che pensava di dover ospitare dei pazienti dell'ospedale di Monfalcone e alla vigilia ha scoperto di essersi impegnata a prestare cure a un massimo di 50 anziani covid, tra cui gli evacuati dalla Primula di Trieste
L’idea di trasferire pazienti Covid in Rsa non è un’esclusiva della Lombardia. In Friuli sono arrivati addirittura a tentare di farlo senza avvisare chi li avrebbe dovuti accogliere. È successo a Grado, dove la Residenza sanitaria assistita privata Ospizio Marino la settimana prima di Pasqua si era accordata con l’azienda sanitaria per accogliere durante la convalescenza dei pazienti covid negativizzati e dimessi dall’ospedale di Monfalcone. Salvo poi scoprire di aver invece dato la disponibilità ad ospitare sia 25 pazienti negativi che un massimo di 50 Covid positivi. Come appurato dal sindaco, Dario Raugna, che a seguito di notizie di stampa aveva contattato l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi per capire cosa stesse accadendo. E, avendogli quest’ultimo riferito che la Rsa era consenziente, aveva dato la massima disponibilità della città a “fare la sua parte“. Anzi no. La Ospizio Marino, a stretto giro dava al sindaco una versione molto diversa. E così il primo cittadino ha fatto dietro front all’ultimo minuto, sollevando un polverone.
Insomma, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere per una vicenda che ha tutti gli ingredienti tipici della commedia all’italiana. È il 7 aprile quando i giornali locali del Friuli Venezia Giulia danno notizia di un focolaio tra gli ospiti della casa di riposo La Primula di via Molino a Vento a Trieste, poi finita al centro di un’inchiesta più ampia. I tamponi danno un esito quasi bulgaro: 39 positivi su 40. Tutti gli ospiti e anche alcuni degli operatori. L’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) dispone l’immediato trasferimento degli anziani: i cinque più gravi vengono ricoverati all’ospedale Maggiore di Trieste, mentre per gli altri vengono individuate due strutture, la casa di cura Salus, sempre a Trieste, e l’Ospizio Marino, una Rsa privata convenzionata che offre anche servizi riabilitativi per un totale di 79 posti letto. Si trova a Grado, a 50 chilometri dal capoluogo.
Grado è la seconda meta turistica della regione: una piccola isola nella laguna omonima, da sempre meta di villeggiatura locale e straniera. Il sindaco Raugna apprende dell’arrivo degli anziani della Primula dai giornali. Le notizie uscite sulla stampa preoccupano la cittadina, dove fino a quel momento si erano registrati solo 4 casi di coronavirus, prontamente isolati e tutti anteriori alle due settimane, mentre al 9 aprile nella Casa di riposo comunale non risultavano infezioni. I più allarmati sono i familiari delle 12 persone già ricoverate nella Rsa dell’isola. Parte una raccolta firme.
Intanto, su stampa e tv locali, a confermare la possibilità che i malati vengano spostati a Grado compare Salvatore Guarneri, presidente regionale dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) e figura di primo piano nella sanità regionale: consigliere del Sanatorio Triestino, casa di cura privata con annessa Rsa, presidente di Eutonia Sanità e Salute (struttura riabilitativa accreditata) e amministratore di Terme FVG, società che gestisce tutti gli impianti termali della regione, nonché socio della cooperativa Grado Riabilita, ente gestore proprio della Ospizio Marino di Grado.
Raugna cerca allora l’assessore regionale alla Sanità che è anche vicepresidente della giunta regionale di Massimiliano Fedriga e riceve conferma che i pazienti in arrivo sono gli evacuati dalla Primula positivi al Covid-19. Riccardi, tuttavia, lo rassicura: tutto sarà “gestito nella massima sicurezza da una struttura già accreditata e convenzionata Asugi, dotata dei requisiti tecnici e professionali“, che ha dato disponibilità a ricevere “fino a 50 Covid positivi”. Il sindaco lamenta di non esser stato avvisato, ma ne prende atto: “Faremo la nostra parte”, promette. Poco dopo, però, Andrea Della Rovere, che della Ospizio Marino è vicepresidente, chiama Raugna smentendo la Regione e gli dice che gli accordi con l’Azienda Sanitaria “prevedevano l’arrivo di pazienti negativizzati provenienti dall’Ospedale di Monfalcone, che per l’occasione si erano tenute due distinte riunioni e che nulla era stato detto circa l’arrivo di pazienti positivi, la cui gestione necessitava di ben altre procedure”, come si legge in un documento predisposto per il consiglio comunale. “Una cosa è gestire una convalescenza, un’altra è gestire un’emergenza sanitaria”, ha detto ancora Della Rovere sottolineando di non sapere nulla della Primula: “Questo scenario per me è del tutto nuovo”.
La versione viene confermata l’indomani dal direttore sanitario della Rsa, Massimo Mascolo, che spiega sui giornali come la struttura si fosse resa disponibile a ricevere pazienti negativizzati, non positivi al Covid-19: per accogliere questi ultimi sarebbero stati necessari giorni di lavori per isolare adeguatamente gli ambienti, procurarsi i dispositivi di protezione individuale, formare il personale… Insomma, ricevere malati contagiosi è impensabile nell’immediato, serve tempo. Ma il tempo non c’è, gli anziani della Primula vanno evacuati subito. Così il sindaco, il 9 aprile a mezzo pec, domanda a Fedriga e Riccardi (in copia il direttore dell’Asugi e i vertici della Ospizio Marino): “A questo punto, dove sta la verità?”. Quindi chiede “garanzie per queste persone, ospiti e operatori, e per le loro famiglie. Creare situazioni di promiscuità, come è successo ovunque, è una strada azzardata che va in tutti i modi evitata”.
Quanto agli impegni presi con l’assessore, il sindaco scrive: “Non voglio negare l’ospitalità nessuno, capisco che siamo in piena emergenza sanitaria, auspico che queste persone possano ricevere le migliori cure, ma voglio comprendere quale sia la ratio che ha prodotto la decisione di spostare un problema da Trieste a Grado. Vi invito pertanto a trovare delle alternative proprio per i principio di massima precauzione, al fine di non vanificare i risultati ottenuti dai sacrifici dei nostri cittadini”. E quindi è rimasto in attesa di un “cortese e sollecito riscontro”, che non è ancora arrivato. Mentre gli ex ospiti della Primula sono stati reindirizzati al Sanatorio Triestino, un’altra delle strutture della “galassia” Guarneri.
Ilfattoquotidiano.it ha cercato senza successo di contattare Riccardi e Fedriga. La versione dell’assessore, in ogni caso, si trova sul suo profilo twitter: il 9 aprile Riccardi ha sottolineato come l’azienda sanitaria avesse ritenuto idoneo l’Ospizio di Grado e come le parti in causa avessero in un primo tempo dato il loro assenso.
❌❌❌RICOSTRUIAMO LA VERITA’ SUL CASO SPOSTAMENTI PAZIENTI #COVID19 A #GRADO❌❌ ❌ E’ stata l’Azienda sanitaria ad individuare l’Ospizio marino di Grado, che aveva accettato. Il sindaco non aveva sollevato obiezioni. Io oggi ho attivato la ricerca di altre sedi alternative. pic.twitter.com/YHUzDA1pes
— Riccardo Riccardi (@Riccardi_FVG) April 9, 2020